FRANTZ di François Ozon, 2016

Germania, 1918. La giovane Anna si reca ogni mattina al cimitero per portare fiori freschi al suo Frantz, morto sul fronte francese. Un giorno scorge un giovane piangere sulla tomba del suo amato: scoprirà di lì a poco che si tratta del francese Adrien, che pare abbia conosciuto Frantz a Parigi. Nonostante lo sconcerto iniziale dei genitori di Frantz, presso i quali la ragazza vive come fosse una loro figlia, Adrien riuscirà a scaldare nuovamente i loro cuori con i suoi racconti, facendo dimenticare ogni genere di ostilità.


Tratto da uno spettacolo teatrale già gloriosamente portato in passato sul grande schermo, l’ultimo film di François Ozon, in concorso alla 73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2016, è un susseguirsi di quadri in bianco e nero raffinati ed intensi, che ci avvolgono teneramente nell’atmosfera di una storia semplice, fatta di silenzi e cose non dette, a tratti ambigua ed aperta a svariate interpretazioni, in cui dialoghi essenziali unitamente ad una ambientazione ristretta a poghi luoghi, aiutano ad apprezzare invece che annoiare. Splendidi gli interpreti che ci regalano una prova sublime della loro bravura: Pierre Niney (Adrian) aveva già conquistato il pubblico con la sua struggente interpretazione di Yves Saint Laurent nell’omonimo film, mentre Paula Beer (Anna) è una giovane attrice tedesca, già apprezzata nel 2015 al Festival di Roma nel film della sezione Alice Four kings di Theresa Von Eltz (purtroppo non uscito nelle sale italiane), dotata di raffinata bellezza unita ad una forte intensità recitativa, che ha pienamente meritato il premio Marcello Mastroianni per il miglior attore emergente assegnatole a Venezia.

Anna e Adrian rappresentano nel film di Ozon una coppia di amici “pericolosi” per la mentalità dell’epoca, anche perché lui, in quanto francese, è visto come un nemico dagli abitanti del paese e per farsi benvolere dai genitori di Frantz, in particolare dal padre che gli aveva mostrato una forte ostilità, racconta menzogne su come ha conosciuto il loro figlio mantenendo sempre un alone di mistero sui veri sentimenti che aveva provato per lui. In realtà l’atteggiamento ambiguo del giovane Adrian, sottolineato dalla sapiente regia di Ozon che mescola continuamente realtà e finzione, viene filtrato da Anna che seppur si invaghisca di questo ragazzo fragile e gentile in cui rivede il fidanzato scomparso, sente di dover difendere gli anziani genitori dal dolore che la verità sulla morte dell’unico figlio potrebbe causare loro. Ed in questa altalena di emozioni, disillusioni, piccole gioie e menzogne, Anna elabora il suo lutto e finalmente rinascerà a nuova vita.

data di pubblicazione: 14/09/2016


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3 Commenti

  1. Il cinema è bello perchè può anche dividere nettamente su sponde opposte guelfi Vs. ghibellini , ricorso storico mai spento. Ancorchè con grandi aspettative ho avuto una enorme delusione da questa “pellicola” (il termine in questo caso poco appropriato!!!) La storia un vero feuilleton d’altri tempi (tra fine 800 teatrale e primi novecento cinematografico). Il “treatment” poi assolutamente inadatto al linguaggio cinematografico, in special modo nelle forme moderne e sempre più velocemente evolutive. Forse per chi ha qualche (molti) lustro meno di me può apparire affascinante… io l’ho trovato TELEVISIVO (sceneggiati rai anni 60) al 100%… (mancavano A. Lupo e A.M. Guarneri e la loro bravura) e per nulla cinematografico. Solo i cambi di colore-B/N e qualche musica vagamente risonante l’Hitchcock in B/N prima maniera (da Rebecca a Io Ti Salverò fino a Psyco) mi diceva che ero in una sala cinematografica, ma ahimè senza la magia che tale luogo deve avere per la quale delle immagini proiettate possano fregiarsi del titolo di CINEMA… dopotutto questa è (non certamente in questo caso) la settima arte!!!

  2. Condivido pienamente il giudizio sugli attori e sulla “complessa semplicità” della storia, che coinvolge con discrezione lo spettatore e lo lascia libero di ricostruire la sua verità su Frantz.

  3. L’analisi del film assolutamente giusta e corretta anche nell’approfondimento delle sue bellezze. Del film si apprezzano anche i continui e incredibili colpi di scena – non spettacolari – con sottili cambiamenti psicologici e di prospettiva e con impatti emotivi drammatici. Emozionante.

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