79. MOSTRA INTERNAZIONALE d’ARTE CINEMATOGRAFICA di VENEZIA: SECONDA GIORNATA

79. MOSTRA INTERNAZIONALE d’ARTE CINEMATOGRAFICA di VENEZIA: SECONDA GIORNATA

La seconda giornata del Festival di Venezia 2022 è caratterizzata da un’altra pellicola in Concorso molto attesa: si tratta di BARDO, Falsa crónica de unas cuantas verdades di Alejandro G. Iñárritu.

Il regista messicano affronta la crisi di identità di Silverio, un noto giornalista e documentarista messicano, che vive oramai da 15 anni a Los Angeles con la moglie e i loro due figli: ce ne sarebbe anche un terzo di nome Mateo, ma è meglio non rivelare questa ed altre “sorprese” di cui il film è particolarmente ricco. Silverio torna con moglie e figli nel suo paese per ritirare un prestigioso premio internazionale, ma il viaggio sarà rivelatore di ricordi, fantasmi e paure da affrontare, ed anche portatore di idee politiche contrastanti che gli faranno amare ed odiare alternativamente sia il paese che lo ha accolto ma anche quello da cui proviene. Travolto da una vera e propria crisi di identità, il protagonista reagisce nascondendosi e non concedendo interviste, scontentando la sua gente e gli amici che vogliono festeggiarlo. Il film è una vera e propria maratona (dura quasi 3 ore!) che ci fa viaggiare nel mondo interiore ed esteriore di Silverio: le domande che il regista fa porre al suo protagonista non sono solo intime ma universali e mettono in evidenza interrogativi complessi, che abbracciano il vissuto di Silverio ma anche la storia del suo paese. Le produzioni Netflix, come questa, hanno sovente la caratteristica di essere interminabili e sorge spontanea la domanda di quanto l’aspetto commerciale dell’avvento delle piattaforme abbia in qualche modo danneggiato il prodotto finale, in quanto i tagli che una volta probabilmente i produttori ed i distributori imponevano ai registi, in qualche caso “salvavano” le pellicole da un inevitabile lungaggine che “diluisce” l’aspetto artistico della pellicola stessa di cui anche il film di Alejandro G. Iñárritu, pur essendo una pellicola d’autore con immagini e battute di assoluta genialità, ne è rimasto inevitabilmente vittima.

Per la sezione Orizzonti è decisamente da segnalare il film giapponese di Kei Ishikawa dal titolo Aru Otoko (Un uomo): anche in questa pellicola si affronta il tema dell’identità da cui si fugge, che si vuole cambiare perché, come lo stesso regista ha dichiarato, ogni essere umano è fatto di tante componenti che si possono amare o odiare. Rie è una giovane donna separata con un bambino piccolo che porta lo stesso nome di un altro figlio morto a soli 2 anni per un tumore. Nonostante la sua triste esistenza, la vita riserva alla donna una seconda opportunità: incontra il giovane e gentile Daisuke di cui si innamora, ben presto creeranno una famiglia insieme e dal loro matrimonio nascerà anche una bambina. Ma la morte improvvisa di Daisuke le farà scoprire delle sconcertanti verità sull’uomo che amava. Il film induce a riflessioni molto interessanti e gli interpreti sono davvero bravi (soprattutto l’attore che interpreta l’avvocato che si dovrà occupare di scoprire la vera identità del defunto): fondamentalmente ci fa scoprire come il dato di fatto e la verità non sempre sono combacianti e che spesso, scoprire verità nascoste, non sempre rappresenta un elemento per cancellare quanto di buono si è vissuto o per cambiare il giudizio sulla persona amata.

Ultima pellicola della giornata, anch’essa in Concorso, è francese dal titolo Un couple del regista Frederick Wiseman e tratta della relazione durata quarantotto anni tra Leo Tolstoj e sua moglie Sofia detta Sonja, donna di origini nobili, di forte temperamento, assidua copista delle opere del marito e sua amministratrice. La coppia ebbe tredici figli, alcuni dei quali morirono, e Sofia li allevò tutti personalmente. Entrambi erano soliti scrivere un diario e Leo pare che la prima notte di nozze lesse il suo, ricco di particolari intimi, alla diciottenne sposa. Il film si basa sulle lettere che si scrissero e sul contenuto del diario di Sofia. Girato in Bretagna nel giardino La Boulaye, sull’isola di Belle Île, il film gode di una ambientazione perfetta ed ha una impostazione teatrale nella forma di monologo: il pregio è di portare a conoscenza attraverso le pagine di un diario i sentimenti contrastanti della lunghissima vita coniugale dei coniugi Tolstoj irta di crisi e litigi che portarono sovente lo scrittore a voler abbandonare la famiglia, ma che sicuramente fu un elemento importante per la stesura delle sue opere.

data di pubblicazione:02/09/2022

79. MOSTRA INTERNAZIONALE d’ARTE CINEMATOGRAFICA di VENEZIA: FILM DI APERTURA

79. MOSTRA INTERNAZIONALE d’ARTE CINEMATOGRAFICA di VENEZIA: FILM DI APERTURA

Il Festival di Venezia 2022 apre le sue porte e, nonostante il sistema di prenotazione delle proiezioni abbia creato non pochi problemi, i film ripagano pienamente i disagi di un sistema che si spera venga abbandonato presto per tornare a quelle splendide file sotto il sole del Lido, alle chiacchiere che precedono le proiezioni e ai commenti che le seguono: a quello che potremmo definire il romanticismo di una kermesse così importante che i tempi moderni, traghettati dal covid, hanno un po’cancellato.

 

Apre la 79ma edizione del Festival Noah Baumbach con il suo White Noise, film ambizioso ricco di riflessioni su dubbi e ossessioni, paure sulla vita e sulla morte, interpretato da Greta Gerwig, moglie di Baumbach, interprete e cineasta di pregio, e il bravissimo Adrian Drive alla sua quinta esperienza con il regista, che già nel 2019 era presente al Lido con Marriage Story dello stesso Baumbach, e che in un certo senso con White Noise replica tematiche legate anche agli affetti e al rapporto di coppia. Seppur ambientato negli anni ’80, ai tempi di Reagan, è lampante il riferimento alla contemporaneità che stiamo vivendo e nella quale ci riconosciamo, ma non abbastanza da renderlo “coinvolgente”, empatico. Un buon esercizio di regia, algido e a tratti autoreferenziale, con sprazzi di genialità che non riescono tuttavia a reggere l’intera durata della pellicola. Empatia e commozione profonda invece giunge dal film che apre la sezione Orizzonti, Princess di Roberto De Paolis, alla sua seconda prova da regista, che vede Rai Cinema tra i produttori e Lucky Red come distributore. E’ un film potente, originale e di grande spessore, che non parla solo di immigrazione clandestina e prostituzione, ma di anima, narrando una storia che nasce da dentro, con una assenza assoluta di ogni genere di giudizio morale, con linee difficili da tratteggiare e raccontare, che vanta tra i protagonisti attori veri e ragazze nigeriane realmente strappate alla vita di strada. Questi si muovono come equilibristi in modo esemplare, creando quell’empatia in una storia che ha i tratti del documentario ma che è un film a tutti gli effetti, anche se con ruoli capovolti, in cui i veri attori “assecondano” la vita di Glory Kevin e delle altre ragazze. “Ho costruito Princess fondendo il mio punto di vista con quello di alcune ragazze nigeriane, vere vittime di tratta, che hanno scritto con me e poi hanno interpretato se stesse”. Il messaggio del film potremmo sintetizzarlo nel concetto che ognuno deve salvarsi da solo, ma per farlo ci vogliono le condizioni; ed anche se alcuni incontri, come quello di Princess con il personaggio interpretato da Lino Musella (bravissimo assieme agli altri due interpreti Salvatore Striano e Maurizio Lombardi) possono fare aprire gli occhi alla protagonista perché carichi di un istinto positivo, non le regala tuttavia tutti quegli elementi necessari per liberarsi dalle catene. Il film ci insegna sul finale che ci vuole una spinta interiore per romperle quelle catene, che ci inchiodano ad una vita in cui si crede che sopravvivere sia vivere. Tra i film Fuori Concorso è sicuramente da segnale Living, ovvero il capolavoro di Kurosawa Ikiru “reimmaginato” dal regista sudafricano Oliver Hermanus, con una accuratissima sceneggiatura di K.Ishiguro. Film poetico, umano, lieve, Living è la storia di un uomo ordinario che decide, in seguito ad un evento che stravolgerà la sua vita, di fare qualcosa in extremis per poter dare un senso alla sua esistenza grigia, vissuta in un angolo, decidendo di vivere appunto. Magnificamente interpretato dall’attore inglese Bill Nighy ed ambientato in una Inghilterra degli anni ’50, il film è piacevolmente lento per apprezzarne le innumerevoli sfumature, e tutte quelle piccole cose che assumono così dimensioni immense. Ma la prima giornata della 79ma edizione del Festival del cinema di Venezia si conclude con la divina Cate Blanchett e la sua stupefacente interpretazione di Lydia Tár nel film TÁR  di Todd Field presentato in anteprima alla stampa, incentrato sulla figura della prima donna della storia a divenire direttore di una delle più importanti orchestre tedesche. Il film è stato scritto per la sua protagonista che conferma la sua immensa bravura in una maratona di 2 ore e 40 minuti senza mai fare un passo falso, con una interpretazione che già profuma di candidatura all’Oscar. Peccato che nel film ci sia… una assenza totale di musica. Una vera e propria contraddizione: occasione mancata? Il pubblico deciderà.

