Arsa è una ragazza molto scontrosa che vive in una casupola in mezzo a una riserva naturale di Stromboli. Ha scelto di vivere in maniera solitaria a contatto con la campagna e il mare. Spesso si aggira sulla spiaggia a raccattare ciò che la gente ha dimenticato o che il mare ha restituito. La sua mente vaga tra i ricordi della prima infanzia quando il padre le raccontava, per farla addormentare, storie di terribili mostri…
Masbedo è un duo artistico composto da Nicolò Massazza e Iacopo Bedogni. In Arsa, che è il nome della protagonista, i registi raccontano la storia di una ragazza che decide di isolarsi da tutto e da tutti. Concentrata a elaborare la perdita del padre, uno scultore poco talentuoso ma di grande immaginazione. Anche lei ha una vena artistica che dimostra trasformando semplici materiali raccattati sulla spiaggia. Costruisce la sua vita ai margini della vita, in una natura contaminata dagli uomini e che lei stessa cerca di ripulire liberandola da ogni sporcizia. Un racconto onirico costruito su spazi ristretti dove Arsa (Gala Zohar Martinucci) si muove come un animale selvatico in cerca di una tana dove rifugiarsi. Lei in effetti ora ne ha una di tana, che difenderà da ogni intruso. Il film si concentra sul rapporto tra l’uomo e la natura, tra cielo e mare, tra arte e inquinamento sociale. Un’ambientazione perfetta dove però la storia traballa in virtuosismi talvolta eccessivi. Un esercizio di stile vero e proprio, forse esageratamente ambizioso. Anche l’incontro scontro tra la ragazza e Andrea (Jacopo Olmo Antinori), sull’isola insieme ad altri due amici alle prime armi nel cinema, sembra troppo costruito. I Masbedo hanno forse troppo indugiato sulla sceneggiatura e ne hanno ridimensionato il lato creativo e immaginifico. La protagonista si presenta nella sua essenzialità per difendersi dal mondo esterno che la circonda e per confermare la propria scelta di vita. Il suo isolamento è voluto, non obbligato. Un film poetico pensato anche troppo e per questo che risulta artificioso e inutilmente didascalico. I lunghi tempi di osservazione da parte della ragazza non giovano alla narrazione e sembrano compromettere il significato profondo che i registi volevano trasmettere. In Arsa c’è una propria elaborazione del lutto da parte della giovane che non dimentica la figura paterna, complessa e fragile nello stesso tempo. Un padre che non rispecchia i canoni a cui siamo abituati ma che è quasi fiero della propria fragilità. Un padre che non ha bisogno di mostrare la propria autorità, ma piuttosto di insegnare il bello della creatività. La scoperta di una statua classica sul fondale del mare, un segreto non svelato e vissuto come esclusivo, non sono elementi sufficienti a rendere il plot decisamente coinvolgente. Il film era stato presentato in anteprima all’ultima edizione della Festa del Cinema di Roma.
data di pubblicazione:25/04/2025
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