THE SURVIVAL OF KINDNESS di Rolf de Heer – BERLINALE 2023

THE SURVIVAL OF KINDNESS di Rolf de Heer – BERLINALE 2023

(73 INTERNATIONALE FILMFESTSPIELE – Berlino, 16 – 26 Febbraio 2023)

Una donna nera rinchiusa in una gabbia viene lasciata morire in mezzo al deserto. La zona sembra essere infestata da qualcosa di epidemico e coloro che detengono ora il potere finiscono di annientare crudelmente gli indigeni sopravvissuti. La donna, oramai stremata, riesce però a liberarsi e a intraprendere un viaggio ai confini della realtà. Incontrerà gli orrori di questo mondo e la brutalità dei suoi aguzzini, ma lei riuscirà comunque a cavarsela. Tutto ciò è vero o solo pura immaginazione?

  

Rolf de Heer è un regista, sceneggiatore e produttore cinematografico olandese naturalizzato australiano. Nel 1993 il suo film Bad Boy Bubby ottenne il gran premio della giuria alla Mostra del Cinema di Venezia e nel 2006 con 10 Canoe fu premiato al Festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard. The Survival of Kindness viene presentato in concorso in questa edizione della Berlinale. Il suo film, il cui titolo in italiano sarebbe “la sopravvivenza della gentilezza”, potrebbe apparire senza senso, ma invece è adatto per indicare un dramma allegorico ambientato nel nulla, in un deserto disseminato di ossa dove i pochi ancora in vita devono sottostare alla spietata violenza di una ristretta classe al potere. I personaggi non parlano, emettono solo rare espressioni incomprensibili che non consentono loro di comunicare. Quando la donna, abbandonata a morire in mezzo al deserto, riesce a liberarsi, non è chiaro se ci troviamo di fronte ad una situazione in contrasto con la realtà del presente, in un futuro distopico oppure in una costruzione simbolica. Il film si basa sulla metafora e gioca sul contrasto tra il reale e il fantastico, raggiungendo in alcuni momenti una dimensione surreale, quasi allucinatoria. Già dalla prima scena introduttiva ci troviamo di fronte ad un quadro apocalittico con figure armate, causa di aberranti atrocità verso vittime inermi. Quel che più lascia lo spettatore disorientato è lo scoprire che tutto ciò non è altro che una torta che sta per essere tagliata e divorata da veri personaggi, irriconoscibili perché indossano tutti maschere protettive antigas. Il ruolo della protagonista è affidato a Mwajemi Hussein, nata nel Congo e poi rifugiata con la sua famiglia in Tanzania ed ora in Australia, dopo aver ottenuto asilo politico. Lei, che mai aveva messo piede dentro un cinema, mai avrebbe immaginato di diventare la figura principale di un film diretto da un regista famoso come Rolf de Heer. Ci si chiede come lei stessa possa rimanere imperturbabile di fronte a scene di inimmaginabile brutalità. Si tratta di una presa di coscienza che nulla potrà essere fatto di fronte alla persecuzione e alla discriminazione, di cui sono ancora oggi vittime i neri, oppure una visione più ottimistica della vita, dove lo spirito buono è tutto quello che non si può ingabbiare ed è destinato comunque a sopravvivere ad ogni costo?

data di pubblicazione:18/02/2023








LAGGIU’ QUALCUNO MI AMA di Mario Martone – BERLINALE 2023

LAGGIU’ QUALCUNO MI AMA di Mario Martone – BERLINALE 2023

(73 INTERNATIONALE FILMFESTSPIELE – Berlino, 16 – 26 Febbraio 2023)

Nel giugno del 1994 moriva prematuramente Massimo Troisi, poche ore dopo la fine delle ultime riprese de Il postino, film per il quale avrebbe ricevuto una candidatura postuma al premio Oscar come miglior attore. A questo indimenticabile regista, sceneggiatore e comico napoletano, che proprio in questi giorni avrebbe compiuto settanta anni, Mario Martone dedica un intero documentario in cui si ripercorre la sua storia attraverso la visione di inediti nonché di interventi di amici e colleghi che lo hanno sempre ammirato e amato.

 

Sembrerebbe forse inopportuno, o quanto meno strano, presentare oggi alla Berlinale e alla stampa internazionale un documentario che si ripropone di ricordare la carriera cinematografica di un attore che ha reso famose le peculiarità di una comicità tutta partenopea. Ma non è così. Troisi è e deve essere considerato uno dei maggiori interpreti nella storia del teatro e del cinema, italiano e internazionale. Come ci si può dimenticare infatti del film Ricomincio da tre? Così si decretò il suo successo, come attore e come regista esordiente, proprio per il fatto che lì veniva fuori palesemente il suo umorismo, semplice e schietto ma anche talvolta amaro, che avrebbe poi caratterizzato tutta la sua carriera. Il tributo di Martone, coadiuvato in questa sorprendente impresa da Anna Pavignano che è stata compagna e da sempre stretta collaboratrice di Troisi, risulta utile non solo per quella generazione che a partire dagli anni ottanta ha potuto gustare quel tipo di cinema, ma anche per i giovani che sanno poco di quel mondo, non essendo stati in contatto con la realtà di quel tempo. Il riportare sul grande schermo frammenti di scene, che molti ricordano a memoria, risulta funzionale a far capire meglio Troisi e i processi mentali che avevano fatto nascere le sue opere. Era il suo modo proprio di essere che si esprimeva con una gestualità goffa e un modo di dialogare timido e impacciato proprio di fronte all’amore e alle donne, temi sempre presenti nei suoi film. Come lui stesso sosteneva: “il tormento peggiore per l’uomo è l’amore perché, nonostante gli sforzi e le buone intenzioni, risulta sempre irraggiungibile”. Interessante l’intervento di Paolo Sorrentino in cui spiega con estrema chiarezza come sia stato da sempre influenzato da Troisi dal quale spesso ha tratto ispirazione per creare il carattere dei propri personaggi. Obiettivo quindi di Martone è di riportare alla ribalta un attore con il quale lui stesso riesce ancora a dialogare e a rinnovare quel rapporto di vera amicizia che esisteva tra di loro. Troisi è stato un grande e come Eduardo e lo stesso Totò è riuscito a creare un proprio stile espressivo che lo caratterizzava sia nei ruoli esclusivamente comici come in quelli più profondi. Il film è stato presentato nella Sezione Berlinale Special alla presenza di un folto pubblico che non si è risparmiato in una standing ovation a fine proiezione. In distribuzione nella sale italiane a partire dal 23 febbraio.

data di pubblicazione:17/02/2023








SHE CAME TO ME di Rebecca Miller – BERLINALE 2023

SHE CAME TO ME di Rebecca Miller – BERLINALE 2023

(73 INTERNATIONALE FILMFESTSPIELE – Berlino, 16 – 26 Febbraio 2023)

Steven è un compositore che da un po’ di tempo non compone più, ha frequenti attacchi di panico ed è in piena crisi creativa. La moglie Patricia, psicoterapista, attraversa uno smarrimento esistenziale e, nonostante un figlio diciottenne, sperimenta una tardiva vocazione religiosa e desidera diventare suora. Per caso compare Katrina, donna eccentrica che vive e lavora su una chiatta nel porto di New York. Sarà proprio lei che involontariamente metterà a posto i diversi tasselli di un puzzle quanto mai irrisolvibile e che poi si comporrà nel più semplice dei modi.

Rebecca Miller, figlia del noto drammaturgo Arthur Miller, inaugura con She Came to Me questa 73esima edizione della Berlinale. Gli organizzatori di questa kermesse cinematografica non a caso hanno scelto una commedia per mettere in moto questo Festival, tra i più importanti a livello internazionale. La tradizione infatti vuole che a Berlino si inizi con un film leggero, forse a voler preparare la stampa ad affrontare l’arduo lavoro che le spetterà nei prossimi giorni con un programma quanto mai impegnativo in tutti i sensi. La Miller, con questo suo ultimo film, affronta il tema dell’amore in tutte le sue sfaccettature, da quello adolescenziale, tra due giovani pronti a giurarsi reciprocamente eterna fedeltà, a quello più maturo tra un uomo e una donna, oramai stanchi di doversi confrontare con il mondo che li circonda e, impresa tanto più faticosa, con se stessi. La sceneggiatura, curata dalla stessa regista, è ben strutturata ma, nel tentativo di voler risultare a tutti i costi anticonformista, ricade purtroppo in una inaspettata banalità. Sullo sfondo di una New York appena abbozzata, sia pur non esente dalle palesi contraddizioni che la caratterizzano, si muovono i vari personaggi che, con i loro diversi substrati sociali, si trovano a dividere e a condividere situazioni possibili, ma quanto mai improbabili. Le difformità fisiche e culturali dei protagonisti non sembrano aver peso nell’articolato contesto, che vuole proprio dimostrare come in amore tutte le combinazioni, anche le più apparentemente bizzarre, possano essere funzionali al raggiungimento della felicità. Il film riesce a riscattarsi grazie alla bravura del cast tra cui spicca Peter Dinklage nella parte del compositore Steven Lauddem e Anne Hathaway nella parte della moglie Patricia, terapista con diverse sindromi ossessive al limite della schizofrenia. La Hathaway, premio Oscar per la sua interpretazione nel film Les Misérables, in Italia è divenuta famosa per aver lavorato accanto a Meryl Streep ne Il diavolo veste Prada, diretto nel 2006 da David Frankel. She Came to Me è un film sottile, di poche pretese, che riesce comunque ad intrattenere senza dimostrare, a tutti i costi, di possedere quel quid che in realtà non ha. Presentato fuori concorso nella Sezione Berlinale Special.

data di pubblicazione:16/02/2023








THE SON di Florian Zeller, 2023

THE SON di Florian Zeller, 2023

Nicholas, appena diciassettenne, a due anni dal divorzio dei genitori sembra ancora non abituarsi all’idea. Caduto in una forma acuta di depressione, manifesta il proprio disagio rifiutando qualsiasi contatto con la vita sociale, sia in ambito scolastico sia nei confronti dei genitori, sempre più preoccupati della sua salute mentale. Intanto il padre ha costruito per sé una nuova famiglia e da avvocato di successo sta per entrare in politica, a fianco di un senatore in lizza per le primarie…

 

Florian Zeller, drammaturgo francese, dopo il successo internazionale ottenuto con il film The Father (nel 2021 due premi Oscar: a Anthony Hopkins come migliore attore protagonista e allo stesso regista per la migliore sceneggiatura non originale) ritorna con The Son ad affrontare i temi, a lui cari, dei disturbi mentali e dei rapporti all’interno della famiglia. Nel primo film, anch’esso tratto da una pièce teatrale dello stesso Zeller, si affrontava il legame problematico tra un padre, affetto da Alzheimer, e sua figlia. In questo ultimo lavoro, invece, il regista affronta un problema inverso: un figlio che, nonostante i vari tentativi, non riesce più a riconoscere i genitori e ad accettare che la vita possa andare avanti anche dopo la loro separazione. La sua mente rifugge da questa idea e non riesce più a concepire di vivere come una persona “normale”, in un contesto del tutto normale. Vani gli sforzi da parte del padre di affrontare un dialogo costruttivo e di comportarsi come un buon genitore, attento ai problemi del figlio, esattamente l’opposto di quello che aveva fatto suo padre, disinteressandosi totalmente di lui. Ecco che ancora una volta il regista si sente emotivamente coinvolto nel rappresentare tutti gli elementi di un dramma familiare oltre che individuale. Ottima l’interpretazione dei due protagonisti: Hugh Jackman nella parte di Peter, il padre del ragazzo, e il premio Oscar Laura Dern nella parte della madre Kate, attrice californiana poliedrica che ha lavorato con i registi più famosi di Hollywood, tra questi David Lynch, Clint Eastwood, Robert Altman e Steven Spielberg. Assolutamente di tutto rispetto anche l’interpretazione dell’esordiente Zen McGrath, nel ruolo di Nicholas, giovanissimo attore australiano che sa bene interpretare il non facile personaggio dell’adolescente depresso al quale oramai tutto sfugge di mano. Il regista, nel curare anche la sceneggiatura, è stato attento a mostrare in termini asciutti le dinamiche, spesso incontrollabili, all’interno della famiglia, anche nei casi in cui tutto sembra andare avanti nel migliore dei modi. Qui l’amore genitoriale non risulta più sufficiente a colmare il baratro del disagio mentale del giovane Nicholas. Il film, presentato in concorso nell’ultima edizione del Festival di Venezia, è stato accolto benevolmente dalla critica internazionale.

data di pubblicazione:09/02/2023


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BABYLON di Damien Chazelle, 2023

BABYLON di Damien Chazelle, 2023

Hollywood alla fine degli anni ’20 è già la capitale mondiale dell’industria cinematografica. L’età d’oro del cinema, la settima arte come viene definito, sta per iniziare con la nascita del sonoro. I divi del muto spesso sono costretti a capitolare perché ora inadatti a recitare. Coloro che erano ritenuti delle vere e proprie star non sono altro che fugaci comete che brillano nel cielo per poco tempo per spegnersi poi rapidamente nel buio totale e nell’oblio.

 

 

Damien Chazelle, regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense, ha raggiunto la notorietà mondiale per aver diretto nel 2016 La La Land, pellicola musicale che si è aggiudicata due Golden Globe, un British Academy Film Awards e l’Oscar al miglior regista, il più giovane nella storia a vincere la statuetta. Babylon è supportato da un budget colossale non solo per far fronte al cast, ma soprattutto per l’impiego di centinaia di mezzi e comparse con una sequenza di scene che si susseguono senza soluzione di continuità per le tre ore di proiezione. La trama è ridondante per la presenza di diversi intrecci in cui i vari protagonisti saltano da un set all’altro, una ammucchiata di situazioni incredibilmente sensazionali non esenti da scene al limite del pornografico e dell’horror. Il film seppur così lungo non annoia ma ci coinvolge emotivamente, e ci fa avvicinare al mondo della Hollywood di quegli anni quando, tra gli addetti ai lavori, tutto era concesso pur di fare emergere un divo piuttosto che un altro, in una sorta di lotta senza esclusione di colpi pur di ottenere una parte in un film e raggiungere così celebrità e ricchezza. Il quadro che ne emerge è molto significativo: vite e relative carriere bruciate sul nascere proprio in quella fase rivoluzionaria del cinema quando dal muto si passò quasi per caso al sonoro. Tra i principali personaggi abbiamo l’immigrato messicano Manuel (Diego Calva) disposto a tutto pur di entrare nel perverso meccanismo come produttore esecutivo; Nellie LaRoy (Margot Robbie) sfacciata e ambiziosa, divenuta subito una star per poi sparire nel nulla, tra droga e gangster; Jack Conrad (Brad Pitt) divo indiscusso del muto, celebre per poi essere stato completamente dimenticato; Sidney Palmer (Jovan Adepo) trombettista jazz negro al centro di una inaspettata popolarità. Attorno a loro, decine di altri personaggi che si alternano con un ritmo incalzante che non lascia tregua. Una babilonia che può interessare in maniera strepitosa o che può infastidire. Premiato Justin Hurwitz al Golden Globe per la miglior colonna sonora originale, il film ha ottenuto tre nomination agli Oscar oltre che per la miglior colonna sonora, anche per la miglior scenografia e migliori costumi. Una regia molto impegnativa quella di Chazelle che tuttavia ha lasciato perplessi molti critici che hanno ritenuto il film troppo confusionario e discontinuo, ma che non negano la grandiosità delle scene e la bravura degli attori.

data di pubblicazione:03/02/2023


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