SKYLIGHT – National Theatre Live, di Stephen Daldry

SKYLIGHT – National Theatre Live, di Stephen Daldry

Gardening. If I could make it illegal, I would (da Skylight). Ogni volta che mi trovo al cinema Farnese di Roma per la rassegna del National Theatre live da Londra (ormai al suo secondo anno, nella sala romana), il pensiero che mi accompagna fino alla fine della performance è: “Ma quanto sono bravi questi inglesi!”.

L’opportunità per gli appassionati di teatro è ghiotta: poter assistere a degli spettacoli che fanno  parte del cartellone del National Theatre di Londra (e che quindi sarebbero inaccessibili ai più, a meno di avere tempo e soldi a profusione per volare nella capitale britannica regolarmente), ascoltarli in lingua originale ma con l’aiuto dei sottotitoli che quindi facilitano la comprensione del testo (cosa piuttosto rilevante in uno spettacolo teatrale!), e godere anche della bella regia che ne viene fatta per il grande schermo. Se a questo si aggiunge la grandezza degli attori in scena, il regalo è assicurato, per ogni spettatore che si ritenga buongustaio.

Gli ingredienti della serata di martedì 3 Febbraio erano superbamente selezionati: Carey Mulligan ( Shame, Drive, Il grande Gatsby, A proposito di Davis, tanto per citare alcuni suoi film) e Bill Nighy (la divertente rock star di Love actually, e poi  I love Radio Rock, Pride, tra i suoi lavori) a riempire la scena, lo schermo e i cuori degli spettatori, con i loro Kyra ed Edward. La regia cinematografica di Stephen Daldry, che riesce a regalare quei piccoli dettagli dei gesti e delle espressioni degli attori che sono un arricchimento di questa nuova modalità di fruizione di uno spettacolo teatrale, quello della ripresa cinematografico/televisiva.

Il testo, Skylight, di David Hare, adattatore per il cinema di The Reader -A voce alta e di The Hours, sceneggiatore de Il danno diretto da Louis Malle, tra gli altri, e vincitore, proprio con Skylight, dell’Olivier Award. Il sapore è quello di una storia d’amore, un amore nascosto, adultero, tra due persone che si ritrovano, anni dopo la fine di quell’amore, a mettere in scena le loro età , concezioni di vita e condizioni economiche diversissime. Un confronto serrato che diverte, commuove e lascia in bocca un retrogusto amaro.

Un pizzico di sale viene aggiunto dall’intervista all’autore, realizzata durante lo spettacolo a Londra, e trasmessa nell’intervallo. Egli risponde deliziosamente all’intervistatrice che gli chiede che effetto gli faccia vedere in scena, di nuovo, il suo testo, datato ormai 1995: c’è il test dei 10 anni, per un libro o uno spettacolo: se dopo 10 anni ha ancora qualcosa da dire, allora significa che è valido.  Test superato col massimo dei voti. Non perdete i prossimi appuntamenti! (per dettagli, www.cinemafarnese.eu)

data di pubblicazione 04/02/2015


Il nostro voto:

FRAGILE SHOW di Francesca Macrì e Andrea Trapani – Biancofango

FRAGILE SHOW di Francesca Macrì e Andrea Trapani – Biancofango

Fragile Show è una festa di artisti, ma anche la tragedia di una festa in cui non c’è nulla o nessuno da festeggiare. Mastino, unico protagonista, è tutt’uno con la panca solitaria attorno a cui si aggira nervosamente quando il pubblico entra in sala. La panca diventa punto d’osservazione di una festa e di una vita d’artista a cui, come festeggiato, il protagonista si vuole sottrarre. Chi tace acconsente…no! -urla Mastino – chi tace può non aver nulla da dire, chi tace prende tempo…pensa! Mastino farfuglia il coraggio inconsapevole di dirsi fuori, di battere il tempo dell’insuccesso d’artista, che sia quello personale o dei compagni di conservatorio convenuti. Artisti a cui restano soltanto orpelli delle lontane aspirazioni – Non ho capito perché per quelli che si dichiarano artisti il cappello è d’obbligo -. Mastino ha le sembianze di un clown e la voce volutamente impastata di accenti toscani di Andrea Trapani. Il percorso è quello della ricerca drammaturgica e scenica sul tema dell’inettitudine portato avanti dalla compagnia Biancofango (lo stesso Trapani e Alessandra Macrì) dal 2005, con una trilogia di cui Fragile Show, in scena al Teatro Orologio dal 20 Gennaio al 1 Febbraio 2015, è il terzo tempo. Con debiti e gratitudine a Il soccombente di T. Bernhard è il sottotitolo dello spettacolo che, come tutta la trilogia, nasce dalla lettura di  Thomas Bernhard e dalla ricerca del ritmo di un respiro. Ritmo e tempo di esecuzione che Mastino, nel finale, cerca disperatamente di battere, tragicomico conduttore di un’orchestra invisibile, mentre in sala di diffondo le struggenti note e parole di Lontano, lontano di Tenco. E la caduta dalla panca riempie il silenzio musicale che precede quel di un amore ormai troppo lontano che chiude il brano e le speranze di una ricerca ormai vana.

             
data di pubblicazione 22/01/2015


Il nostro voto:

ASSOLUTAMENTE DELIZIOSE di Claire Dowie,  regia di Emiliano Russo

ASSOLUTAMENTE DELIZIOSE di Claire Dowie, regia di Emiliano Russo

Sei venuta/Ero curiosa/La curiosità ha ucciso il gatto. Primo round. Gong. Sul ring delle loro vite A & B fanno combattere la propria immagine di donna, una maschera che indossano e di cui si spogliano, alternativamente, su di un palcoscenico dicotomico già a prima vista. I brandelli dell’infanzia, dei ricordi, della storia comune, vengono appesi  sulla realizzazione plastica delle loro identità, quelle  A e B colorate che fungono da scenografia. Le due protagoniste si affrontano, fisicamente e verbalmente, con una incomprensibile conta infantile, poi il racconto si dispiega , diventa frontale rispetto ad un pubblico che sarà spettatore, interlocutore, il terzo incomodo, a volte.  La lotta è verbale, il testo provocatorio, irridente, cinicamente divertente, un mantra che si ripete, ad ogni gong, al round successivo, con un ritmo più serrato che costringe le attrici, le due giovani Flaminia Cuzzoli e Ottavia Orticello, ad una riuscita prova di recitazione. Le donne finiranno sopra/ Sopra cosa?/ Sopra chiunque sarà sotto. Il femminismo, l’anarchia, gli slogan, i cartelli, GirlPower, StateAgitati: l’anarchica che si riproduce, perché no,  e si dedica a coltivare le nostre verdure personali, svendendole ad una catena di supermercati.  La femminista in carriera, invece, si arrampica sui tacchi a spillo della propria solitudine e incapacità di amare. Il testo, Assolutamente deliziose, è della britannica Claire Dowie, “l’avvocato supremo della ribellione” (The Stage), madre (o padre, direbbe lei, per andare oltre i generi) dello Stand-up Theatre. Il merito di averlo messo in scena e portato a Roma, dal 15 al 20 Gennaio 2015, alla rassegna  CANTIERI CONTEMPORANEI promossa dal Teatro Due di Roma e con il patrocinio dell´Accademia Nazionale d´Arte Drammatica Silvio d´Amico Teatro, per la regia di Emiliano Russo. Uno spettacolo da regalarsi a mente aperta, perché, per dirla con Claire, stereotipare ed etichettare sono ancora crimini contro l’umanità.


data di pubblicazione 16 /01/2015


Il nostro voto:

TUTANKHAMON CARAVAGGIO VAN GOGH. La sera e i notturni dagli Egizi al Novecento

TUTANKHAMON CARAVAGGIO VAN GOGH. La sera e i notturni dagli Egizi al Novecento

(Mostra a cura di Marco Goldin – Basilica Palladiana, 24 Dicembre 2014 / 2 Giugno 2015)

Una splendida Piazza dei Signori, addobbata per le feste  ed occupata dai banchi di un mercatino natalizio di pregevole qualità ha fatto da cornice alle due ore di fila necessarie per entrare alla mostra in corso nella neo-restaurata Basilica palladiana di Vicenza (si consiglia vivamente, dunque, di prenotare in anticipo). 115 le opere ad attendere il visitatore della mostra intitolata Tutankhamon Caravaggio Van Gogh. La sera e i notturni dagli Egizi al Novecento, aperta fino al prossimo 2 Giugno 2015. Un titolo ed una mostra ambiziosi, che hanno scatenato perplessità da più parti, anche nei docenti del locale Liceo Classico, come riportato dalle chiacchiere dei vicentini tra i banchi del mercato. Una mostra ambiziosa che spiazza il visitatore, con un iniziale criterio espositivo cronologico (come elencato anche nella descrizione in breve sul sito http://www.lineadombra.it/ita/mostre/tutankhamon-caravaggio-van-gogh/la-mostra/tcvg-mostra/tcvg-mostra-breve.php) immettendoci nelle buie sale dei pezzi egizi, per poi proseguire , nelle sale successive, con  criteri di analogia e raffronto di opere di epoche diversissime, legate da un uso simile della luce o dal tema raffigurato. Il raffronto è il sale di una mostra che altrimenti crea difficoltà a rinvenire il filo conduttore prescelto, sia per la sua mancata evidenza di fronte alle  opere, sia per la difficoltà di fruizione delle didascalie, dovuta alla prolissità verbosa e concettuale delle stesse e alla scelta dei colori di sfondo e caratteri, oltre che all’illuminazione spesso insufficiente.  E se il percorso egizio rimane come una porzione a sé stante, apparentemente ma anche logisticamente slegata dal resto, pregevoli sono alcuni raffronti e accostamenti, il contemporaneo Lopez Garcia accanto ad un Tiziano, uno splendido Poussin e l’inquietante Bacon. Notevoli tutte le opere dello spagnolo Lopez Garcia, di cui si svolge contemporaneamente una mostra monografica a Palazzo Chiericati, così come le sferzate sull l’immaginario delle opere di Wyeth, Turner, Friedrich, Hopper e le incisioni di Rembrandt e Piranesi.  Gioiello della sala finale il Narciso di Caravaggio.  Ma la mostra, comunque interessante di sé, val bene il biglietto anche solo se si alza il naso in su e ci si lascia incantare dalla meraviglia che è la Basilica Palladiana che la ospita


data di pubblicazione 08 /01/2015

ITALIA 15/18 – STORIE COMUNI DEL TEMPO DI GUERRA, di Alessandra Fallucchi

ITALIA 15/18 – STORIE COMUNI DEL TEMPO DI GUERRA, di Alessandra Fallucchi

Cento anni dalla Prima Guerra Mondiale. Dieci giovani attori sul palco e nel proscenio, a raccontare e a cantare di questa guerra, “l’unica guerra senza un eroe, un generale, uno statista: il protagonista è la massa dei corpi”.  Un racconto necessario, perché “il recupero della memoria è un dovere nei confronti dei sommersi”.  Questo lo spunto, l’obiettivo e l’incipit dello spettacolo Italia 15/18 – Storie comuni del tempo di guerra, ideato e diretto da Alessandra Fallucchi, ora in scena al Teatro Due Roma, fino al prossimo 14 Dicembre.

Sullo sfondo, metaforicamente e scenograficamente, una trincea: tre soldati, tre caratteri, tre dialetti, i piccoli racconti delle “signorine profumate che ti fanno divertire”, delle lettere alla moglie lontana, dell’acqua che è la cosa più importante, del patriottismo infranto sulle aspre montagne della guerra, scenario di epurazioni fratricide, perché non è concesso non avere più coraggio. Gli attori, tutti professionisti sotto i 30 anni, della compagnia Il Carro dell’Orsa, hanno la stessa giovane età dei soldati, delle crocerossine, delle mogli e madri abbandonate, delle signorine profumate e ci raccontano, in scena,  le loro piccole storie. Frutto di un lavoro di ricerca e documentazione che ha come fonte primaria le lettere e i diari dell’epoca, lo spettacolo diventa “un’autobiografia popolare collettiva”.  Collettiva e ben congegnata è anche la resa scenica, con momenti di voci soliste, inserite sempre in un canto, in un racconto, in un movimento scenico che oserei definire coreografato, variegato dal riuscito espediente della figura intermedia di un cantastorie.  I canti sono quelli popolari, dell’epoca raccontata, ma la loro resa polifonica, con l’accompagnamento della chitarra, estremamente contemporanea.

Un ritornello conclude lo spettacolo e si propaga, come un’eco, nella mente nei cuori degli spettatori: “Ed i secoli sono passati, ragazzi uccisi senza ragione. Per governanti senza coscienza siamo carne da cannone.”  Da far vedere in tutte le scuole del “Regno”.

Teatro Due Roma 3-14 Dicembre 2014

 data di pubblicazione 8/12/2014


Il nostro voto: