LA MIA VITA NON PROPRIO PERFETTA di Sophie Kinsella – Mondadori, 2017

LA MIA VITA NON PROPRIO PERFETTA di Sophie Kinsella – Mondadori, 2017

Come per tutti i suoi precedenti libri, che siano stati pubblicati con lo pseudonimo di Sophie Kinsella o con il nome di Madeleine Wickham, anche questo si apre con una giovane donna simpatica, carina e ingenua, ma sempre “vittima”, in qualche modo, di qualcuno o di qualcosa. Anche in questo caso conosciamo da subito “il principe azzurro” del quale si innamorerà e che la toglierà dai guai, dopo una serie di esilaranti episodi, e di imbarazzanti incomprensioni, di intrighi e rimbalzi degni del miglior Feydeau.

Come per tutti i suoi precedenti libri, dopo a malapena dieci pagine già sappiamo quale sarà la conclusione e, come per tutti i suoi precedenti libri, non si può non continuare a leggere con il sorriso sulle labbra, sapendo di potersi godere qualche ora di sana distrazione che sicuramente alla fine della lettura non ci lascerà argomenti di riflessione, come può fare un “grande” libro, ma altrettanto sicuramente ci avrà allontanato dalla nostra quotidianità, dai problemi della routine di ognuno di noi.

Per questa storia torniamo nel Regno Unito dove conosciamo Katie, una ragazza nata e cresciuta nel Somerset, che finalmente ha coronato il suo sogno di vivere e lavorare a Londra e che, per arrivare faticosamente a fine mese, lavora in una famosa agenzia di marketing ostaggio della sua responsabile, Demeter, della quale ammira lo charme di donna realizzata, sia nella vita privata che in quella professionale, e della quale ammira financo l’alterigia con cui si pone nei confronti di tutti i suoi collaboratori.

Fanno da contraltare alla mancanza di empatia di Demeter le colleghe di Katie che, essendo già passate sotto le forche caudine della responsabile, non possono non compatire la povera nuova assunta.

Tra incomprensioni, progetti naufragati, discussioni con i coinquilini e fuga da Londra, il racconto si snoda velocemente fino a portarci nel Somerset dove Katie, perduto il lavoro londinese a causa di esuberi, aiuterà i genitori a creare un Glamping, la sintesi di un camping “glamour”, mettendo a loro disposizione tutto il know how appreso nei mesi di vicinanza a Demeter.

Quando, e non poteva che essere così, Demeter si presenterà con la famiglia per una settimana di vacanza al Glamping nel Somerset, Katie avrà modo di vendicarsi del trattamento subito sul luogo di lavoro, ma anche di conoscere meglio la donna che era il suo superiore e capire la differenza tra come le appariva e com’è realmente.

La presa di coscienza non può lasciarla indifferente quando sarà necessario prendere una decisione e spendersi per difenderla e cercare di salvarle il posto di lavoro.

Nella sua lotta per la verità sarà affiancata da Alex, giovanissimo manager della società in cui lavora Demeter che, grazie alla sua apparizione, contribuirà a creare una serie di incomprensioni sempre più comiche tra Katie e la sua famiglia.

Non sto certo spoilerando il libro dicendo che, alla fine, vincerà l’amore, l’amicizia e l’onestà: i libri della Kinsella sono la quinta essenza delle storie a lieto fine.

Una lettura piacevole e veloce per una domenica uggiosa in casa sul divano o in spiaggia al sole, comunque sia adatto per distrarsi completamente dai problemi di tutti i giorni e sorridere!!!

data di pubblicazione:12/03/2017

TRE FIGLIE DI EVA di Elif Shafak – Rizzoli, 2016

TRE FIGLIE DI EVA di Elif Shafak – Rizzoli, 2016

Tre figlie di Eva è il nuovo romanzo di Elif Shafak, la stessa autrice de La bastarda di Istanbul.

Nella narrazione si alternano momenti vissuti nel presente, a Istanbul, a ricordi della vita oxfordiana della protagonista Nazperi Nalbantoglu, detta Peri, durante i quali conosceremo anche le sua amiche di allora: Shirin e Mona.

La storia inizia a Istanbul: Peri ha trentacinque anni, tre figli, un marito e una vita agiata, si sta recando con la figlia maggiore a una lussuosa cena da amici del marito, mentre è in fila nel traffico le viene rubata la borsa.

Peri reagisce e insegue le ladre, nella colluttazione che ne segue dalla borsa riemerge una vecchia foto, una polaroid in cui compaiono i quattro volti sorridenti di un uomo e delle sue tre giovani amiche musulmane in un paese lontano da quelli di origine, tre amiche che vivono la loro religione in modo molto diverso una dall’altra, la Peccatrice, la Credente e la Dubbiosa: Shirin, iraniana espatriata con la sua famiglia in Inghilterra per le restrizioni imposte nel suo paese, è bellissima, atea e volitiva; Mona, la Credente, è un’americana di origini egiziane, osservante e femminista porta il velo per sua scelta e infine Peri, la Dubbiosa, figlia di una coppia in totale disaccordo, madre religiosissima ai limiti del fanatismo, padre socialista, laico e totalmente ateo …“la religione era piombata nella loro vita inattesa come un meteorite e vi aveva scavato un baratro dividendo la famiglia in due campi in conflitto.”; mentre suoi fratelli maggiori scelgono ognuno la propria fazione, Peri cerca di non scontentare nessuno dei genitori, ma questa incapacità di prendere posizione ne fa una giovane insicura, costantemente impantanata nel incertezza del dubbio.

Infine l’unico uomo ritratto nella foto, il professor Azur, che le tre ragazze hanno conosciuto frequentando il suo seminario su Dio, è un fervente sostenitore del dubbio come unica via della conoscenza: “… nessuno dei due sembra capire che io, come semplice essere umano, ho bisogno sia della fede, sia del dubbio. L’incertezza, signori miei, è un dono. Non schiacciamolo, facciamogli onore: è di lì che passa la Terza Via.” L’incontro con Azur sconvolgerà la vita di Peri fino ad arrivare a uno scandalo che avrà una enorme eco a Oxford e che la riporterà in Turchia. Uno scandalo che Peri affronterà, come sempre nella sua vita, senza prendere una posizione netta e che le lascerà, per tutti gli anni a venire, un senso di “incompiuto”.

La foto che le è tornata tra le mani, dopo il tentativo di furto, le riporterà alla mente tutti i ricordi del suo periodo oxfordiano, le delusioni e le ferite subite e mai curate ma solo sopite dal tempo, Peri capisce che non può continuare così, che deve prendere in mano il suo passato e chiudere tutti i conti in sospeso per continuare a vivere serenamente.

Libro, bello e intenso che alterna il tema della religiosità a quello della crescita personale a quello dell’amicizia e della delusione.

data di pubblicazione:26/02/2017

LE OTTO MONTAGNE di Paolo Cognetti – Einaudi, 2016

LE OTTO MONTAGNE di Paolo Cognetti – Einaudi, 2016

È la storia di Pietro, un bambino di Milano che fin da piccino viene portato tutte le estati dai suoi genitori in montagna, a Grana nella val d’Ayas, un valle “chiusa a monte da creste grigio ferro e a valle da rupe che ne ostacola l’accesso”; i genitori di Pietro si sono conosciuti e sposati in montagna, ai piedi delle tre cime di Lavaredo; non potevano non tornare al loro antico amore e coinvolgere anche il loro piccino.

A Grana Pietro farà amicizia con Bruno che diventerà, a tutti gli effetti, il fratello che non ha: passano insieme estati a esplorare case abbandonate, ruderi, a tentare di buttare la mola di un vecchio mulino nel torrente, a imparare il dialetto che a Pietro, divenuto Berio, sembrava più appropriato da usare in quei luoghi dove il larice era la “brenga” o i versanti della valle erano “adret” quello esposto al sole e “envers” quello all’ombra, dove vivano gli animali.

“Forse è vero, come sosteneva mia madre, che ognuno di noi ha una quota prediletta in montagna, un paesaggio che gli somiglia e dove si sente bene”.

La quota amata dalla mamma con i boschi e i caprioli, quella amata da Pietro con le torbiere e i pascoli estivi e infine il regno del padre, ben oltre i 2000, dove la montagna diventa aspra e inospitale; era lì che le camminate agostane portavano padre e figlio, ed era quello il momento in cui erano più uniti, era “la cosa più simile a un’educazione che io abbia ricevuto da lui”.

Un libro che parla di un mondo maschile, dell’amicizia dei due ragazzi e di quello che solo anni dopo Pietro scoprirà: il triangolo che si era formato tra lui, suo padre e Bruno, scoprirà quando fosse stato faticoso il rapporto tra se stesso e suo padre e quanto stare insieme camminando, scalando, fermandosi nelle malghe e nei rifugi in silenzio, concentrati su ciò che si ha da fare avesse minato il loro affiatamento e, quanto invece avesse unito suo padre al figlio putativo, Bruno, con cui il silenzio e il non detto lo aveva legato.

L’unica che parlerà e unirà i fili rimasti sciolti nel rapporto tra padre e figlio sarà la madre, custode della storia della famiglia, che permetterà a Pietro di capire tante cose di quel padre così chiuso, così nervoso, così distante.

Un linguaggio magistrale, essenziale e intenso che ci fa assaporare questo romanzo “di formazione” in cui, come per Pietro e il padre, quello che più conta sono le parole tralasciate.

Ho amato questo libro, ho amato entrare nel mondo maschile dell’amicizia, riconoscere la potenza e la profondità di un affetto fatto di azioni concrete, senza parole.

data di pubblicazione:13/02/2017

ORFANI BIANCHI di Antonio Manzini – Chiarelettere, 2016

ORFANI BIANCHI di Antonio Manzini – Chiarelettere, 2016

Chapeau a Manzini che, dopo il meritatissimo successo del vicequestore Rocco Schiavone, invece di cavalcare l’onda e continuare a sfornare casi e casi che poi possano essere trasposti sugli schermi se ne allontana e affronta un tema molto particolare e molto triste.

Orfani bianchi narra la storia di Mirta, ragazza madre moldava emigrata a Roma per poter mantenere l’anziana madre e Ilie, il figlio non ancora adolescente, rimasti nel loro paese natio; un paese che non è in grado di sostentare i suoi cittadini, e il cui unico mezzo per sopravvivere è affidarsi al coraggio di molte donne che vanno in un paese straniero a badare ai genitori, nonni, figli di altre persone e lasciano i propri affetti a migliaia di chilometri di distanza.

Ilie è un orfano bianco, uno dei tanti bambini che crescono senza i propri genitori, lasciato ai nonni o peggio in qualche istituto, in modo che i loro cari che sono emigrati possano dare loro perlomeno la possibilità di crescere e non morire di fame: la speranza per tutti è quella di mettere da parte soldi sufficienti che gli permettano di tornare al proprio paese e poter costruire lì qualche cosa per la propria vecchiaia e per il futuro dei loro figli.

Quello di Mirta e Ilie è un rapporto difficile da tenere vivo, a tanti chilometri di distanza, vivono due realtà troppo diverse e l’unica punto di unione sono i resoconti delle sue giornate che la madre manda al figlio via mail.

L’esistenza di Mirta descrittaci da Manzini è innegabilmente dura, costretta a cambiare spesso lavoro, a dividere il letto con un’altra migrante, a essere trattata come una serva per lavori logoranti e sottopagati. La situazione peggiora quando l’anziana madre muore e Mirta è costretta a lasciare Ilie in un Internat, un istituto per orfani veri e bambini come il suo, un luogo umido, freddo, un casermone più simile a una prigione che a un luogo adatto per crescere dei bambini rimasti soli.

La sofferenza di Mirta arriva al parossismo, consapevolezza che non sta crescendo il proprio figlio perché si trova a migliaia di chilometri ad accudire la famiglia di altri…“Quanto costa questo lavoro, Nina? Il prezzo qual è? E’ alto, te lo dico io. Quello che lasciamo pesa cento volte di più di quello che otteniamo.”

Quando sembra aprirsi uno spiraglio nella sua vita, quando Mirta incontra un uomo che la vuole sposare per iniziare una vita insieme a lei e al suo bambino, quando sembra aver finalmente trovato uno spiraglio in cui intravedere la felicità tutto precipita…

Mi è piaciuta molto la descrizione di questa figura di madre, le sue ingenuità, i suoi dubbi, la sofferenza per la sua situazione e anche la scaltrezza che necessariamente deve tirare fuori da se stessa; di contro la descrizione degli italiani che incontra mi è sembrata troppo qualunquista, come è giusto che Mirta si indigni per essere ingiustamente accomunata ai connazionali che delinquono: “Come si fa a sopportare di essere colpevole di cose che non hai mai pensato? Solo perché altri quelle cose le fanno. Tutti i giorni. E quindi per riflesso le fai anche tu? Sarebbe mai arrivato il giorno in cui sarebbe stata considerata né più né meno che una donna e giudicata per le sue azioni?” dal racconto sembra che tutti gli italiani siano razzisti, cinici e incivili…

Sicuramente un libro da leggere, con argomenti che fanno riflettere assai.

data di pubblicazione:29/01/2017

IL LABIRINTO DEGLI SPIRITI di Carlos Ruiz Zafon – Mondadori, 2016

IL LABIRINTO DEGLI SPIRITI di Carlos Ruiz Zafon – Mondadori, 2016

Ultimo libro della tetralogia del Cimitero dei libri dimenticati Il Labirinto degli Spiriti è un romanzo entusiasmante, fatto di tormenti e di passioni, di intrighi e di avventure in una Barcellona della fine degli anni ’50 in cui ci perderemo tra le strade reali e lugubri e tra quelle avvolte dal mistero del suo “riflesso maledetto”.

Ci sono voluti dodici anni a Carlos Ruiz Zafon per chiudere la sua tetralogia, e lo fa con un libro magnifico, che ci incatena alle sue pagine con l’intensità del suo racconto e che, ancora una volta, celebra la maestosità del mondo dei libri.

Nel romanzo, che è la summa dei tre che lo hanno preceduto, ritroviamo personaggi che abbiamo già conosciuto: Julian Carax, David Martin e Mauricio Valls, la libreria Sempere, con un Daniel ormai padre, e l’inseparabile amico Fermin Romero de Torres. I fili sciolti vengono annodati e vengono date le risposte di cui eravamo in attesa dai precedenti volumi.

A indicare la strada per rispondere a tutte le domande che erano rimaste insolute è Alicia Gris, nuovo personaggio legato a doppio filo con Fermin  di cui non possiamo che innamorarci, come è sempre accaduto per tutti personaggi nati dalla penna di Zafon: complessi, oscuri, segreti, ricchi di mille sfaccettature.

Alicia Gris: di lei sappiamo solo che è stata strappata dalla strada e dalla sua realtà di “ladruncola” dal suo “capo” Leandro, che le ha insegnato tutto quello che sa e che ne ha  fatto una vera artista del travestimento, iniziandola all’arte di indurre le persone a raccontarle ogni loro segreto.

Il ministro Mauricio Valls è scomparso da qualche settimana dopo una mirabolante festa nella sua villa di Madrid: sulle sue tracce è stato prima mandato l’agente Lomana, acerrimo nemico di Alicia, ma anche lui scomparirà nel nulla.

Leandro sceglierà quindi la sua migliore agente che, coadiuvata nelle indagini dal capitano della polizia Juan Manuel Vargas, troverà nascosto nello studio del ministro una copia di Il labirinto degli spiriti. Ariadna e il Principe scarlatto di Victor Mataix. Inevitabilmente Alicia e Vargas non possono che andare a Barcellona, la città dove Valls è stato temutissimo direttore della prigione di Montjuic, dove sono stati rinchiusi Mataix e Martin; seguendo le tracce del libro, Alicia arriva nello studio dell’avvocato Brians, dove troverà preziose informazioni su Isabella Gispert Sempere che la porteranno fino alla libreria dei Sempere e Figli, fino a Daniel e Firmin…

I frammenti del puzzle creato ad arte nei precedenti volumi cominciano ad allinearsi e ad assumere una forma ben precisa.

Un libro di oltre ottocento pagine che scorrono velocemente e sempre di più fanno anelare a leggere, leggere, leggere ancora; si arriva alla fine in un baleno, soddisfatti ma un po’ malinconici, come si è sempre quando si finisce un libro i cui personaggi sono diventati degli amici reali.

data di pubblicazione:22/01/2017