da Rossano Giuppa | Set 3, 2023
(80. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia)
Alle Giornate degli Autori 2023 in concorso il 2 settembre il film Backstage scritto da Afef Ben Mahmoud e da lei diretto insieme a Khalil Benkirane. Una pellicola che racconta gli ultimi due giorni della tournée di una compagnia di danza contemporanea marocchina, entrando nel backstage delle relazioni interpersonali dei danzatori e della regista, anche a causa di una serie di imprevisti che porta tutti i personaggi ad un incontro-scontro durante la notte nella fitta e pericolosa boscaglia dell’Atlante, con la sola luce della luna.
La compagnia di danza Senza Frontiere sta concludendo la tournée in Marocco. Nel penultimo spettacolo una componente è ferita per colpa del suo compagno, nella vita e sulla scena. Si trovano in una città situata sulla catena montuosa dell’Atlante ma devono muoversi con urgenza perché saranno in scena la sera successiva in un’altra città. Nella speranza di salvare l’ultimo spettacolo, il gruppo parte immediatamente per rintracciare l’unico medico disponibile nella zona e curare la danzatrice infortunata. Durante il viaggio, per evitare una scimmia, l’autobus sbanda e si ferma miracolosamente sul ciglio della strada. Priva di una ruota di scorta, la troupe è bloccata nella foresta. Fuori, la luna piena illumina un paesaggio maestoso e inquietante. Ha così inizio una specie di road movie: invece di aspettare il ritorno dell’autista, l’intera compagnia decide di inoltrarsi nella foresta per raggiungere il villaggio.
I personaggi si troveranno immersi in uno scenario totalmente sconosciuto. Vivranno un backstage inusuale dove saranno costretti a svestire i panni di scena e mostrarsi finalmente per quello che sono, senza nessun filtro. Avranno a che fare con situazioni molto particolari che riveleranno tutta la loro vera natura ed il vero volto.
Nel cast ci sono Sondos Belhassen, Afef Ben Mahmoud, Saleh Bakri ed il danzatore e coreografo Sidi Larbi Cherkaou. Il film è prodotto da Lycia Productions e Mésanges Films.
data di pubblicazione:03/09/2023
da Rossano Giuppa | Set 2, 2023
(80. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia)
Ci sono film che si amano dal primo fotogramma perché toccano il cuore. Ha entusiasmato Venezia ed ha scatenato ovazioni Poor Things, (“Povere Creature!”) film diretto da Yorgos Lanthimos, presentato il 1 settembre in anteprima mondiale in concorso all’80esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica e dal 25 gennaio prossimo nelle sale italiane. Il film è tratto dal romanzo omonimo di Alasdair Gray e racconta la storia di Bella Baxter (Emma Stone), una sorta di Frankenstein al femminile, riportata in vita da uno scienziato (Willem Dafoe). Desiderosa di imparare tutto, libera dai pregiudizi, aperta a nuove esperienze e scoperte, anche della sessualità. Una sorta di romanzo di formazione di un’eroina moderna, tra fantascienza, atmosfere gotiche e umorismo.
La pellicola è totalmente incentrata sul punto di vista di Bella e sulla sua libertà e purezza di pensiero. Il film ha un’estetica unica, una esplorazione personale della protagonista, come ha affermato lo stesso regista, attraverso anche la creazione di un suo universo, un mondo che lei potesse abitare, adattato al suo punto di vista e ai suoi occhi, costruito in studio con elementi non realistici o meglio attraverso la sua rivisitazione del reale.
La storia è straordinariamente attuale, rivisitazione femminile del tema classico della creatura di Frankenstein attraverso la fantastica evoluzione di Bella Baxter (Stone), una giovane donna riportata in vita dopo un tentato suicido dal geniale e poco ortodosso scienziato Dr. Godwin Baxter (Willem Dafoe) che le impianta il cervello del feto che ha in grembo ma che non può più portare avanti. Sotto la protezione di Baxter, Bella, nonostante l’aspetto fisico, per alcuni aspetti è una neonata che sta crescendo in fretta ed è desiderosa di imparare. Ha difficoltà come tutti i bimbi a deambulare e ad esprimersi ma non ha pregiudizi e convenzioni, è assolutamente pura e immediata anche nei suoi primi approcci sessuali. Affamata della mondanità che le manca, Bella fugge con Duncan Wedderburn (Mark Ruffalo), un abile e dissoluto avvocato, in una travolgente avventura attraverso i continenti. Libera dai pregiudizi del suo tempo, Bella è sempre più decisa nel suo proposito di difendere l’uguaglianza e l’emancipazione. Conosce il mondo e apprende velocemente applicando il suo metro di giudizio. Parla di libertà, della posizione della donna e dell’uomo nella società, delle relazioni tra uomini e donne. Il suo approccio è meravigliosamente spiazzante, moderno, diretto così come il film nel suo complesso. Atmosfere, fotografia, dialoghi, costumi, make up, interpretazioni in uno scenario fantasmagorico, pieno di citazioni e di idee dove la luce curata dal genio di Robbie Ryan mescola il bianco e nero del cinema muto anni ‘30 e le poco naturali palette cromatiche Impossibile trovare un difetto: solo emozioni.
data di pubblicazione:02/09/2023
da Rossano Giuppa | Set 1, 2023
(80. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia)
“Ovunque ci sia un infelice, Dio invia un cane”. Luc Besson commuove e sorprende con il suo Dogman, presentato il 31 agosto in concorso alla 80ma Mostra del Cinema di Venezia, lungometraggio girato in lingua inglese che racconta la storia di Douglas (lo straordinario Caleb Landry Jones), un ragazzo con un profondo amore per i cani, unica nota felice di un’adolescenza di violenza e abusi.
Una strana figura viene fermata in mezzo alla strada dalla polizia. È al volante di un camion. Si intuisce che abbia un trucco sbavato sul volto ferito, una parrucca bionda ed un’improbabile vestito a la Marilyn. Si accascia sul volante. La polizia apre il camion che è carico di cani randagi: “se non fate del male a me, non faranno del male a voi”, urla, viene arrestato.
Evelyn (Jojo T Gibbs) è la poliziotta psichiatra che lo interroga e che apprende la sua terribile storia. Douglas ha vissuto con il padre allevatore di cani da combattimento, violento e fanatico religioso insieme alla moglie spesso malmenata ed indifesa ed all’altro fratello più grande sempre schierato dalla parte del padre. Per aver dato da mangiare di nascosto ai cani affamati viene chiuso nella gabbia dei cani dal padre. Douglas cresce in quella gabbia in condizioni disumane con l’unica via di fuga rappresentata dalle riviste lasciategli dalla madre a sua volta fuggita da quell’inferno. Un giorno il padre gli spara, facendogli saltare un dito e provocandogli accidentalmente una lesione alla spina dorsale che costringerà il ragazzo ad una sedia a rotelle. Uno dei cani lo salva, attirando l’attenzione della polizia. Inizia così la nuova vita da orfano, la mancata integrazione, l’amore non corrisposto, la passione per Shakespeare, l’esistenza simbiotica con le decine di cani, i suoi figlioli, fedeli e coerenti. Il trauma vissuto, di cui porterà addosso le conseguenze per tutta la vita, rendono Douglas un giovane uomo che vive circondato solo dall’amore dei suoi cani, che lo proteggono e lo comprendono. Nel viaggio tormentato intrapreso per guarire dai traumi infantili e dalle ferite fisiche, Douglas cerca di trovare la propria strada, anche se ciò significa infrangere le regole sociali. La riconciliazione lo attende dopo sofferenze infinite.
La favola nera sospesa nel tempo di Besson ha emozionato, fatto piangere e sorridere ma soprattutto ha colpito al cuore.
Il protagonista, interpretato da Caleb Landry Jones che ha gli occhi celesti e l’accento texano, ha una dolcezza infinita ma anche un destino crudele. Il trauma vissuto, di cui Douglas porterà addosso le conseguenze per tutta la vita, lo porta a sviluppare un attaccamento viscerale verso i soli esseri nei quali trovato serenità e salvezza.
Una favola speciale, agrodolce e malinconica, carica di suggestioni e di citazioni, delicata come lo splendido protagonista, così puro ma anche così determinato. Finora, l’applauso più sentito e scrosciante del Festival.
data di pubblicazione:07/09/2023
da Rossano Giuppa | Ago 31, 2023
(80. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia)
Comandante di Edoardo De Angelis, protagonista Pierfrancesco Favino, è il film d’apertura (in concorso) del Festival di Venezia 2023, presentato in anteprima stampa al Lido il 30 agosto. La sceneggiatura, scritta da Sandro Veronesi e dallo stesso regista, racconta la storia vera di Salvatore Todaro, comandante del sommergibile Comandante Cappellini durante la seconda guerra mondiale.
Siciliano di nascita ma sempre vissuto a Chioggia dove s’innamora perdutamente del mare, Salvatore Todaro segue con successo la carriera militare. Capitano della Regia Marina, durante un’esercitazione un incidente gli procura la lesione della colonna vertebrale, evento che gli avrebbe consentito di poter godere di un congedo illimitato e di ricevere una pensione d’invalidità. Todaro invece preferisce restare nella Marina ricorrendo a un busto rigido per il resto della vita. Un mese dopo l’entrata in guerra dell’Italia, nel luglio 1940 Todaro diventa comandante del nuovissimo sommergibile Comandante Cappellini. In missione affonda a largo dell’Atlantico un piroscafo mercantile belga, il Kabalo, che aveva aperto il fuoco su di loro. Todaro decide, contro il parere dei superiori, di salvare i 26 naufraghi belgi, condannati a morte certa alla deriva su una zattera a centinaia di miglia dalla costa, anche se per far ciò dovrà navigare in emersione per tre giorni, rendendosi visibile alle forze nemiche e mettendo a repentaglio la propria vita e quella dei suoi uomini. In quei tre giorni, il sottomarino si trasformerà in un luogo di incontro tra sconosciuti, anche molto diversi tra loro, ma più simili di quanto non pensassero.
Vero e proprio kolossal diretto dal visionario regista Edoardo De Angelis all’ennesima prova del nove, per un film girato lontano dalla sua Campania e in uno spazio angusto quale quello che può offrire un sottomarino da guerra, in cui si vive a ridosso, in cui è necessaria gerarchia e condivisione, scegliendo peraltro la babele di accenti e dialetti dei vari protagonisti, per rendere il legame con la terra di nascita ancora più viscerale.
Prodotto da Indigo Film e O’Groove con RAI Cinema, Tramp LTD, VGroove e Wise Pictures il film si avvale della splendida interpretazione di Pierfrancesco Favino, nel complesso personaggio di Todaro, eroe e patriota, ma anche santone e profeta. Il comandante belga, dopo la guerra, dirà che, quando chiese a Todaro il perché di un gesto che lui non avrebbe fatto, la sua risposta fu: “siamo italiani. Lo facciamo da 2000 anni e continueremo a farlo”.
Estremamente toccante la forza del film nel raccontare la capacità di correre in soccorso degli altri, in un mondo quale quello del mare, in cui vige in primis il rispetto di regole e persone. La parabola della guerra in cui si combattono i mezzi ma non gli uomini, è un chiaro messaggio verso il rispetto dei migranti che nel Mediterraneo è stato fatto proprio principalmente dagli italiani, ora come allora, secondo di una vicenda reale che racconta come esistano leggi eterne che non vanno infrante mai e che si concretizza proprio in un cessate il fuoco che salva dignità e coscienze.
data di pubblicazione:31/08/2023
da Rossano Giuppa | Mag 20, 2023
(Teatro Argentina – Roma, 16 /21 maggio 2023)
Approda al Teatro Argentina dal 16 al 21 maggio 2023 lo spettacolo di Claudio Tolcachir Edificio 3 Storia di un intento assurdo che, dopo Il caso della famiglia Coleman ed Emilia (Premio UBU 2017 prodotto dallo stesso Teatro di Roma), torna a dirigere una produzione in lingua italiana, un testo surreale e grottesco che racconta la complessità delle relazioni interpersonali.
Protagonista della nouvelle vague argentina e fondatore di Timbre4 a Buenos Aires, Claudio Tolcachir racconta, in Edificio 3, le vicende di cinque personaggi, allocati in uno spazio indefinito e sovrapposto che esplicitano il profondo baratro esistente tra l’io più intimo e il personaggio pubblico con cui ci si rappresenta all’esterno (foto di Masiar Pasquali).
In un vecchio ufficio vivono gli impiegati Monica, impicciona e chiacchierona, Sandra, single non più giovane che sta cercando di restare incinta ed Héctor, uomo maturo, soffocato dalla madre. In un gioco di sovrapposizioni di spazio e tempo, l’ufficio è ora la casa dei fidanzati Manuel e Sofia, ora un bar, ora uno studio medico. Tra amori, tradimenti, desideri, frustrazioni e sogni, ognuno alla fine rimane nel proprio alveo distante e impossibilitato ad andare oltre.
Rappresentato per la prima volta a Buenos Aires nel 2008, lo spettacolo risulta ancora più attuale oggi dopo che la pandemia ha scavato solchi profondi nel tessuto sociale e nelle relazioni. In quel posto non posto infatti tutto sembra abbandonato: l’ascensore è rotto, la macchinetta del caffè anche, il lavoro langue, l’ufficio del personale è stato trasferito altrove e non registra le presenze degli impiegati…
Le loro storie personali si intrecciano con momenti di commozione e di pura comicità: le vicende di Sandra, (Giorgia Senesi), donna single non più giovane, che sta cercando di avere un figlio, di Ettore (Rosario Lisma), che solo dopo la morte della madre si vuole aprire ad avventure erotiche e della confusionaria, invadente, affettuosa Monica (Valentina Picello), che conosce i segreti di tutti, fruga nei cassetti e si insinua nelle vite altrui, si incastonano nell’amore combattuto tra Manuel (Emanuele Turetta), inquieto cerca sfogo al di fuori della coppia e la più equilibrata Sofia (Stella Piccioni).
Amori, desideri, ambizioni, frustrazioni, ma anche sogni: Tolcachir racconta la complessità delle relazioni interpersonali e l’infinita distanza che ci separa dal nostro prossimo.
Scritta con grande verità, la commedia è molto divertente, e dipinge personaggi commoventi e comici. Un plauso a tutti gli attori, bravissimi ed una menzione speciale all’autore e regista per la sua straordinaria capacità di mettere ognuno di fronte allo specchio dei propri sentimenti.
data di pubblicazione:20/05/2023
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