ST. NICHOLAS di Conor McPherson, reading agìto e a cura di Valerio Binasco

ST. NICHOLAS di Conor McPherson, reading agìto e a cura di Valerio Binasco

(Teatro Belli in streaming – Roma, 20/21 dicembre 2020)

Ultimo appuntamento per la 19ª edizione di Trend. Valerio Binasco è un critico teatrale senza nome di Dublino. Affascinato dalla bellezza di un’attrice, la segue fino a Londra, dove il misterioso incontro con un vampiro cambia la sua percezione della realtà.

 

Costretta a svolgersi quasi del tutto online per via delle restrizioni dovute alla pandemia – eccezione fatta per Wall di David Hare interpretato dal vivo da Valter Malosti a fine ottobre – si conclude la rassegna Trend 2020 sulle nuove frontiere della scena britannica curata da Rodolfo Di Giammarco. Sale per ultimo sul palco virtuale del teatro Belli Valerio Binasco con il reading di St. Nicholas, un testo del 1997 del drammaturgo irlandese Conor McPherson. Protagonista è un giornalista di teatro di Dublino, in passato venerato eppure temuto per i suoi sprezzanti giudizi. Seduto su una sedia, avvolto da un buio più interiore che esteriore, si appoggia mesto a un tavolo dal quale – con una dizione trascinata forse dalla depressione o dal troppo bere – si lascia andare al racconto della sua vita. Colta in pieno una delle possibilità che il teatro in video può offrire, Valerio Binasco guarda fisso con attenzione l’obiettivo della telecamera, quasi cercando la compagnia di qualcuno. La sensazione è quella di sedersi al bancone di un pub in compagnia di uno sconosciuto che con il fiato di birra ha voglia o necessità di raccontare un fatto che gli è accaduto. La sua figura quasi evanescente trasmette dannazione, ma è al tempo stesso ipnotica e seducente come la storia che racconta. Quando ancora godeva del successo di critico, si lascia infatuare dalla bellezza di un’attrice, Elena. La segue fino a Londra in preda al desiderio carnale di possederla. Mentre è assopito sulla panchina di un parco viene avvicinato da una figura. È William, un vampiro che lo assolda per portare giovani vittime alle sue feste. Dopo aver accettato – perché i vampiri hanno il potere di farti volere quello che loro vogliono – notte dopo notte trascina gruppi di ragazzi a queste feste orgiastiche, finché una sera gli succede di adescare una compagnia di attori. Tra questi c’è Elena. Finalmente riesce a sedurla e a farla sua, ma quanto è amaro il risveglio. La vita a volte si nasconde dietro immagini, sospesa tra il reale e l’irreale. Quando però si muta in un fatto improvvisamente fa paura, perché diventa vera. Beato è allora chi, inconsapevole, resta incastrato nei suoi sogni, nelle sue incertezze, nei suoi progetti, nelle sue paure. E noi, che siamo in attesa di rivedere la magia teatrale farsi di nuovo viva sulla scena, dove siamo?

data di pubblicazione:22/12/2020


Il nostro voto:

MY BRILLIANT DIVORCE di Geraldine Aron, traduzione e regia di Carlo Emilio Lerici

MY BRILLIANT DIVORCE di Geraldine Aron, traduzione e regia di Carlo Emilio Lerici

(Teatro Belli in streaming – Roma, 14/15 dicembre 2020)

Scaricata dal marito per una ragazza più giovane, Angela tenta di rifarsi una vita. Il peso dell’età e la mancanza di un lavoro rendono però la cosa difficile. L’ironia sarà lo strumento che la porterà a ottenere una piacevole rivincita.

 

I fuochi d’artificio sono il segno della festa. È così ogni 5 novembre in Inghilterra in occasione della notte di Guy Faweks. Ma è anche la data in cui Angela festeggia la sua inaspettata e a tratti inquietante libertà. Il marito Max, da lei soprannominato Palla-da-biliardo per l’evidente calvizie, l’ha lasciata per un amore più giovane. Francesca Bianco torna sul palcoscenico virtuale di questa edizione di Trend – dopo aver recitato al fianco di Antonio Salines in Heisemberg – sempre diretta da Carlo Emilio Lerici. Un one-woman show in cui una donna è colta nel disperato tentativo di sfidare le convenzioni di una società ancora impreparata ad accogliere chi tenta di rifarsi una vita in età matura. La mancanza di un lavoro e la sua condizione di single non per scelta stanno alla base del dramma al quale Angela reagisce con consapevole ironia e divertente autocommiserazione. Complice e testimone del suo sfogo un pubblico insolitamente presente in sala – la registrazione è stata fatta prima della pandemia – che aiuta la performance dell’attrice. Dà al suo personaggio un’aria di tenera insicurezza che lo rende amabile sotto tutti gli aspetti. Cerca di riempire il vuoto creato dalla sua condizione ricorrendo a espedienti di fortuna. Le prova tutte per risollevarsi: da un toy-boy a un sex-toy passando per una rubrica di cuori solitari. Nemmeno l’assistenza richiesta al telefono amico o l’aiuto chiesto alla cinica madre riusciranno a darle quel sostegno di cui necessita. Ci vorrà un nuovo amore per rimetterla al mondo e farla brillare come un fuoco pirotecnico esploso in un giorno di gioia.

data di pubblicazione:17/12/2020


Il nostro voto:

HOLD YOUR OWN/Tiresias – B side, lettura scenica dal testo di Kate Tempest, regia di Giorgina Pi

HOLD YOUR OWN/Tiresias – B side, lettura scenica dal testo di Kate Tempest, regia di Giorgina Pi

(Teatro Belli in streaming – Roma, 4/5 dicembre 2020)

Un “piccolo ulteriore passo” nella ricerca su Tiresia. Il lavoro sul cieco indovino del Citerone continua con un capitolo che interpreta la seconda parte del volume di poesie della rapper, cantante e spoken word performer britannica Kate Tempest: Hold your own, resta te stessa.

  

Il cammino di Tiresia è lungo e percorre i secoli, passando per molteplici forme e specchiandosi in molteplici volti. Voci di donne e voci di uomini raccontano storie. Il passato è un ricordo, è una foto appesa al muro appena sbiadita. L’immagine è lì, supera il tempo e, come certe cose, dura molto a lungo. Un fiume ininterrotto di visioni poetiche, sgorgate dall’inarrestabile fantasia della giovane Kate Tempest, si somma a quelle della pellicola in super 8 che scorre in parte bruciata alle spalle degli attori. Visioni di strade polverose, spiagge solitarie, giochi di bambini. Tiresia si sdoppia in voce e corpo con Gabriele Portoghese e Giulia Weber. Ci sono sempre, anche quando a turno spariscono nel controluce: Tiresia vive in alternanza la sua vita di donna e di uomo. Talvolta è una fusione indistinta di personalità e di storie. Tiresia è un giovane adolescente, una ragazza alle prime scoperte e alle prime battaglie. L’ambiente sonoro del Collettivo Angelo Mai – canti in stile rebetico presi dalla tradizione greca di inizio ‘900 – testimonia la fatica della crescita. Tiresia è invecchiato e porta sulle spalle il peso della memoria. Da profeta vede ciò che gli altri non riescono a vedere: il mondo intorno così com’è e non come gli altri vorrebbero che fosse. La coerenza di rimanere sé stessi nonostante tutto e continuare a camminare. Restare fedeli a sé stessi e non lasciarsi confondere dalla vergogna perché, in fondo, tutti ci assomigliamo per come amiamo, per il nostro bisogno di amicizia, perché semplicemente abbiamo un’anima.

data di pubblicazione:08/12/2020


Il nostro voto:

BLUE THUNDER di Padraic Walsh, regia di Mauro Lamanna

BLUE THUNDER di Padraic Walsh, regia di Mauro Lamanna

(Teatro Belli in streaming – Roma, 1/3 dicembre 2020)

Un taxi parcheggiato in città in piena notte. Un uomo e i suoi due figli colti nello sforzo di recuperare un rapporto troppo a lungo trascurato. La tempesta di una famiglia tipicamente irlandese attraverso la penna di Padraic Walsh.

 

Il frame iniziale che inquadra le poltrone vuote della sala del Belli sembra un chiaro omaggio al teatro come gesto sociale. Un segno efficace di attesa e di speranza, quella di tornare presto a condividere l’esperienza dello spettacolo dal vivo. La chitarra di Daniele Greco suona una melodia bagnata e malinconica e quando si accendono le luci sul palco si vedono altre sedie. Sono i sedili del van di Brian (Marco Cavalcoli), un tassista al turno di notte parcheggiato da qualche parte a Dublino in attesa di prendere l’ultima corsa. La notte sembra essere pensierosa e le luci della città – dei fari teatrali di morbida luce alogena messi a vista sulla scena – scaldano appena la sua preoccupazione. In macchina salgono Rey (Gianmarco Saurino) e Dara (Mauro Lamanna), due dei suoi dieci figli avuti con una donna che lo ha cacciato di casa. Sanno nulla o poco del padre, mentre lui crede di sapere abbastanza di loro. A dirla tutta neanche i due fratelli si conoscono bene e così, spenta l’euforia iniziale di una bevuta di troppo, prende vita uno scontro fra i tre. Una tempesta di improvvise dichiarazioni e scoperte si scatena nell’incontro notturno, un dialogo serrato detto con una leggera inflessione dialettale che rende tutto più naturale e vicino. Il van è il confessionale dove si ammettono colpe e si lanciano accuse, si raccontano e si riannodano pezzi di verità, dove ci si mette a nudo come in uno spogliatoio: il conflitto è generazionale e tutto al maschile. Essere seduti uno dietro l’altro, nello spazio dell’autoveicolo, implica darsi le spalle e non affrontarsi a viso aperto. La verità si racconta stando seduti scomodi, perché la verità stessa è scomoda da raccontare. Eppure, a nessuno viene in mente di uscire dall’auto parcheggiata. Il tentativo ultimo è quello di cercare di ricostruire un’armonia familiare andata in frantumi troppe volte, ma la vita chiama e cerca altrove le sue soluzioni. Così i sedili rimangono di nuovo vuoti, in attesa che qualcuno un giorno torni ad occuparli, magari stavolta seduto uno di fianco all’altro.

data di pubblicazione:03/12/2020


Il nostro voto:

ANGRY ALAN di Penelope Skinner, diretto e interpretato da Marco M. Casazza

ANGRY ALAN di Penelope Skinner, diretto e interpretato da Marco M. Casazza

(Teatro Belli in streaming – Roma, 19/22 novembre 2020)

Roger è un maschio bianco americano di 54 anni. Ha tanti fallimenti alle spalle come lavoratore, marito, padre e come uomo in generale. Abbagliato da un sedicente leader del Movimento per la Difesa dei Diritti degli Uomini, sembra trovare la soluzione alle sue frustrazioni, ma la vita continua a sorprenderlo.

 

 

Sale anche quest’anno sul palco di Trend Marco M. Casazza con un monologo – Angry Alan della scrittrice Penelope Skinner – di cui oltre all’interpretazione cura anche la traduzione e la regia. Il tono è quello di una lunga confessione/testimonianza: Roger è un uomo di mezza età che fa i conti con molti fallimenti. La moglie lo ha lasciato portando con sé i figli, mentre il lavoro che svolge è un rimpiazzo alla vecchia occupazione dalla quale è stato licenziato. Inadeguato e oppresso da un senso di fallimento, si imbatte in un momento di noia nel sito di “Angry Alan” grazie a cui comprende che gli uomini sono intrinsecamente buoni, tutti dalla A alla Z, e che sono vittime di una sapiente e articolata cospirazione gino-centrica di matrice femminista. Scegliere di prendere la pillola blu vuol dire dare retta a questa propaganda macchinatrice, mentre la rossa ti apre gli occhi e ti fa vedere le cose come sono: le donne comandano il mondo. È in questo assurdo ma divertente ribaltamento di prospettiva maschista che Roger trova conforto e giustificazione alla sua insicurezza. Poco importa allora che sopra la camicia da uomo d’affari indossi una trasandata felpa da ragazzo. L’uomo non deve per forza essere eroe, capo indiscusso della famiglia che deve mantenere economicamente, ma è libero di poter esprimere i propri sentimenti e fare guerra all’ipocrisia della donna moderna, che mentre diffonde false statistiche sugli stupri e chiede parità, al cinema va a vedere 50 sfumature di grigio. Provocatorio e a tratti orticante, questo testo riporta alla mente molte questioni attuali – viene da pensare al tramonto del maschio bianco trumpista o alla battaglia per l’approvazione anche al Senato della legge Zan – e Casazza lo porta in scena con coinvolgente entusiasmo e bravura. Non è facile per un attore immaginare una platea che non c’è, eppure nei suoi occhi si legge la concentrazione di parlare al pubblico che si nasconde dietro lo schermo. Il finale – tutto da vedere – riscatta Roger e ce lo restituisce come un personaggio in fondo positivo e piacevole: non importa vincere come uomini o donne, l’importante è essere capaci di porsi in ascolto di ciò che la vita ci propone, soprattutto quando non la si può rinchiudere in formule e slogan di effetto.

data di pubblicazione:21/11/2020


Il nostro voto: