C’MON C’MON di Mike Mills, 2022

Johnny (Joaquin Phoenix), giornalista radiofonico, sta conducendo un lavoro in giro per gli Stati Uniti intervistando bambini sulle loro aspettative, i loro sogni ed i loro desideri. Con pochi fidi collaboratori, un microfono ed un registratore, spostandosi tra New York, Los Angeles e New Orleans, l’uomo raccoglie con passione ed amorevolezza le giovanissime testimonianze su come gli intervistati vedono il futuro e cosa pensano del mondo in cui vivono.

 

Johnny ha una sorella, Viv, con cui non parla da un anno: dopo la scomparsa della madre, in seguito ad una brutta lite, i loro rapporti si sono interrotti. Una sera Viv rompe il muro di silenzio: al telefono chiede al fratello di occuparsi di suo figlio Jesse, di appena 8 anni, perché lei deve raggiungere il marito, e padre del bambino, ricoverato a Detroit. Johnny, nonostante l’esperienza accumulata con il suo lavoro, resta spiazzato dall’incontro con il nipote, così attento e consapevole (interpretato da uno stupefacente Woody Norman), e non potendolo affidare a nessuno decide di portarlo con sé durante il suo itinerario lavorativo. Sarà un’occasione formativa per entrambi, di scambi mentali e fisici, che sancirà l’inizio di un legame inaspettato. Entrambi, con le dovute differenze, opereranno un inevitabile cambio di prospettiva, in un confronto continuo che li farà crescere.

Il film ha dei contenuti molto profondi e Joaquin Phoenix, l’uomo dai mille volti, è perfetto nel rappresentare la crescita interiore di un uomo alle prese con un bambino molto impegnativo, senza calcare mai la mano, in maniera equilibrata, tenera, reale. Intenso e dalla trama impalpabile, il film si interroga sui traumi personali presenti ad ogni età, ed affronta le difficoltà di linguaggio per il raggiungimento di una reciproca conoscenza tra adulti e bambini. Da questo continuo confronto tra zio, nipote e i bambini intervistati da Johnny che raccontano cosa si aspettano dalla vita, cosa desiderano nonostante l’incertezza dei tempi che stanno vivendo tra difficoltà economiche e sociali, il regista trae spunto per rivolgere l’obiettivo sulla necessità di vivere il presente, di andare avanti anche senza un’idea precisa del futuro, impedendo alle aspettative di non farci mettere a fuoco tutte le sfaccettature dell’oggi, prestando così il fianco solo ad ansie e dubbi.

Il film scava nel rapporto tra adulti e bambini analizzando anche la difficoltà di essere genitori ed i traumi presenti ad ogni età, in una sorta di itinerario di crescita, di stimolo ad incontrarsi, di sprone ad andare avanti (come il titolo stesso recita) anche se non si ha idea di cosa accadrà nel futuro, regalando allo spettatore una vera e propria meditazione su quanto i rapporti d’amore aiutino a crescere nel modo migliore e ad ogni età.

Inquadrature e fotografia di livello alto, un bianco e nero emozionante accompagnano questo film profondo ma lieve, sapientemente girato ed interpretato.

data di pubblicazione:07/04/2022


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1 commento

  1. Atmosfera senza tempo in bianco e nero che esalta ogni intimità.
    Una POESIA delle incertezze dei ruoli ed una profonda introspezione del”SOPRAVVIVERE

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