AMERICAN FICTION di Cord Jefferson, 2024 – PRIME VIDEO

AMERICAN FICTION di Cord Jefferson, 2024 – PRIME VIDEO

Uno scrittore afroamericano (Jeffrey Wright) è in crisi, nonostante il suo talento, sia come docente sia come autore. Per pura provocazione, fingendosi un gangster in fuga, scrive un romanzo che rappresenta la realtà dei neri d’America sotto i tratti più ovvii, banali e caricaturali. Il libro avrà però un inaspettato enorme successo … ed allora l’autore …

 

Con ben cinque nomination significative fra cui Miglior Film e Miglior Attore Protagonista, l’opera prima dell’affermato sceneggiatore Cord Jefferson è stata l’outsider nella corsa per i recenti premi Oscar. È così emersa dall’assoluto anonimato. Si tratta di un film che, credete, vale veramente la pena di essere ricercato, scoperto e visto su Prime Video.

Una satira impegnata, buffa ed amara che vira talora quasi al grottesco e che sa giocare allegramente con i cliché sui neri e soprattutto sugli stereotipi delle élite culturali liberali bianche, sulle loro ossessioni per il politically correct ed infine anche sulla banalità del successo.

L’esordiente regista è abile nella direzione e nella messa in scena anche con alcune trovate originali. Soprattutto, è bravo nella costruzione di una trama narrativa in un giusto equilibrio di toni e credibilità fra la vicenda principale in cui privilegia uno humour graffiante e quella parallela e familiare invece più intima e seria. L’alternanza dei ritmi è giusta. Vero punto forte è la sceneggiatura brillante e precisa, sempre assistita da dialoghi reali e cesellati con precisione. Il film è poi sostenuto da un gruppo di attori tutti in pienissima forma, dall’ottimo protagonista e coprotagonisti fino ai perfetti ruoli di supporto.

Un piccolo bel film d’esordio che ha qualche inevitabile difetto ma che convince, diverte e fa anche riflettere in modo intelligente sul tema dell’identità dei neri d’America. In altre “annate Oscar” con concorrenti di minor calibro di quelli di quest’anno, American Fiction avrebbe potuto anche meritare di essere la “sorpresa vincente” e, in ogni caso, di uscire sui grandi schermi.

data di pubblicazione:05/04/2024


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ARRANGIATI, MALINCONICO di Diego De Silva – ed. Einaudi, 2022

ARRANGIATI, MALINCONICO di Diego De Silva – ed. Einaudi, 2022

Sull’onda della positiva accoglienza della miniserie TV di RAI1, tutta centrata sulle avventure/disavventure dell’Avvocato Vincenzo Malinconico, “l’avvocato d’insuccesso” dalla vita a dir poco complessa, creato dall’abile penna di De Silva, ecco subito pronto in libreria, per i tipi Einaudi, una raccolta dei primi tre volumi di quella che è divenuta una vera e propria saga di successo. Un ottimo formato, intelligente e comodo per chi ama leggere e vuole poter conoscere ed approfondire, in tutte le sfumature, il personaggio creato dalla ricca ed ironica fantasia dello scrittore napoletano. In effetti sono i primi tre libri, i primi tre capitoli della serie: Non avevo capito niente, Mia suocera beve e Sono contrario alle emozioni in cui la figura del protagonista inizia a definirsi e ad assumere le sue peculiari caratteristiche fra situazioni strambe o paradossali.

Un professionista di scarso successo, un uomo instabile oltre che lavorativamente anche affettivamente che affronta però la Vita con una filosofia tutta sua e con un approccio distaccato e pungente ma umanamente profondo. Il nostro antieroe, avvocato delle cause perse, è infatti un uomo qualunque che attraversa gli alti ed i bassi della sua vita riflettendo e divagando, con una miriade di pensieri stravaganti, ironici e divertenti, sui fatti quotidiani in cui tantissimi lettori si possono, a loro volta, rispecchiare. L’Autore ci porta in giro per una Realtà ed una Società che Malinconico riesce, talora inconsapevolmente, ad osservare con distacco quasi scientifico: … l’improbabile difesa d’ufficio di un camorrista con poi risvolti tragicomici, i rapporti, a dir poco, complicati con la sua ex moglie e con la sua famiglia, un sequestro di persona in un supermercato, le vicende affettive personali e l’incontro con uno psicologo … Tutto questo vivere quotidiano e, talora, anche quotidiano arrangiarsi davanti ai vari problemi si alterna con le acute ed ironiche/autoironiche, dissacranti riflessioni sulla Realtà, sulle sue mille sfaccettature e sulle sue tante variabili. Quasi un continuo, divertente e talora esilarante esame di coscienza o disincantato filosofare in cui ognuno può ritrovarsi e soprattutto cogliere quel sottile confine fra il ridicolo ed il normale su cui spesso non si ha tempo per soffermarsi.

Un approccio autoironico e spiritoso sui fatti, ed è proprio questo approccio, mai banale, che contraddistingue l’Avvocato Malinconico, lo rende peculiare, piacevole e divertente ed è poi la vera chiave del suo crescente successo fra il pubblico.

La lettura è gradevole e scorre veloce fra riflessioni spassose nonostante qualche rara prolissità. La penna di De Silva è originale ed irriverente, lo stile semplice ma chiaro, leggero e pungente. Tutto è potenzialmente reale, come se preso direttamente dalla realtà quotidiana della vita cittadina, ma visto con una verve distaccata e brillante.

Un avvocato che pur serio non si prende mai sul serio … e … fa bene! E regala così un po’ di leggerezza apprezzabile ai suoi lettori.

data di pubblicazione:01/12/2022

POKER FACE di Russel Crowe, 2022

POKER FACE di Russel Crowe, 2022

Jack Foley (Russel Crowe) è un giocatore d’azzardo divenuto miliardario con i diritti di un software da lui inventato. Ad un punto cruciale della sua vita riunisce i più cari amici d’infanzia in una sua lussuosa villa per una partita di poker. La partita è solo un pretesto, il suo piano è portarli davanti alla verità delle loro vite ed al di là dei loro intimi segreti. Ci sono però alcuni imprevisti che sconvolgono il piano originario …

 

Dopo i discreti apprezzamenti avuti nel 2014 con il suo esordio alla regia con The Water Diviner in cui toccava (in un mix di film di guerra e di commedia romantica) il tema del rispetto per il dolore e della memoria degli scomparsi, esce oggi sugli schermi romani Poker Face di Russel Crowe, la sua opera seconda, presentata all’ultima Festa del Cinema di Roma. Il film ha avuto diverse traversie produttive e l’attore ne ha riscritto la sceneggiatura, lo ha diretto ed interpretato.

Diciamolo subito, non si tratta certo di un capolavoro, ma credo che ciò non fosse nemmeno nelle pretese di chi lo ha realizzato. E’ solo un discreto film commerciale, un più che discreto B Movie e nulla di più. Ma perché mai da Crowe dovevamo aspettarci per forza un capolavoro? e perché doverlo quindi criticare se non ce lo ha dato? Il suo film è un onesto prodotto e ne ha tutte le caratteristiche nel bene e nel male, semmai unisce e mischia troppi diversi generi e tipi: il thriller, lo psicologico, il film introspettivo, il film sul gioco, sull’amicizia o d’azione. Indubbiamente la somma di tante componenti narrative, accennate, iniziate e poi abbandonate può creare disorientamento e sembrare che siano fra loro del tutto scollegate. Lo spettatore non perde però totalmente il filo narrativo perché il vero ed unico legante sono Russel Crowe, la sua perplessità davanti alla presa di coscienza della propria umana fragilità ed il significativo quesito sul senso della propria vita e sul proprio lascito esistenziale. Questo è il vero tema del film.

Certamente i concetti evocati non sono di poco conto e di sicuro sono di molto superiori alle forze, alle capacità di scrittura ed a quanto il film possa mai riuscire a poter dare, ciò non di meno, sia pure a tratti, ci sono elementi e sprazzi interessanti e di qualità.

Un film dunque sicuramente non perfetto anzi con delle pecche, ma in cui traspaiono però le buone intenzioni, c’è cuore, c’è impegno, ci sono lampi di talento, intensità ed onestà. Di certo manca molto la continuità stilistica a causa dei tanti cambi di registro. Pur con questi difetti veniali ed ammissibili in quella che è solo una “seconda prova”, il racconto si segue, la messa in scena è buona, c’è sempre sufficiente tensione, il ritmo ha i suoi tempi ben scanditi e nulla sembra essere affidato al caso. Come dicevamo, il film è essenzialmente retto tutto dall’interpretazione costante e generosa di Russel Crowe che si conferma ancora come un attore dalla recitazione e dalla presenza scenica ammirevole. Buono è poi, come sempre in queste produzioni, anche il resto del cast che fa da contorno.

Nell’insieme dei film in circolazione, anche un B Movie semplicemente discreto come Poker Face riesce ad interessare.

data di pubblicazione:23/11/2022


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THE MENU di Mark Mylod, 2022

THE MENU di Mark Mylod, 2022

Una giovane coppia: Tyler (Nicholas Hoult) e l’amica dell’ultimo momento Margot (Anya Taylor-Joy) si imbarcano per una remota isola del Pacifico per cenare in un esclusivissimo ristorante dell’iperstellato chef Slowik (Ralph Fiennes). Con loro pochissimi altri selezionati commensali in lista d’attesa da mesi. Il menu e l’atmosfera claustrofobica riserveranno però delle sorprese …

  

Visto in anteprima alla recente Festa del Cinema di Roma, il film di Mylod è uscito giovedì scorso nelle nostre sale. Sale che, però, sembrano non riuscire a riprendersi dalla crisi in cui sono sprofondate. Tante e diverse la cause dell’inarrestabile disaffezione, di certo non ultima anche la scarsa qualità dei film finora in distribuzione.

The Menu ha, invece, tutti gli elementi per attrarre gli spettatori ed essere apprezzato. Il mondo della Haute Cuisine ha infatti avuto sempre discreto successo cinematografico, soprattutto negli ultimi anni, in parallelo con la crescente attenzione mediatica ed editoriale sull’arte culinaria, figlia e madre, al contempo, dei tanti reality televisivi e dei tanti chef stellati, star fra le star. Un successo tale da divenire un vero Genere Cinematografico a sé stante. Il mondo asettico e sofisticato degli chef e dei gourmet, con il noir, la black comedy, il thriller e l’horror. Cibo ed Orrore, si sposano bene al cinema, a partire dai film di Marco Ferreri e di Peter Greenaway.

In questo filone, il film di Mylod si pone come una brillante e sofisticata black comedy, permeata di ironia pungente, costruita su un’eccellente sceneggiatura, un ottimo ritmo, un buon montaggio, dialoghi eccellenti e buone performance attoriali, combinando abilmente satira umana, commedia, suspense e critica sociale in un susseguirsi di colpi di scena inaspettati ed una giusta dose adrenalinica di horror.

La trama narrativa, abilmente intrecciata, mette in scena da una parte l’Alta Cucina iperconcettuale, sofistica ed elitaria; dall’altra una Società iperbenestante, disposta a pagare 1250 dollari a persona per una cena, ammaliata dalla sola opportunità trendy, senza alcuna capacità critica di valutazione e di apprezzamento di ciò che potrà degustare. Un mortale contrasto tra l’apprezzare, gustare ed assaggiare ed il mero esserci stati. Un peccato da espiare!

Il regista sa affrontare abilmente e con brio i meccanismi del plot giocando con gli schemi dei vari generi, sostenuto, come detto, dalla buona sceneggiatura e da un cast di attori preciso nei vari ruoli e sottoruoli e capace di dare veridicità ad ognuno di essi. Spiccano su tutti: Ralph Fiennes eccellente ed inquietante, tanto psicolabile quanto creativo, capace di evidenziare le sfumature del carattere border line e risentito del suo personaggio tutto compresso fra il romantico idealista e l’autoritarismo folle; e, sull’altro versante, Anya Taylor-Joy bella e brava nella sua caratterizzazione dell’unica imprevista estranea al gruppo di convitati, tanto imperfetta quanto diretta ed astuta, unica capace di spiazzare l’animo dello Chef.

The Menu è un elegante divertimento fra commedia e thriller, tanto originale quanto sconcertante che piacerà agli appassionati del Genere e farà passare un paio d’ore accettabili agli altri spettatori con il brivido leggero di una cena incubo. Un film cui si potrà perdonare, come peccato veniale, un finale troppo semplice e prevedibile da lasciare un po’ insoddisfatti i palati dei cinefili e dei gourmet.

data di pubblicazione:20/11/2022


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LA SIGNORA HARRIS VA A PARIGI di Anthony Fabian, 2022

LA SIGNORA HARRIS VA A PARIGI di Anthony Fabian, 2022

Nella Londra del secondo dopoguerra Ada Harris (Lesley Manville) si guadagna da vivere facendo la domestica ad ore. Dopo anni di speranze apprende di essere vedova di guerra e, per quanto con i piedi ben saldi nella realtà, è una sognatrice ottimista e vuole realizzare almeno un sogno:un abito di Dior! Risparmia e riesce ad andare a Parigi con la somma sufficiente per l’acquisto. La Maison Dior non è certo come un grande magazzino … eppure …

Tratto dai romanzi di successo di Paul Gallico il film diretto da Fabian, (presentato all’ultima Festa del Cinema si Roma), opta per una realizzazione dagli effetti facili: la simpatica protagonista è una donna di gran cuore, generosa ed ottimista che definitivamente vedova di guerra decide di concentrarsi sul vivere e sui suoi sogni. Si innamora di un abito di Dior ed ecco allora che una serie di fortunate coincidenze le consentono di andare a Parigi con un rotolo di sterline, pensando di poter comprare e portar via in giornata una creazione di Haute Couture. Piacevolmente charmant e superficiale il regista non fa particolari voli di bravura o di fantasia ed il film sembra divenire un’altra delle tante commedie piene di clichès sul fascino di Parigi. Per fortuna la realizzazione non è poi così banale né tantomeno è una cartolina illustrata e, pur non mancando qualche luogo comune, si stacca invece dalla possibile realtà ed i tanti sogni sembrano quasi realizzarsi. Il film prende così sempre più l’aspetto di una favola, anzi di favole nelle favole, in cui tutto sembra risolversi al meglio.

Un’apprezzabile piccola commedia rétro che fa tanto “buon vecchio cinema”, una favola per adulti che si segue con piacere per la gioia dei cuori ed anche degli occhi, davanti agli splendidi abiti e creazioni Dior. Una favola un po’ desueta ma tuttavia graziosa. Uno di quei piccoli gradevoli film che rassicurano soprattutto il proprio ben definito e limitato target di spettatori, ricordando loro che qualcosa di buono può sempre accadere.

Lo scenario, la sceneggiatura, i dialoghi, le location sono perfettamente come dovrebbero essere ed il tutto poggia sulla buona performance degli attori. Lesley Manville regge infatti tutto il film con il suo delicato carisma e la sua recitazione vivace. Accanto a lei a Parigi ci sono Lambert Wilson ed Isabelle Huppert bravi entrambi e poi anche un gruppo di giovani attori ed ottimi caratteristi tutti perfetti nei loro ruoli.

Insomma un film discreto, da vedere e poter gustare che però si scorda con la stessa facilità con cui lo si apprezza. Un film che visti i tempi difficili che stiamo attraversando offre allo spettatore un’apprezzabile boccata d’aria pura, di serenità, di ottimismo ed uno sguardo su un mondo ove tutto si risolve bene … di certo migliore di quello che ci attende fuori del cinema.

data di pubblicazione:17/11/2022


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