THE RETURN di Uberto Pasolini, 2024

THE RETURN di Uberto Pasolini, 2024

(19a FESTA del CINEMA di ROMA 2024)

Uberto Pasolini, dopo aver girato meraviglie come Still Life e Nowhere special, ci sorprende con un cambio di rotta virando su qualcosa di molto distante senza tuttavia cessare di stupirci. Con The return ci regala una rilettura dell’Odissea dopo una gestazione, a suo dire, trentennale. Molto fedele al testo di Omero, il film sembra tuttavia estremamente attuale tanto da apparire una metafora del nostro tempo.

Odisseo (Ulisse) approda ad Itaca respinto dalle onde. È un uomo indebolito dal naufragio, che porta sul corpo i segni di una guerra durata vent’anni. Ma le ferite più grandi non sono visibili se non dal suo sguardo stanco e addolorato per le vittime che la sua impresa ha causato e per i traumi che la sua assenza ha generato nelle persone che ama. Un padre anziano e morente. Un figlio, Telemaco, che non ha visto crescere e che si affaccia all’età adulta. Una moglie fedele e tenace, Penelope, che ha conosciuto solo il dolore di una lunga attesa senza poter camminare al suo fianco. Una famiglia separata dalla guerra e dal tempo. Odisseo non è fiero della sua impresa che ha seminato solo distruzione e morte, oltre a tanta infelicità, apparendo ai nostri occhi come un uomo distrutto e tormentato.

Dopo una gestazione durata trent’anni Pasolini realizza la sua Odissea, a settant’anni dall’ultima versione per il grande schermo, impiegando “più del tempo che ha impiegato Ulisse per tornare nella sua Itaca”. Nelle sue mani ciò che rende questa storia epica attuale, seppur nella sua intatta classicità e fedeltà al testo di Omero, è l’aver ritratto Ulisse come un reduce di guerra, con le sue ferite visibili e non. Le interpretazioni magistrali di Ralph Fiennes e Juliette Binoche con la macchina da presa che segue ogni loro impercettibile espressione o gesto, ci restituiscono il dolore di chi è partito, come il titolo stesso ci suggerisce, ma anche di chi è restato. Il tempo infatti è il terzo protagonista della pellicola, come una entità palpabile, una lunga attesa generatrice di un dolore sordo, tale da assumere le sembianze di un lutto da elaborare in eterno.

Film intenso, ben fatto, curato in ogni singola scena, di rara bellezza e inaspettata attualità. Da non perdere.

data di pubblicazione:20/10/2024








THE RETURN di Uberto Pasolini, 2024

CIAO MARCELLO. MASTROIANNI L’ANTIDIVO di Fabrizio Corallo, 2024

(19a FESTA del CINEMA di ROMA 2024)

Fabrizio Corallo, giornalista e autore televisivo nonché sceneggiatore e regista di documentari, in collaborazione con Silvia Scola ci restituisce un’immagine inedita di Mastroianni, molto lontana dal “divo Marcello”, ma ancora oggi a cento anni dalla nascita vivissima nell’immaginario collettivo.

 

Dalla visione di Ciao Marcello. Mastroianni l’antidivo possiamo desumere che Mastroianni non può essere sintetizzato in un’unica definizione perché ne emerge una figura ricca di sfaccettature, che ha attraversato il suo tempo e attraversa ancora il nostro grazie ad un fascino intramontabile, non alimentato semplicemente dalla sua bellezza e dalla sua indiscutibile bravura. Secondo quanto emerge da questo docufilm presentato alla Festa del Cinema di Roma, c’era in lui qualcosa di molto profondo che arrivava alla gente: l’amore, declinato in tante forme. L’amore per il suo lavoro fatto di tanto cinema ma anche di teatro e televisione, per gli amici, per i registi e i colleghi con cui ha lavorato, per le sue origini semplici, per sua madre e suo fratello, per le donne che ha amato e che non hanno mai smesso di amarlo.

Il documentario, grazie a filmati di repertorio relativi ai set dei film ai quali Mastroianni ha partecipato, a interviste di familiari, amici, consorte e compagne di vita, figlie, riesce a mettere in luce la profonda umanità di quest’uomo. Di questa umanità e semplicità ne sono testimoni Fellini, Scola, Monicelli, De Sica, Visconti, Germi, Petri, Ferreri, Risi, Magni. La sua innata indolenza lo portava ad abbandonarsi sul set, lasciandosi portare per mano dai registi con i quali ha collaborato e stretto forti legami di amicizia, primo su tutti Fellini. Ha fatto scelte di carriera anche bizzarre, recitando in ruoli scomodi per quell’epoca, nella consapevolezza di fare un lavoro che era innanzitutto un gioco. Ha sempre ricusato l’etichetta di latin lover dopo il grande successo de La dolce vita, quando per tutto il mondo divenne semplicemente “Marcello”.

Sicuramente Mastroianni è anche Marcello, un divo ma anche un antidivo, un uomo ricco di sfumature, a cui non fa difetto la contemporaneità.

data di pubblicazione:17/10/2024








THE POWER OF ART OF THE SIX HEROINAS

THE POWER OF ART OF THE SIX HEROINAS

ideazione e regia di Rossano Giuppa

(Madlenianum Theatre – Belgrado, 30 settembre 2024)

Il Madlenianum Opera & Theatre di Belgrado ha ospitato lo scorso 30 settembre la premiere dello spettacolo in lingua serba Moc Umenosti 6 Heroina (The Power of Art of the Six Heroinas) scritto e diretto da Rossano Giuppa. Conosciuto come regista che coniuga differenti forme di arte, quali la musica, la danza, la recitazione, il movimento corporeo, il fashion, Rossano Giuppa ha dato vita ad una performance che celebra la bellezza e l’originalità (foto Mitar).

The Power of Art of the six Heroinas è uno spettacolo che mette insieme la danza, la musica, il teatro, la body art, la pittura ed il fashion, rendendo omaggio a sei grandi artiste che hanno raggiunto fama e successo in differenti ambiti artistici grazie ad una straordinaria capacità innovativa e visione strategica che hanno lasciato il segno e condizionato positivamente le successive modalità espressive.

La performer Marina Abramovic, la pittrice Georgia O’Keeffe, la designer Vivienne Westwood, la coreografa Pina Bausch, la scrittrice Simone de Beauvoir, la cantante Mina rappresentano un gruppo di donne forti e visionarie. Presentato in anteprima lo scorso 30 settembre al Madlenianum Theatre di Belgrado e prodotto dallo stesso e dall’agenzia di eventi Fabrika, lo show è stato rappresentato in lingua serba e partirà a breve per un tour nella penisola balcanica.

La scelta delle sei artiste segue un filo emotivo.

Si inizia con l’Italia e la musica e Mina è la cantante per eccellenza, grazie alla sua straordinaria estensione vocale, versatile, istintiva. Pina Bausch è la danza e la vita, l’espressione dell’esperienza, della memoria e del sogno, “Danzate, danzate, altrimenti siamo perduti” è il suo credo. Marina Abramovic è l’artista concettuale e performativa. I suoi lavori esplorano la body art, la resistenza al dolore, la relazione tra performer e pubblico, i limiti del corpo e le possibilità della mente. Simone de Beauvoir fu un’intellettuale esistenzialista, una scrittrice, una saggista e filosofa, un’attiva femminista. Vivienne Westwood è stata un’icona fashion che ha portato il punk e la new wave nella moda. È stata un’attivista per i diritti civili, il disarmo nucleare ed il riscaldamento globale, la prima a parlare di moda etica. La pittrice americana Georgia O’Keeffe fu la pioniera delle correnti del modernismo e precisionismo, ricevendo numerosi riconoscimenti internazionali per la sua meticolosa capacità di dipingere forme naturali, fiori, deserti. Essere donna nella pittura è ancora oggi un limite.

Lo spettacolo punta a raccontare le sei donne attraverso diverse sfumature ed angolature. Un omaggio a più voci realizzato grazie a grandi professionisti quali come le attrici Tamara Aleksic, Tamara Sustic, Natasa Miovcic e Ljiljana Eric, gli attori Andrej Jemcov e Jovan Petrovic, la compositrice e cantante Iva Ikon, il coreografo Matthew Solovieff, i designers Igor Todorovic, Verica Rakocevic, Zdravka Kulier, Emilija Stojakovic e Dragana Ognjenovic, le ballerine del National Foundation for Dance.

È una carrellata di immagini suggestive, parole evocative per avvicinare il pubblico al loro mondo; ogni immagine in scena, la musica, i movimenti, le parole, gli oggetti, gli abiti sono ispirati e dedicati a loro, su un piano puramente emozionale.

data di pubblicazione:09/10/2024

VITTORIA di Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman, 2024

VITTORIA di Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman, 2024

Presentato all’ultimo Festival di Venezia nella Sezione Orizzonti Extra, Vittoria racconta la vera storia di Marilena Amato e Gennaro Scarica che sul grande schermo interpretano se stessi. Una storia semplice la loro, ma talmente carica di umanità, da emozionare profondamente.

 

Jasmine e Rino sono una coppia sposata da tanti anni, molto affiatata. Vivono a Torre Annunziata, dove lei gestisce con la sorella un salone di bellezza mentre lui ha un laboratorio di falegnameria. Hanno un mutuo da pagare, un finanziamento per l’avvio dell’attività di Rino e tre figli maschi da crescere. Il più grande ha iniziato da poco l’apprendistato come parrucchiere da uomo ma non è molto convinto che quella sia la sua strada. Gli altri sono ancora in età scolare. Jasmine è una madre semplice ma sa osservare i suoi figli, sino a comprenderne le difficoltà e le aspirazioni. È una donna libera ma che conosce bene il suo ruolo all’interno della famiglia. Con Rino hanno spesso discussioni ma sempre costruttive, di confronto, su tutto. Da qualche tempo però è turbata da un sogno ricorrente in cui una bambina bionda le va incontro. La bambina non è sola: con lei c’è il padre di Jasmine, operaio dell’Ilva morto prematuramente di cancro per contaminazione da amianto. Quel sogno, all’apparenza angosciante, tramuta un dolore ancora vivo nella gioia per l’arrivo di una nuova vita: Jasmine capisce che vuole quella bambina. Ne parla al marito che non vuole saperne soprattutto quando scopre che l’intenzione di Jasmine è l’adozione ”i figli sono di chi li cresce non di chi li fa”. Nel bel mezzo di un pranzo di famiglia, mentre si parla tra il serio e il faceto dei piani di evacuazione qualora il Vesuvio dovesse eruttare, Jasmine rende pubblica la sua idea di adottare un figlio.

Marilena “Jasmine” Amato sembra uscita dalla penna drammaturgica di Eduardo De Filippo. In lei convivono credo religioso, superstizione e saggezza popolare in un unicum che trasuda una tale rara umanità, che non può che con forza entrarti nel cuore. Così come è forte la sua spinta irrazionale nel desiderare il frutto di un sogno. Jasmine è una sorta di eroina moderna intrisa di tradizione popolare e Vittoria rappresenta il suo percorso interiore, fatto di coraggio e ostinazione, che stupisce perché non supportato da un livello culturale che possa in qualche modo giustificarlo. Il suo sguardo segnato da un quotidiano fatto di lavoro domestico e non, guarda sempre oltre, proiettato verso il futuro. Tuttavia il film ha il dono di non perdere mai di vista la vita di tutti i giorni, senza scivolare nel becero romanticismo ma proiettandoci sempre nel mondo reale.

Gli attori, tutti non professionisti, portano sul grande schermo una porzione della loro vita di cui Marilena Amato (Jasmine) ne è l’indiscussa protagonista. E la sua ostinazione, che nasce dal suo innato bisogno di offrire amore, ci emoziona profondamente.

data di pubblicazione:05/10/2024


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ANYWHERE ANYTIME di Milad Tangshir, 2024

ANYWHERE ANYTIME di Milad Tangshir, 2024

La scritta Anywhere anytime spicca sul contenitore giallo che Issa porta sulle spalle mentre cerca di sopravvivere facendo il rider per le strade di Torino. Nonostante sia da sei anni in Italia è ancora un immigrato clandestino.

Issa è solo e possiede un cellulare con cui comunica con la sua famiglia in Senegal, a cui cerca di inviare soldi appena può. Dorme e mangia presso i locali della Caritas. Ogni suo giorno è una lotta per la sopravvivenza in una città italiana come tante che sembra non volerlo accogliere, tranne che in rari momenti di inaspettata umanità. Ma lui, chiuso nella sua cupezza con uno sguardo che racconta la sua storia, vuole solo lavorare per inviare i soldi a sua madre. Dopo essere stato licenziato ai mercati generali perché sprovvisto del permesso di soggiorno, chiede aiuto a Mario, un suo conterraneo che lavora nelle cucine di un ristorante. Questi gli fa comperare una bicicletta usata, gli regala lo zaino giallo indispensabile per il trasporto su due ruote e gli presta per il weekend il suo smartphone così che possa ricevere le prime chiamate. L’indomani Issa comincia a correre sulla sua bici, fa le sue prime consegne e torna presso i locali della Caritas stanco ma fiero della sua prima giornata di lavoro. Così invita una ragazza, che dorme nel container accanto al suo, a fare un giro serale per Torino con lui in bici. Sembra l’inizio di una vita vera. L’indomani, dopo una consegna, la bici gli viene rubata. Issa vede il ladro e lo rincorre. Ma è solo l’inizio della sua odissea per tornare in possesso di quel mezzo per lui indispensabile.

La sceneggiatura, declinata nel mondo attuale, di questo bellissimo esordio alla regia dell’iraniano Milad Tangshir, ricorda Ladri di biciclette di De Sica, Premio Oscar nel 1950. Nel 2019 fu il grande Ken Loach con Sorry me missed you, dal titolo emblematico proprio come Anywhere anytime, ad affrontare il tema degli “schiavi del nuovo millennio” che svolgono lavori usuranti e senza tutele, simbolo di uno sfruttamento che si consuma ogni giorno sotto i nostri occhi. Ma nonostante le affinità citate, il film di Milad Tangshir vive di vita propria e ci catapulta in una storia dura, di grande effetto ed impatto emotivo, che deflagra nel nostro stomaco sino a farci sentire piccini per la nostra reiterata cecità. Assistiamo alla disperazione di questo ragazzo che non ha nulla e che lotta per sopravvivere in un mondo estraneo e fondamentalmente ostile. Issa è l’emblema dell’invisibilità, eppure la sua vita come quella di tantissimi immigrati è sotto i nostri occhi, tutti i giorni. L’attore non professionista Ibrahima Sambou è il protagonista di questa storia che passa attraverso il suo corpo, il suo sguardo, le sue corse disperate, le sue rinunce e i suoi sforzi per poi dover drammaticamente ricominciare sempre tutto da capo. Assolutamente da non perdere.

data di pubblicazione:19/09/2024


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