ORESTEA di Eschilo, regia di Luca De Fusco

ORESTEA di Eschilo, regia di Luca De Fusco

(Napoli, Teatro Argentina – Roma, 12/17 gennaio 2016 e in tournée)

L’Orestea di Eschilo, scritta nel 458 A.C., unica trilogia del teatro greco pervenuta fino a noi, è stato sempre uno dei testi preferiti dalla regia moderna, per le influenze e le varietà di analisi che il testo suggerisce, un banco di prova ideale per le interpretazioni praticabili.

L’excursus che va da Agamennone, la prima delle tre tragedie componenti la trilogia, a Eumenidi, che la conclude, non è che un cammino antropologico che, partendo da una società arcaica primitiva, basata sulla legge del taglione e su altre atrocità, giunge a un’alba politica basata su un nuovo senso del giusto. La cupa maledizione che costituisce la terribile esistenza degli Atridi non è che il riflesso degli orrori pubblici e privati compiuti dagli individui e dai popoli e la presa di coscienza di ciò consente un futuro. Stilisticamente alla alta tragicità di Agamennone e delle Coefore fa seguito un epilogo razionale che consiste nel processo ad Oreste, una parte verbosa ma essenziale.

Nel sontuoso spettacolo prodotto dagli stabili di Napoli e Catania (sforzo produttivo encomiabile visti i tempi), il regista Luca De Fusco capta una torva attualità nella violenza dei tempi della saga degli Atridi e immagina un avvenire, oltre l’antichità, rappresentando un’assemblea futuribile con echi di Star Wars. Per il resto è uno spettacolo diseguale, con alcune scelte felici (il coro dell’Agamennone risolto da quattro coreuti che strisciano per terra), altre meno riuscite, come le troppe coreografie inutili. Ma sulla eccellente resa di alcuni grandi interpreti, nulla da eccepire: Elisabetta Pozzi splendida Clitennestra, Mariano Rigillo nel ruolo di Agamennone, Gaia Aprea strepitosa come Cassandra, Angela Pagano prima coefora molto sulfurea, Cicci Rossini autorevole Plizia, e ancora il robusto Egisto di Paolo Serra, la finissima Elettra di Federica Sandrini, il bravo Giacinto Palmerini che è Oreste: insomma davvero un bel cast, assai applaudito.

data di pubblicazione 15/01/2016


Il nostro voto:

 

TRADIMENTI di Pinter

TRADIMENTI di Pinter

(Teatro Eliseo – Roma, 1/20 dicembre 2015)
Di tutte le commedie di Harold Pinter Tradimenti, scritta nel 1977, è una delle più rappresentate, anche nel nostro Paese dove a tutt’oggi si contano una mezza dozzina di edizioni, tutte di pregio. Le ragioni di questa fortuna sono da attribuire alla miracolosa fusione dei temi e dello stile pinteriano, con una apparente “ veste “ di intelligente e piacevole teatro di conversazione che cela però amari e dolenti rapporti tra i protagonisti. In scena abbiamo tre personaggi, legati anche da interessi lavorativi editoriali, ma che soprattutto sono le classiche figure di un triangolo amoroso; lei-lui-l’altro Alla base una storia di adulterio durata sette anni, raccontata dalla sua conclusione fino allo scoccare della prima scintilla, perché, dice Pinter, spesso il meccanismo della memoria funziona all’incontrario, partendo dalla fine, andando a ritroso nel tempo.
Andando avanti o meglio all’indietro, lo spettatore scoprirà che non tutto è come sembra, che i segreti non sono sempre tali, che oltre ai personaggi in scena ce ne sono altri che non appariranno mai ma che sono determinanti e che la finzione e i tradimenti possono essere una costante dell’esistenza, e in definitiva che tutto può ricondursi al NULLA Pinteriano, a quella No Man’s land, (tanto per citare un altro significativo titolo del drammaturgo inglese) che è la vita.
L’allestimento di Michele Placido è vivace e allusivo, arricchito da proiezioni sul fondale, qualche musica e addirittura qualche effetto olfattivo. Si rimpiange un poco l’atmosfera di attesa, il silenzio pregnante di altri allestimenti, è come se tutto fosse “italianizzato”, in scena si urla, ci si appassiona, si mima un amplesso: ne fa le spese soprattutto il pur bravo Francesco Scianna, ben poco british.
Ambra è trepida, ipersensibile, sottilmente nevrotica, di certo la sua interpretazione teatrale più riuscita. Infine perfetto Francesco Biscione che dei tre è il più credibilmente pinteriano. Si replica Roma fino al 20 poi in tournèè nazionale.

data di pubblicazione 11/12/2015


Il nostro voto:

SONGBIRTH di Simona Irrera, 2015

SONGBIRTH di Simona Irrera, 2015

La giovane videomaker Simona Irrera nel suo ultimo documentario Songbirth, (un corto di un’ora scarsa già presentato a Roma all’Isola tiberina e poi a Washington e alla Casa del cinema) si propone di indagare sul momento creativo dell’arte e sceglie di farlo attraverso la più immediata e la più popolare delle arti, la canzone. La regista intervista un gran numero di musicisti e autori e chiede loro di parlare dei motivi di ispirazione, dello spirito con cui affrontano la composizione, parlando delle loro emozioni e dei loro stili.

Ne esce un variopinto ritratto a volte anche spiritoso e sorprendente, o comunque interessante. Simona Irrera ha una formazione scientifica, ha alle spalle studi e lavori relativi alla chimica e questo approccio si riflette anche sullo stile della regia, la videocamera  della Irrera analizza e, scruta (lo si vedeva anche dal suo primo lavoro, intorno al viaggio di una goccia) non dimenticando l’aspetto spettacolare e con una bella sensibilità.

Da non perdere al Detour di Roma il 4 dicembre, in concorso de il festival del cinema indipendente

data di pubblicazione 27/11/2015

TRADIMENTI di Pinter

LA LUPA di Giovanni Verga, regia di G. Ferro

(Teatro Quirino – Roma, 17/29 novembre 2015)
Se un’attrice, oggi, decide di interpretare La Lupa, dramma in un atto ridotto da Verga da una sua novella (opera non certo tra le migliori del grande scrittore siciliano), ci dev’essere una buona ragione, un approfondimento del testo che giustifichi una nuova lettura del dramma, un’intenzione che vada oltre il volersi misurare con un personaggio interpretato da grandi attrici drammatiche come Anna Magnani, Lydia Alfonsi e la Proclemer.
Lina Sastri, interprete sensibilissima e di franco talento, è tesa a “umanizzare” i suoi personaggi, anche quelli più scomodi, ricordiamo la sua Bernarda Alba, che felicemente prese un po’ le distanze dalla consueta madre tirannica e integralista a tutto tondo.
E dunque anche qui siamo difronte a una Lupa diversa dalla insaziabile mangiauomini; è piuttosto una donna innamorata, che arriva a regalare sua figlia all’uomo amato ma che poi non sa resistere al fuoco della passione. E quell’appellativo di “ lupa “ sembra più un dispregiativo con cui “la gente” stigmatizza una donna che sfida involontariamente le convenzioni, alla fine più vittima che carnefice.
In scena un fienile e un cielo convesso che muta colore secondo le ore del giorno sono gli elementi
scenografici in cui si muovono i bravi attori, con qualche impaccio di regia a dir la verità, ma con un risultato finale apprezzabile.

 

 

data di pubblicazione 22/11/2015


Il nostro voto:

TUTTO PUÒ ACCADERE A BROADWAY di Peter Bogdanovich, 2015

TUTTO PUÒ ACCADERE A BROADWAY di Peter Bogdanovich, 2015

Aspettavamo da tempo il ritorno al cinema di Peter Bogdanovich, ci mancava il suo umorismo forte ma allo stesso tempo raffinato, preciso come un meccanismo ad orologeria eppure mai scontato. Il suo ritorno dopo ben 15 anni, si deve al suo giovane ammiratore Wes Anderson, che gli ha prodotto questa pellicola, She’s Funny That Way, che in Italia è diventato Tutto può accadere a Broadway commedia particolarmente frizzante di ambientazione newyorchese. E’ la storia di un’attrice vivace (Imogen Poots) che confida a un giornalista la sua vicenda a dir poco insolita: era una ragazza squillo, e una sorta di buon samaritano la ha aiutata a diventare quella che è, una donna di successo. Il samaritano (Owen Wilson) è un regista teatrale bravo a letto, come generoso nella vita, molto affezionato alle escort che frequenta, al punto che  offre loro, dopo l’amore, una grossa somma di denaro per far sì che possano realizzare i propri sogni. Divertente e allegro, il film moltiplica vicende slapstick le identità sbagliate, gli equivoci e i colpi di scena, in una favola folle a New York, dove tutto accade, dove tutto nasce, dove succedono anche cose folli tipo un tassista che, improvvisamente  decide di lasciare l’auto e i suoi passeggeri in piena via bloccata dal traffico e di continuare la sua giornata con un altro taxi proveniente dall’altro lato !!! Il tutto orchestrato a meraviglia tra porte che sbattono alla Feydau, humour, citazioni cinefile, espedienti forse a volte da vecchio cinena  che però funzionano eccome !

 

data di pubblicazione 15/11/2015

 


Scopri con un click il nostro voto: