(19a FESTA del CINEMA di ROMA 2024)
Marco (Gianmarco Franchini), un ventenne che vive con il padre e che ha perso la madre da poco ha una grave dipendenza dall’alcol e dalle droghe. Ragazzo molto sensibile, scrive poesie ma questa sua “soggezione” lo ha staccato da tutti. L’unico che gli sta ancora vicino è suo padre (Luca Zingaretti), che sembra abbastanza impotente di fronte a questo viaggio che appare senza ritorno.
Tratto dal libro La casa degli sguardi di Daniele Mencarelli, Luca Zingaretti si mette alla prova per la prima volta nella doppia veste di autore e regista. Lo fa in punta di piedi, senza strafare, perché ci pensa l’interpretazione di Franchini a rendere questa prima opera un bell’esordio. È quasi un one man show il suo, del cui talento si erano già visti i primi risultati in Adagio di Stefano Sollima.
Viene perlustrato il dolore non come un risultato, ma come una fase fondamentale verso la riscoperta della felicità e/o della gioia. Il tutto attraverso le cose semplici, soprattutto il lavoro e la sua dignità, anche se quando a Marco viene offerto un lavoro nella cooperativa di pulizie dell’ospedale Bambino Gesù lo accetta ma, perso nell’alcol e nelle droghe, all’inizio non ne riesce a cogliere l’importanza. La poesia inoltre, arte di cui è portatore sano Marco, rende il tutto ancora più commovente.
Superba anche la prova del suo capo, impersonato da Federico Tocci, simbolo di questa semplicità, oltre che portatore sano di umanità, che è ciò che ci vuole in scenari come questi.
In questo contesto, il rapporto tra Marco e suo padre diventa toccante, e il tema del rapporto tra genitori e figli diventa la sottile linea rossa che attraversa tutto il film.
data di pubblicazione:25/10/2024
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