data di pubblicazione:01/09/2022

SPOSA IN ROSSO di Gianni Costantino, 2022

SPOSA IN ROSSO di Gianni Costantino, 2022

Esce oggi nelle sale, in una caldissima giornata di agosto, Sposa in rosso gradevole commedia di sentimenti dalla trama frizzante e non scontata, scritta e diretta da Gianni Costantino che vede come protagonisti Sarah Felberbaum e lo spagnolo Eduardo Noriega, affiancati da Massimo Ghini, Anna Galiena, Cristina Donadio, Dino Abbrescia, Maurizio Marchetti e Roberta Giarrusso.

 

Roberta (Sarah Felberbaum), pugliese di origine e incinta del suo primo figlio, e il giornalista Leòn (Eduardo Noriega), sono due quarantenni con un lavoro precario che si incrociano su un autobus a Malta: la donna, che di mestiere fa la guida turistica in bicicletta sull’isola, sviene tra le braccia dell’uomo. In un attimo i due si ritrovano sull’autoambulanza perché lei che sta per partorire e i loro destini si fondono nel momento in cui, nato il bambino, i genitori di lei (Anna Galiena e Maurizio Marchetti) e suo zio Sauro (Dino Abbrescia) si presentano a sorpresa in ospedale. Roberta decide di far passare Leòn come il padre del bambino: il passo per celebrare il matrimonio in Puglia alla presenza di un numero indefinito di inviati è breve, assieme ad una serie di disavventure che da questi fatti ne scaturiranno. Compongono il cast di questa soffocante famiglia del sud, con donne dominanti e uomini inidonei e infantili, Cristina Donadio nella parte della bizzarra ed anticonformista zia di Roberta, costumista teatrale con un ingombrante segreto da celare, in lite da sempre con la sorella Lucrezia-Anna Galiena, ed un irriconoscibile Massimo Ghini nel ruolo – un po’ forzato – di una sorta di camaleontico fotografo, improbabile amico di Leòn.

Il film, seppur non rappresenti una pietra miliare nel panorama delle commedie italiane degli ultimi anni, ha quanto meno il pregio di essere ben recitato e di presentare qualche spunto di originalità, ricco di siparietti ed equivoci che fanno da contorno ad una stramba storia d’amore. Primeggiano i temi della precarietà non solo lavorativa dei quarantenni di oggi, generazione che non trova ancora un posto nel mondo, schiacciata tra i millennials e la generazione X, nella spasmodica ricerca della libertà per tentare di respirare e brillare di luce propria. Ed anche se non è un’idea del tutto originale che, come afferma lo stesso regista, “la vera storia d’amore inizia quando il film finisce”, la pellicola nel complesso è gradevole e può rappresentare una piacevole sorpresa in questa torrida estate.

data di pubblicazione:04/08/2022


Scopri con un click il nostro voto:

TRA DUE MONDI di Emmanuel Carrère, 2022

TRA DUE MONDI di Emmanuel Carrère, 2022

Marianne si è da poco trasferita a Caen in Normandia ed è in cerca di una occupazione. Non sembra molto preoccupata che il lavoro sia esclusivamente a tempo determinato perché lei è disposta a fare anche le pulizie sulle navi, pur di lavorare. Durante i colloqui presso l’ufficio di collocamento conosce Christelle, madre single di tre bambini, e Marilou, giovane donna che vorrebbe sposarsi e scappare con il suo amato lontano da quella triste realtà: le due donne le mostreranno solidarietà e, pur lavorando a ritmi serrati e per paghe davvero irrisorie, troveranno il tempo di insegnarle i “trucchi” del mestiere per ottenere il miglior risultato nel più breve tempo possibile.

 

 

Tra loro si stabilisce immediatamente un legame empatico che Mariane sembra apprezzare molto e che parrebbe il preludio di una bella amicizia, cementato dalla condivisione di un lavoro duro e dalle comuni difficoltà economiche. La donna (interpretata da una bravissima Juliette Binoche), nonostante dichiari di essere separata e di non possedere una automobile, non sembra preoccuparsi troppo della precarietà di quel lavoro in cui comunque mette tutto il suo impegno ma che di certo non le garantisce una vita agiata. Ma Mariane ha il raro dono di saper ascoltare i racconti di Marilou e di entrare in sintonia con Christelle, ma ha anche qualcosa che la differenzia da esse, qualcosa che sin dall’inizio ci fa intuire che nasconda una verità che via via si fa più inconfessabile.

Emmanuel Carrère scrive e dirige Tra due mondi ispirandosi ad un racconto autobiografico della giornalista Florence Aubenas che, per descrivere le condizioni lavorative del personale addetto alle pulizie – in prevalenza donne – delle cabine nei traghetti che attraversano la Manica, molti anni fa si fece assumere fingendosi una di loro allo scopo di raccontare in un libro-inchiesta quella dura realtà in “presa diretta”. Ma il film di Carrère, con la sua poetica incentrata sull’introspezione dei personaggi, non sembra avere la cifra da film di denuncia alla Ken Loach o uno stile assimilabile a quello dei fratelli Dardenne, pur essendo improntato sulla contrapposizione tra Marianne, che esercita un mestiere intellettuale sotto mentite spoglie, ed un gruppo di donne (tutte non attrici) che si vedono costrette ad accettare un lavoro pesante e mal retribuito non avendo altra scelta. In realtà, seppur da infiltrata, Marianne entra in contatto con la parte più profonda di alcune delle sue colleghe, con il loro sentire, con la fiducia che sgorga dal cuore di alcune di loro e che si manifesta con una incondizionata solidarietà.

Forse una chiave di lettura possibile è sicuramente nel titolo: lo scrittore Carrère, alla sua terza opera da regista, vuole forse dirci che due mondi paralleli possono osservarsi, studiarsi, comprendersi, adattarsi a fare tutto e a crederci pure, senza tuttavia mai incontrarsi veramente; si può accettare anche una vita che non è la propria se poi si torna ad essere quello che si è, cioè al punto di partenza. L’amicizia secondo Carrère è qualcosa di talmente profondo ed intimo che richiede lealtà e sincerità e non può essere ingannata, ed anche se si agisce con le migliori intenzioni possibili, essa ci fa restare su binari paralleli se le differenze sono talmente evidenti da essere un ostacolo. Ed il livello culturale non basta a comprendere il senso di tradimento che prova chi viene ingannato, sentimento che a volte non sceglie la sponda più colta per palesarsi.

Film profondo, sensibile, poetico, magnificamente interpretato, sicuramente da vedere.

data di pubblicazione:18/04/2022


Scopri con un click il nostro voto:

C’MON C’MON di Mike Mills, 2022

C’MON C’MON di Mike Mills, 2022

Johnny (Joaquin Phoenix), giornalista radiofonico, sta conducendo un lavoro in giro per gli Stati Uniti intervistando bambini sulle loro aspettative, i loro sogni ed i loro desideri. Con pochi fidi collaboratori, un microfono ed un registratore, spostandosi tra New York, Los Angeles e New Orleans, l’uomo raccoglie con passione ed amorevolezza le giovanissime testimonianze su come gli intervistati vedono il futuro e cosa pensano del mondo in cui vivono.

 

Johnny ha una sorella, Viv, con cui non parla da un anno: dopo la scomparsa della madre, in seguito ad una brutta lite, i loro rapporti si sono interrotti. Una sera Viv rompe il muro di silenzio: al telefono chiede al fratello di occuparsi di suo figlio Jesse, di appena 8 anni, perché lei deve raggiungere il marito, e padre del bambino, ricoverato a Detroit. Johnny, nonostante l’esperienza accumulata con il suo lavoro, resta spiazzato dall’incontro con il nipote, così attento e consapevole (interpretato da uno stupefacente Woody Norman), e non potendolo affidare a nessuno decide di portarlo con sé durante il suo itinerario lavorativo. Sarà un’occasione formativa per entrambi, di scambi mentali e fisici, che sancirà l’inizio di un legame inaspettato. Entrambi, con le dovute differenze, opereranno un inevitabile cambio di prospettiva, in un confronto continuo che li farà crescere.

Il film ha dei contenuti molto profondi e Joaquin Phoenix, l’uomo dai mille volti, è perfetto nel rappresentare la crescita interiore di un uomo alle prese con un bambino molto impegnativo, senza calcare mai la mano, in maniera equilibrata, tenera, reale. Intenso e dalla trama impalpabile, il film si interroga sui traumi personali presenti ad ogni età, ed affronta le difficoltà di linguaggio per il raggiungimento di una reciproca conoscenza tra adulti e bambini. Da questo continuo confronto tra zio, nipote e i bambini intervistati da Johnny che raccontano cosa si aspettano dalla vita, cosa desiderano nonostante l’incertezza dei tempi che stanno vivendo tra difficoltà economiche e sociali, il regista trae spunto per rivolgere l’obiettivo sulla necessità di vivere il presente, di andare avanti anche senza un’idea precisa del futuro, impedendo alle aspettative di non farci mettere a fuoco tutte le sfaccettature dell’oggi, prestando così il fianco solo ad ansie e dubbi.

Il film scava nel rapporto tra adulti e bambini analizzando anche la difficoltà di essere genitori ed i traumi presenti ad ogni età, in una sorta di itinerario di crescita, di stimolo ad incontrarsi, di sprone ad andare avanti (come il titolo stesso recita) anche se non si ha idea di cosa accadrà nel futuro, regalando allo spettatore una vera e propria meditazione su quanto i rapporti d’amore aiutino a crescere nel modo migliore e ad ogni età.

Inquadrature e fotografia di livello alto, un bianco e nero emozionante accompagnano questo film profondo ma lieve, sapientemente girato ed interpretato.

data di pubblicazione:07/04/2022


Scopri con un click il nostro voto: