LA BELLA GENTE di Ivano De Matteo, 2015

La psicologa Susanna (Monica Guerritore) e suo marito Alfredo (Antonio Catania), cinquantenni colti, aperti, senza pregiudizi e molto protesi verso gli altri, vivono e lavorano a Roma, lui come architetto e lei come responsabile di un consultorio per donne in difficoltà che subiscono violenze e soprusi; il loro unico figlio (Elio Germano) studia a Londra ed è fidanzato con Flaminia (Myriam Catania), “pariolina” ricca e viziata. Susanna è sicuramente quel genere di persona che identifica nel lavoro i propri ideali non riuscendo a rimanere inerme di fronte a qualsiasi forma di maltrattamento, e per questa sua “ossessione” viene sovente presa in giro da una coppia di amici (Iaia Forte e Giorgio Gobbi), proprietari di un casale in Umbria vicino a quello dove lei ed Alfredo amano trascorrere da sempre i week-end e le vacanze estive. Ma un giorno d’estate, dal finestrino della sua auto, Susanna scorge lungo la strada che la riporta in villa un uomo che picchia una giovane donna: decide istintivamente di voler proteggere la ragazza coinvolgendo il marito, suo vecchio compagno di lotte sociali sin dai tempi del liceo, che inizialmente si mostra contrario.

Il film La bella gente è del 2009, ma è uscito nelle nostre sale solo alla fine del mese di agosto di quest’anno, dopo che il regista De Matteo ci aveva già conquistati con le sue due pellicole successive: Gli equilibristi nel 2012 e I nostri ragazzi presentato a Venezia nel 2014 (Giornate degli Autori). C’è sempre una famiglia, spesso apparentemente felice, con le sue dinamiche e con problemi a volte giganteschi, al centro delle analisi del regista, funzionali per denunciare pecche che si inseriscono in maniera più ampia nel tessuto sociale contemporaneo. De Matteo nei suoi film non giudica mai ma si limita ad esporre dei fatti, lasciando libero lo spettatore di trarre le proprie conclusioni. Ed anche in questo film di “esordio al contrario”, come potremmo definire La bella gente, nel mirino c’è una certa borghesia di sinistra che quando si confronta con la realtà non sempre riesce a tenere alti i propri ideali, trasformandoli all’improvviso in semplice e volgare buonismo, ma che soprattutto mostra un forte attaccamento a quegli agi raggiunti ed ipocritamente condivisibili, che diventano di nuovo fortemente privati quando qualcuno, che non appartiene ad una ben definita e ristretta cerchia di persone, mostra di volerne un pezzetto minandone l’integrità. A quel punto basta chiudere le porte del proprio casale in una fresca serata estiva e tornare ognuno al proprio posto, facendo finta che nulla sia successo e cullando la stolta illusione di aver fatto la cosa giusta, continuando al contrario a coltivare inconsciamente le proprie debolezze e fragilità.

data di pubblicazione 04/10/2015


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