TOILET, una storia scritta, diretta e interpretata da Gabriele Pignotta

TOILET, una storia scritta, diretta e interpretata da Gabriele Pignotta

aiuto regia Julie Ciccarelli, supervisione artistica di Cristiana Vaccaro, musiche originali di Stefano Switala, scene Tiziana Liberotti. Produzione Artisti Associati

(Teatro Manzoni – Roma, 6/10 giugno 2024)

One man show da un’idea piccola ma enormemente valorizzata da un bagaglio teatrale pieno di sorprese e di eccellenti trovate. Un bagno in cui il protagonista è accidentalmente rinchiuso diventa la cartina di tornasole per la revisione della propria vita. Ma poco filosofia e molta pratica nel desiderio di sopravvivenza personale. Un gioco crudele in cui Pignotta spende bene le proprie innumerevoli carte. Con levità e mestiere

Nella funzionale scenografia di una toilette che più facilmente definiresti un cesso coagulano gli umori sulfurei del protagonista che clamorosamente manca l’appuntamento di lavoro top del proprio percorso professionale, constata l’inefficienza della burocrazia (nel caso specifico dei Carabinieri). Ha il torto di trovarsi solo e depresso in un luogo che non ha scelto e che nella descrizione diventa un desolato e triste non luogo. La porta che non si apre è lo sbarramento all’ambizione, alla voglia di costruire qualcosa di importante in capo a 47 anni di vita. La disperazione fa formulare pensieri all’ultima spiaggia (una proposta di matrimonio, una reunion con i genitori). Il caso può diventare anche di successo se è richiesta una denuncia di scomparsa che può alimentare la curiosità e le offerte di denaro delle trasmissioni televisive che si occupano dei ritrovamenti. Il marchio della piece è talmente di funzionale successo che la collocazione a fine stagione non è penalizzante perché dal teatro si passa al cinema con più ricchezza di budget e di personaggi. La claustrofobia rimanda all’aristotelica unità di azione, di luogo e di tempo. E Pignotta, che si lamenta con gli spettatori alla fine perché non gli hanno voluto aprire la porta che avrebbe risolto lo spettacolo, ritornerà in ben altra posizione nel cartello del Manzoni stagione 2024-2025.

data di pubblicazione:10/06/2024


Il nostro voto:

RIUNIONE DI CONDOMINIO, adattamento di Francesca Sacchetti e Maurizio Di Carmine

RIUNIONE DI CONDOMINIO, adattamento di Francesca Sacchetti e Maurizio Di Carmine

regia di Maurizio Di Carmine, con Igino Angelici, Beatrice Cito Filomarino, Giulio Maria Cosmelli, Sophie De Merode, Michela Morganti, Cinzia Novallet, Francesca Sacchetti, Giovanni Sacchetti, Maria Adelaide Salvidio, Andrea Terribili, disegno luci di Paolo Macioci, scenografia Tuttinscena, organizzazione Laura Donati.

(Teatro De’ Servi – Roma, 3/4 giugno 2024)

Una commedia con un innesco facile ma funzionale per lo sviluppo farsesco. La riunione di condominio è capace di scatenare alcuni dei peggiori istinti del genere umano. Prevalenza femminile nella compagnia. Ma non è una novità.

Un’assemblea di condominio che, senza volerlo, allude a Godot. Perché i temi dell’ordine del giorno non vengono mai trattati. I condomini sono caratterizzati ed estremizzati nelle loro manie e preferenze. L’argomento dell’ascensore è un tormentone da filo rosso ma naturalmente ci si accapiglia e non si trova la quadra su nessun argomento. Quando la riunione si scioglie nessun problema reale è stato risolto. Vi ricorda qualcosa? Tra tante tipizzazioni spicca quella dell’eccentrica e visibilissima russa pronto a contestare ogni aspetto della degenerata società occidentale (e con qualche lume di ragione peraltro). Apprezzabile lavoro di intarsio perché non è facile predisporre battute e empatia recitativa quando in scena ci sono dieci attori con professionalità diverse. Dunque cocktail riuscito evitando la mayonese impazzita. Quando si scoprono gli altarini l’indice è puntato sull’idraulico rozzo ma intraprendente che deve confessare alla moglie una vasta quantità di amanti all’interno del palazzo, con l’appartamento al primo piano sfruttato per la bisogna. Sala piena e generosamente entusiasta per un’opera di fine stagione ma non a qualità di saldo. Bravo il regista a contenere lo sviluppo nell’arco di settanta minuti effettivi. Il teatro leggero ribadisce ancora una volta la sua profonda volontà di trovare uno spazio in una sala che ha questa etichetta nel repertorio.

data di pubblicazione:04/06/2024


Il nostro voto:

NOI GIUDA, scritto e diretto da Angelo Longoni

NOI GIUDA, scritto e diretto da Angelo Longoni

con Massimo Ghini. Produttore esecutivo Enzo Gentile

(Teatro Il Parioli – Roma, 15/26 maggio 2024)

Una rivisitazione di un personaggio storico più che religioso. Graffiante, stimolante, creativa. Ghini regge brillantemente la scena per un’ora e mezzo validamente assistito da un corredo video iconico che vale il prezzo da solo del biglietto. Storia, cinema e teatro per l’obiettivo finale di trovarci così simili a Giuda.

Riscoperta in otto passaggi del presunto “grande traditore”. Ma sarà andata poi così? Rileggendo i Vangeli e la cronaca dell’epoca c’è da dubitare che Giuda abbia venduto Gesù per soli trenta denari. Da ritoccare una patina di ruggine stesa sul personaggio grazie a frettolose etichettature. Sapevate che esistono i Vangeli di Giuda e che il Barabba collocato in crudele alternativa al Salvatore aveva la funzione di Messia alternativo, come uomo di battaglia rispetto all’uomo d’amore? Ghini va a frugare nei nostri pregiudizi assistito da un testo potente che però non rinuncia all’aspetto mondano, liberandosi dei vestiti, indossando uno smoking di gala per far intuire che è un’operazione di modernità quella a cui si accinge. Il suo solo assistente centellina solo qualche battuta oltre a rifornirlo di acqua e a beccarsi qualche lamentela. La riscoperta di Giuda è laica ma si butta nel profondo della religione, fatta di mistero e di credenze per fatti molto lontani nel tempo. Ma la cornice storica è impeccabile e non opinabile. Giuda si batte per un auto riabilitazione attraverso Ghini che semina il dubbio ricorrente: siamo poi così diversi da Giuda nella nostra mancanza di coraggio nelle scelte di tutti i giorni? Se il teatro è contraddizione Giuda è la perfetta epitome del conflitto. E a fine spettacolo, ovviamente, si merita qualche accusa in meno e qualche simpatia in più, pur non ricorrendo a facili strumenti di riabilitazione se non quelli fondati sulla storia e su un legittimo dubbio.

data di pubblicazione:20/05/2024


Il nostro voto:

UN FINALE DA SOGNO, commedia onirica in un atto

UN FINALE DA SOGNO, commedia onirica in un atto

con testo e regia di Maria Paola Conrado con Martina Scaringella, Paola Narilli, Giacomo Ricci Caterina Camerini, Vincenzo Ferrari, Alessandra Luzzi, Marina Spagoni, Elvira Pallotta, Vincenza Toce, Alessandra Giudice, Roberta Baietti, Anna Virgilio Simoni, Simona Porcu, Elisa Cimino. Luci Diego Caterino. Produzione: La Compagnia dei Pasticceri

(Teatro Sette -Roma, 19 maggio 2024)

Il Teatro dentro il Teatro. Pretesto non nuovo ma espresso con ricchezza di personaggi. Fuori dai grandi giri degli Stabili chi ha più il coraggio di programmare spettacoli con una quindicina di attori? Tra emozione e spontaneità un baedeker di molti secoli di scena. Con disinvolta vivacità e spazio per tutti, anzi soprattutto per tutte vista la grande prevalenza al femminile.

Quattro attori sono prigionieri di un teatro viste le avverse condizioni atmosferiche. Potrebbero provare ma non ne hanno alcuna voglia anche per alcune croniche incompatibilità con l’autore. Preferiscono mettersi a dormire e rinviare la lettura del copione al giorno dopo. Ma la notte sarà popolata di sogni che a volte rischiano di trasformarsi in incubi. Perché se la vita è sogno (Shakespare, Calderon de La Barca) qui l’immaginario del teatro prende il sopravvento. E con uno stratagemma forse troppo volte ripetuto compaiono in scena personaggi creati dalla fertile fantasia del bardo britannico, un personaggio extra tra quelli pirandelliani, una Baccante euripidea e persino un Godot che cerca di rescindere la corda fatale che lo lega metaforicamente a Beckett. Siparietti da assolo poi reimmergersi nella trama corale che prevede anche disinvolti balli e persino un twist. Ovvio che la trama del lavoro in progress sarà più ricca con questo clamoroso valore aggiunto. Dunque nella retrospettiva non ci si fa mancare niente, comprese Le tre sorelle di Cechov e la riapparizione di un Puccini addolorato per non aver potuto terminare quella Turandot che fu affidata al maestro Toscanini alcuni mesi dopo la sua morte. Incuriosito per tanta generosità tra il pubblico il direttore artistico del teatro Michele La Ginestra, sempre fresco e inossidabile Rugantino.

data di pubblicazione:20/05/2024


Il nostro voto:

‘A NANASSA, tre atti comici di Eduardo Scarpetta

‘A NANASSA, tre atti comici di Eduardo Scarpetta

riduzione e regia di Fabio Gravina, con Fabio Gravina Mara Liuzzi, Antonio Lubrano, Sara Religioso, Giuseppe Vitolo, Michele Sibilio, Eduardo Ricciarelli, Rosella Celati, scene e costumi di Francesco De Summa, musiche originali di Mariano Perrella

(Teatro Prati – Roma, 5 aprile/26 maggio 2024)

Cinquanta giorni in cartellone per una delle più scoppiettanti farse di Scarpetta in una stagione mono-autore di un teatro che testardamente da 25 anni ripropone il teatro della tradizione napoletana.

Fabio Gravina è il tenore, sinergicamente assistito da un coro di caratteristi che lo spalleggiano impeccabilmente di spettacolo in spettacolo secondo il numero fisso e chiuso della base scarpettiana. Riduzione rigorosa e fedele con il dialetto che vira nella facile comprensione della lingua italiana. Gioco di equivoci senza corna, con matrimoni contrastati sempre in ballo e giocose ripicche. Ritmo trascinante, senza punti deboli con rilanci continui di trama. E i caratteri sono ben scolpiti. C’è la procace sciantosa, la moglie brutta, l’amico fedele, il parente ricco. Soldi e amore dietro l’angolo, spesso in contrasto. Felice Sciosciammocca, sempre lui, è il pilastro attorno a cui si snoda la vicenda. Lo scioglimento non ha bisogno di particolari approfondimenti psicologici. Happy ending in agguato con ricomposizione di tutto quanto viene chiarito nel bozzetto finale. In fin dei conti un gioviale ottimismo chiude la vicenda. Potrebbe sembrare un teatro minore di pura rappresentazione ma ipoteca un enorme dignità della scena, senza presuntuosi velleitarismi. La compagnia stabile ha già preparato la prossima stagione che si presenta appetitosa con testi di Gravina, il rilancio di Raffaele Viviani e, ancora, immancabilmente Scarpetta, un amo da cui partì la meravigliosa avventura de tre De Filippo, dando il via al vero teatro d’autore italiano. Dopo Eduardo capisaldi Giorgio Strehler e Luca Ronconi.

data di pubblicazione:17/05/2024


Il nostro voto: