da Daniele Poto | Set 30, 2024
progetto teatrale e regia di Walter Manfrè, con Andrea Tidona, Chiara Condro, Stefano Skalkotos, Giulio Pampiglione. Una produzione Zerkalo
(Teatro Binario 30 – Roma, 28 settembre/20 ottobre 2024)
Crudele partita a quattro con omaggio allo scomparso Manfrè. Trentadue anni dalla creazione ma lo spettacolo non invecchia nella sua originale formula. Trenta spettatori al tavolone rinascimentale, un bicchiere di vino calabrese (Cirò) per gradire. L’incontro tra un padre e un genero si rivela una rovinosa sfida che passa per il conflittuale rapporto con la figlia.
Piatti rotti, tensione alle stelle fino alla scazzottata finale. A pochi centimetri il pubblico che non è chiamato a intervenire ma ad assistere. Non ho mai respirato uno spettacolo così’ vicino all’attore. A venti centimetri da Andrea Tidona, nell’ovvia abolizione del palcoscenico, per gustarne l’irrequieta capacità di mattatore nel mantenimento mimetico di un vivo senso di pericolo per quello che potrà accadere a momenti. Alimentando scommesse che sono assegni strappati a rimarcare il tic sempliciotto dell’aspirante sposo. Il terzo uomo è il cameriere che doveva essere marito e non è lo è stato. Perché c’è sempre un padre di mezzo a influenzare scelte ed umori degli astanti, figlia compresa. Tidona è il regista virtuale dell’architettura teatrale, dialoghi roventi e tempestosi. Così il cibo prodotto in scena (un brodo, un rollè con contorno di patate) diventa un fastidioso fardello di cui liberarsi. Tidona aveva già vissuto un’esperienza del genere nel Valle che fu occupato. Se il teatro è conflitto questa è la sua assoluta epitome. Nell’occasione Binario 30 si propone come la più piccola struttura romana anche se gli spettatori nelle successiva proposte potranno diventare 60. Un’associazione culturale chez Stazione Termini che rappresenta un’originale novità nella stagione appena decollata. I quasi omonimi Manfrè e Manfridi accomunati negli applausi.
data di pubblicazione:30/09/2024
Il nostro voto:
da Daniele Poto | Set 27, 2024
Sorprendentemente candidato all’Oscar bocciando il ben più ricco e cospicuo budget di Sorrentino (Parthenope). Sulla scia di Olmi una delicato opera seconda a cavallo del conflitto mondiale ma pure lontana dai suoi echi. Un film di scarni dialoghi ma che ti fa entrare in un mood convincente e favolistico. Nel quadretto familiare ci entra anche lo spettatore e con più di un’apprensione.
Cinema anti-hollywoodiano, dai ritmi lenti ma convincenti. In uno sperduto piccolo centro della provincia trentina la Famiglia Graziadei sforna figli con regolarità annuale. Una piccola tribù non scevra da problemi anche se a tavola c’è sempre cibo per tutti. Il pater familias è un maestro elementare che erudisce gli analfabeti della zona e una generazione di giovani anime, tra cui i suoi figli e con grande severità. Il casus è costituito dal matrimonio della figlia più grande. Il marito siciliano alla fine della guerra torna a casa e non farà più ritorno in Trentino perché vittima di un delitto d’onore. Carnefice la moglie del precedente matrimonio. La bigamia si paga e così si fa di necessità virtù, si rappezza la smagliatura che fa scandalo. Nella compattezza della trama l’unica nota stonata (ma potrebbe essere un sogno) il viaggio della protagonista in Sicilia solo per scoprire l’identità della prima moglie, una parentesi tutto sommato inutile. Ragno, invecchiato sobriamente per esigenze di scena, fa della essenzialità il marchio attoriale. Un attento lavoro di casting ha messo i giovani attori nella condizione di essere naturali. Così il film appare con la snellezza di un reality documentario. Ovvio che le chance per l’Oscar siano minime come già successe per Rosi. La selezione della critica italiana non può coincidere con il gusto mainstream dei giurati americani. Così come non c’è da farsi illusioni per la resa al box office.
data di pubblicazione:27/09/2024
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da Daniele Poto | Set 25, 2024
Un accuratissimo e approfondito documentario mette a fuoco, nel trentennale della scomparsa, la parabola del più incisivo attore di cinema nella stagione di fremente passione politica, a cavallo del terrorismo. Dai primi successi televisivi e/o teatrali (v. L’idiota, in tandem con Albertazzi) all’eclissi dell’ideologia dal 1989 quando viene abbattuto il Muro di Berlino.
Un tributo intelligente, appassionato e caloroso quello che Zippel ha riservato all’attore che si è fatto maschera e non divo cavalcando le pellicole più inquiete e profetiche a cavallo degli anni ’70 e ’80. Lavorando con Petri indicibile sull’onirico e con Rosi sulla fedele documentazione, Volontè ci ha regalato personaggi indimenticabili. Uomini reali e facce da cui è entrato e uscito con fatica e insieme disinvoltura. Il cast è fatto di testimonianze accorate e significative, anche da parte di chi l’ha vissuto di riflesso. Come un maestro. I nomi interpellati bastano a sollecitare il desiderio di visione: Fabrizio Gifuni, Valeria Golino, Marco Bellocchio. Pierfrancesco Favino, Toni Servillo, Giuliano Montaldo, Valerio Mastandrea, Margarethe Von Trotta, Daniele Vicari. Come dimenticare le interpretazioni in Indagine di un cittadino al disopra di ogni sospetto, La Classe operaia va in paradiso, Il Caso Mattei, Sacco e Vanzetti, le due rivisitazione di Moro (1978/1986) con la coraggiosa deriva omosessuale che provocò il disgusto dell’uomo politico interessato, poi soppresso dalle Brigate Rosse. Prima militante, poi cittadino infine attore interventista, sempre molto attento nella scelta dei film da girare nel segno di un impegno civile di bandiera e di partito. Integro, meticoloso, intransigente. Negli anni ’90 Volontè prediligerà i toni più sfumati e riflessivi, parallelamente con l’insorgere di una maturità piena, prima di essere vinto da un infarto tra le rovine di Mostar per l’ultima prova incompiuta del film di Angelopoulos.
data di pubblicazione:25/09/2024
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da Daniele Poto | Set 20, 2024
con Massimo Venturiello, Maria Letizia Gorga, Franco Mannella, Claudia Portale, Carlotta Proietti, scene di Alessandro Chiti, arrangiamento musicale di Mariano Bellopede
(Teatro Sala Umberto Roma,19/22 settembre 2024)
Coraggioso tentativo di attualizzare con massimo rispetto drammaturgico un grande della scena romana. Ascolti Venturiello e hai la tentazione di fare il confronto con l’autore/attore Petrolini ma anche con l’indimenticabile Mario Scaccia. Paragone scomodo ma non significativo perché Venturiello, volutamente meno mattatore e istrione dei predecessori, lascia liberi i partner di esprimersi restituendo loro una centralità da interpreti non secondari.
Chicchignola double face. Cornuto consapevole, ingenuo, apparentemente derecebrato nel primo tempo. Lucido implacabile conseguenziale nel secondo. Così il fabbricante di giocattoli che si arrabatta nella vita diventa un pittore consapevole del proprio destino. Gioco a due di uomini con amanti, falsi amici. Per interesse e per furbizia. Chicchignola si traveste anche da ladro per beffare il fedifrago. E architetta un gioco d’amore per consentire alla presunta amante di sposarsi. Un primo tempo già decisamente appagante, una ripresa che scioglie i nodi. Nodo del plot la trasferta a Chianciano per guarire dal mal di fegato. Un intermezzo di dieci giorni che illimpidisce la tensione amorosa e in un caso la deteriora. Rappresentazione ineccepibile con il valore aggiunto del contorno musicale. Con cantanti (vedi Gorga) assolutamente a proprio agio. Sala piena per la prima per un virtuale inizio di stagione per la scena romana. Venturiello conferma la propria duttilità investendosi di una parte inaspettata per chi lo conosceva come attore drammatico. In platea la compagna Tosca. Qui è lì spunta qualche petrolinata fuori contesto ma che suscita ovviamente l’ilarità generale nel ricordo degli sketch che furono. Ma alla satira si accompagnano mezzi toni quasi languorosi e meditativi, generoso complemento per il cocktail tutti gusti.
data di pubblicazione:20/09/2024
Il nostro voto:
da Daniele Poto | Set 11, 2024
Il trionfo della comicità con Greg, Lopez, Battista
Stagione 2024-2025 all’insegna della sintesi tra mattatori della risata, danza, tango e concerti. L’occhio al botteghino per assecondare le attuali linee di tendenza e la passata risposta del pubblico.
La destinazione fondi del PNRR sta provvedendo a rendere pienamente agibile il Teatro Olimpico che ieri ha fatto ricorso al prestito della Sala Casella presso la Filarmonica romana per presentare la nuova stagione. Assi nella manica i comici. Con quantitativamente Maurizio Battista, ormai resident, a fare la parte del leone, feste incluse con uno spettacolo che si arricchisce di collaborazioni ed effetti superando lo schema degli inizi, la comicità da bar. Lo spazio che gli viene concesso (11 dicembre 2024-16 febbraio 2025) testimonia fedelmente la fiducia in lui riposta dal direttore artistico Lucia Bocca Montefoschi. Ed è la stessa formula quella di Battista, mutatis mutandis, che adottano gli altri assi nella manica di stagione Greg, naturalmente in compagnia di Lillo e di fidati collaboratori, nel MovieERCULEO), doppi sensi inclusi, maiuscole e minuscole esatte, rivisiterà il mondo del cinema per generi, con tanto di colonna sonora umana. Tutti sketch nuovi, tranne uno fortemente collaudato A far compagnia a Lopez (20 novembre-1° dicembre) invece l’inseparabile Tullio Solenghi con Dove Eravamo rimasti. Lopez sarà Sgarbi in una lezione magistrale densa di temi difficili, Ma, ambiziosamente, il comico si cimenterà anche nel’imitazione di un Mattarella che si confronterà nientemeno che con Papa Bergoglio. Sempre sul filone degli incassi garantiti la rivisitazione teatrale del cult cinematografico Sapore di mare, operazione conferita a Fausto Brizzi. Anche in questo caso cinema, canzone e teatro si confondono in un pout pourri strumentale che si vorrebbe efficace. Di tutt’altro genere in cartellone nella prossima primavera (20-30 marzo 2025) dove spicca Slava’s Snowshow, proposta che prende il nome dal geniale inventore, premiato in tutta Europa con uno spettacolo itinerante che è giudicata un’autentica esperienza emozionale. Ma nel frullatore del cartellone c’è anche Morricone jr che dirige la musica del grande padre, il comico emergente Emiliano Luccisano . In più i Momix ormai di casa, il tango del grande Miguel Angel Zotto, la Parson Dance. Conferendo alla danza un sipario speciale e un indiscussa leadership.
data di pubblicazione:11/09/2024
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