LE CONFESSIONI di Roberto Andò, 2016

Di : T. Pica

25 Apr 2016 | Accredito Cinema, cinema

Cosa accade quando durante il G8 i Ministri dell’Economia delle nazioni più potenti del mondo si riuniscono al cospetto del direttore del Fondo Monetario Internazionale per adottare una delibera che potrebbe sconvolgere la vita di milioni di famiglie e persone per interminabili decenni? Una risposta prova a darla Roberto Andò attraverso una visione intimista, decisamente algida e patinata, del consesso calcolatore e glaciale di Economi, che lascia sullo sfondo i numeri e i tecnicismi propri della finanza internazionale.

Il direttore del FMI, Daniel Rochè (Daniel Auteuil) convoca nel lussuoso hotel di Heilingendamm – in Germania – anche tre personaggi estranei alla sfera politica e al mondo della finanza: Claire Seth (Connie Nielsen) una scrittrice di bestsellers per bambini, la rock star Michael Wintzl (Johan Heldenbergh) e Roberto Salus un monaco certosino italiano (Toni Servillo). I tre “forestieri” dovrebbero conferire al G8 quella sensibilità, quella umanità in grado di rendere i “distanti” Ministri, adagiati nel loro Olimpo, più vicini ai diffidenti “occhi” dei vari substrati della società contemporanea e alle problematiche “terrene”. Fin da subito, però, si intuisce che il monaco enigmatico e sibillino, Roberto Salus, sarà l’elemento disturbante della rigida perfezione che permea il sofisticato albergo e il programma del G8. Il monaco certosino votato al silenzio è stato infatti invitato dal direttore Rochè per un’urgenza personale ben precisa: confessarsi con il monaco perché non è abituato a perdere tempo e guarda sempre al futuro per anticipare il tempi.

Subito dopo la confessione l’inaspettata morte del direttore del FMI innesca la silenziosa “scalata” del monaco al tavolo del G8 ma, soprattutto, al cuore e alle coscienze dei Ministri che si sono piegati all’approvazione unanime della delibera del G8. Riuscirà Salus a rendere davvero collegiale e condivisa la manovra finanziaria scuotendo e mutando i programmi del tavolo di élite in cui spaesato – ma contenutisticamente non del tutto “estraneo” – si è suo malgrado seduto? Il Certosino, nella sua soffice, e “pesante”, candida veste si muove tra i corridoi, le sale, i giardini del grand hotel, ascolta i Ministri indispettiti forte di un libro che stringe sotto il braccio: la favola The wise child della scrittrice Claire, come lui impegnata ad osservare i ministri e le loro dinamiche più intime cogliendone le frastagliate fragilità. Roberto Salus si confronta, scontra con i potenti del mondo economico internazionale, e raccoglie anche la segreta confessione del Ministro italiano (Pierfrancesco Favino, già noto ai panni del Ministro debole e corrotto di Suburra), sbattendogli in faccia la copertina di una favola – The wise child appunto – che forse, come quelle di Esopo e Fedro, potrebbe aiutarli a ritrovare le proprie radici, l’onestà e il coraggio perduti.

Con questo film Roberto Andò e il suo “mattatore” prediletto, Toni Servillo, abbandonano i toni ironici e dinamici che avevano caratterizzato Viva la libertà per soffermarsi su una sceneggiatura decisamente più statica. Evidenti le analogie con le inquadrature e le dimensioni lussuose e algide di Youth, e non solo, di Paolo Sorrentino dettate, oltre che dalla natura del paesaggio teutonico circostante, anche dall’interiorità di personaggi posta in primo piano. Il summit del G8 e l’indagine sulla morte del direttore del FMI rimane in una dimensione metafisica, inafferrabile. La storia, dal simbolismo che omaggia anche la filmografia di Alfred Hitchcock, è molto lenta e, pur assumendo in modo via via più evidente, i toni del noir e del thriller, rimane priva del ritmo incalzante che dovrebbe accompagnare la tensione in ascesa.

Il finale rimane sospeso e irrisolto, lasciandoci in un limbo tra onirico e realtà sugellato dall’immagine francescana del monaco Salus che riparte con il cane rottweiler che si è ribellato ed ha abbandonato il padrone, il ministro della finanza tedesca. Che sia anche questo un velato messaggio? Ad ogni spettatore la sua chiave di lettura.

Ottima come sempre l’interpretazione di Toni Servillo che ipnotizzando lo spettatore lo aiuta a non perdersi nelle silenziose digressioni del film.

data di pubblicazione: 25/04/2016


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