RASSEGNA BIMBI BELLI  – SARÁ UN PAESE di Nicola Campiotti

RASSEGNA BIMBI BELLI – SARÁ UN PAESE di Nicola Campiotti

(Roma, Arena Nuovo Sacher – 6/23 luglio 2015)

Non ero entusiasta, ero determinato. Anche troppo. Un carro armato”. Questa la bella e sincera risposta di Nanni Moretti alla solita signora inopportuna che ad ogni dibattito cerca di spostare l’attenzione su di lui, che invece è lì per intervistare il regista esordiente di turno. Seduto al suo fianco c’era Nicola Campiotti, e proprio prendendo spunto dall’entusiasmo con cui rendeva conto del suo film Sarà un paese, nasceva la fatidica domanda.  Un titolo senza punto interrogativo e senza punto esclamativo, quasi a lasciare aperta ogni possibilità, specialmente quella della speranza e non una pura constatazione di ciò che non funziona. Ma soprattutto una speranza che passa per la scelta degli occhi attraverso cui guardare il nostro paese, quelli del bambino protagonista, Elia. Una recita, scritta dallo stesso regista, sul mito di Europa e sul viaggio che suo fratello Cadmo farà alla ricerca di lei, regalandoci, come frutto di questo viaggio, l’alfabeto.  Prendendo spunto da questa recita e dal dono dell’alfabeto, Elia e Nicola, suo fratello nella finzione cinematografica, impersonato dal regista stesso, iniziano un viaggio anche loro, alla scoperta di alcune lettere: M, Matilde, per la vicenda di un bambino ucciso da ciò che ha respirato, raccontata dalla sorellina, L, lavoro, quello che non c’è e costringe a partire, appena conseguita la laurea, per un paese straniero. E poi l’amore per la terra, il paesaggio e l’ambiente, l’apertura alla conoscenza e all’incontro di culture e credenze diverse, gli articoli della Costituzione della Repubblica confrontati da Elia al racconto della realtà che è andato raccogliendo nel viaggio alfabetico, il Buon Governo e un discorso sulla decrescita fatto al bambino dal celebre economista e filosofo francese Serge Latouche, mostrando e prendendo a titolo di esempio delle simpatiche lumache. Intenti e temi encomiabili che però scontano, per la maggior parte del film, una realizzazione che a nostro parere è eccessivamente didascalica e retorica, pur con momenti particolarmente interessanti, quali il confronto tra prima e seconda generazione di immigrati, realizzato attraverso il colloquio tra madre e figlio di una famiglia egiziana a Roma; con sorprendente diversità di vedute sul sentirsi italiani. Un episodio sicuramente significativo per un film dal titolo Sarà un paese.  Per dovere di cronaca, riportiamo anche il momento di brivido che ha preceduto la proiezione: un forte tonfo ha costretto il pubblico dell’arena col naso in su. Un piccolo angolo di cornicione, forse provato dal caldo asfissiante di questi giorni, ha deciso di venire giù a sorpresa. Che volesse partecipare al dibattito e dire qualcosa, o essere esemplificativo, nel suo crollare a terra, sullo stato di questo Paese?

data di pubblicazione 16/07/2015

RASSEGNA BIMBI BELLI – CLORO di Lamberto Sanfelice

RASSEGNA BIMBI BELLI – CLORO di Lamberto Sanfelice

(Roma, Arena Nuovo Sacher – 6/23 luglio 2015)

La fatica necessaria per creare la bellezza. Questo è ciò che volevo raccontare scegliendo il nuoto sincronizzato”. Lamberto Sanfelice, regista di Cloro, risponde così alla domanda che lo interpella sui motivi della scelta di questo sport quale sogno e attività della protagonista del film.  Il regista ha le idee chiare, risponde alle domande con cognizione di causa, sviscerando ogni scelta linguistica e stilistica del film. Un film duro, asciutto come la storia che racconta, la vicenda di Jennifer, un’adolescente catapultata nel mondo delle responsabilità degli adulti, improvvisamente privata dell’acqua del suo nuoto sincronizzato ad Ostia ed immersa nel gelo, ambientale ed umano, di una piccola e semideserta località sciistica delle montagne abruzzesi. Le immagini, sin dall’inizio, riportano alla mente atmosfere e temi di Un gelido inverno (2010, Debra Granik), di cui era protagonista la bravissima Jennifer Lawrence, ed è bello trovare conferma di ciò dal regista, al punto che il nome del personaggio di Cloro, Jennifer, è stato scelto proprio per rendere omaggio alla Lawrence e a quella sua bella interpretazione. Il perno su cui ruota Cloro è proprio l’interpretazione dell’attrice principale, Sara Serraiocco (già vista in Salvo di Grassadonia e Piazza). “A me interessano i film/il cinema come ricerca di personaggi, di umanità, piuttosto che i film che raccontano storie importanti (…) volevo fare un film senza musica, un film che trasmettesse le emozioni attraverso la recitazione e meno attraverso i trucchi e gli strumenti che i registi possono mettere in scena.” Moretti cita i Dardenne come punto di riferimento per un utilizzo della camera così ravvicinato a corpi e volti, tanto  che addirittura non entrano nell’inquadratura, o magari sono ripresi di spalle. Sanfelice aggiunge una nota sull’utilizzo del fuoco lungo per raccontare lo sradicamento, e un uso della soggettiva molto particolare, tramite i filtri di occhiali da sci, di una palla trasparente o delle vetrate, quando a guardare sono gli occhi di Gabriele, il fratellino a cui Jennifer è costretta a fare da madre, vivendo con lui in una baita di montagna. Ed è proprio un’inquadratura della montagna, di quel luogo che ormai rappresenta il cuore e la famiglia, a chiudere il film, lasciando il finale sulla scelta di vita aperto, come il mare che Jennifer stava guardando poco prima.

data di pubblicazione 17/07/2015

RASSEGNA BIMBI BELLI – SHORT SKIN di Duccio Chiarini

RASSEGNA BIMBI BELLI – SHORT SKIN di Duccio Chiarini

(Roma, Arena Nuovo Sacher – 6/23 luglio 2015)

Una ventata d’aria e d’acqua fresca (visto l’ambientazione marina della storia) è arrivata al pubblico della quarta serata di Bimbi Belli attraversola visione di Short Skin, lungometraggio d’esordio del fiorentino Duccio Chiarini. La sessualità al centro dell’attenzione ma solo per sviluppare un tema più ampio, quella della ricerca e della scoperta, in realtà, dell’affettività, come affermato dallo stesso regista durante il dibattito post film condotto, come sempre, da Moretti. Suscitando fresche e sonore risate tra il pubblico, le immagini sullo schermo restituiscono, con ironia e delicatezza ma senza infingimenti, la vicenda di Edo, un adolescente afflitto da un problema in più, rispetto alla marea di problemi/situazioni che i suoi coetanei si trovano a dover fronteggiare: una malformazione al prepuzio. Il già difficile percorso di scoperta della sessualità di un adolescente viene quindi appesantito da un problema fisico, che impedisce al ragazzo di vivere appieno le proprie esperienze, che siano quelle della masturbazione solitaria ai primi rapporti sessuali.  Edo, che appartiene alla categoria dei ragazzi sensibili, “Quelli che piacciono alle ragazze”, come gli dice il suo migliore amico Arturo (un ragazzaccio spassosissimo, dal cuore tenero, in fondo), è timido, impacciato, innamorato da sempre di un’amica d’infanzia, Bianca, che appare e scompare nella sua vita e nella città in cui  lui vive, Pisa, e dove lei trascorre le vacanze estive dalla nonna. I sogni sul futuro, le scelte dell’università, la paura di mettere fuori la testa dal finestrino di un treno, il romanzo Norwegian wood. TokyobBluesdi Murakami ad assumere il ruolo di romanzo di formazione per Edo e le ragazze con cui lo scambia, un cane in calore ed un povero polipo (tutta da scoprire la sua vicenda!) a riempire il paniere di questo delizioso film che ha convinto senza riserve. Ben scritto, ben girato, ben recitato, con un occhio, da parte del regista, per sua stessa ammissione, al film A Swedish Love Story di  Roy Andersson e all’amato Rohmer. Una menzione speciale per tutti i giovani attori, in particolare per il protagonista, l’esordiente Matteo Creatini, appositamente arrivato, ieri sera, da Rosignano, ma soprattutto al riuscitissimo e divertentissimo personaggio di Olivia, la sorellina di Edo, con gli occhi, la voce e l’accento toscano di Bianca Ceravolo.

data di pubblicazione 13/07/2015

RASSEGNA BIMBI BELLI  – L’AMORE NON PERDONA di Stefano Consiglio

RASSEGNA BIMBI BELLI – L’AMORE NON PERDONA di Stefano Consiglio

(Roma, Arena Nuovo Sacher – 6/23 luglio 2015)

L’amore non perdona di Stefano Consiglio è il terzo film visto per la rassegna Bimbi Belli. Una storia d’amore raccontata con i toni del melò, ispirandosi al Fassbinder di  La paura mangia l’anima  ma anche a  Secondo amore di Douglas Sirk, come affermato dallo stesso regista, che non nasconde la scelta citazionistica del film, con sequenze e/o dialoghi riconosciuti anche dagli spettatori più smaliziati e fatti puntualmente notare durante il dibattito (Tempi moderni, una battuta di un film di Godard “Sono stato con lei perché amo te”, noi ci abbiamo visto anche un Kieslowski di Film Blu). Citazioni che sono valse al regista la fulminante battuta di Moretti sulla appartenenza dello stesso Consiglio al gruppo storico della rassegna Ladri di cinema, che nel 1982 allietò l’estate romana a firma Nicolini. Incalzante, sul prolisso racconto del regista, un Moretti in splendida forma, che alla citazione  del nome del direttore della fotografia, Francesco Di Giacomo, esclama: “ Era mio chierichetto ne  La messa è finita!”.  Ma oltre le citazioni, il film, che racconta la storia d’amore tra una donna sessantenne e un uomo trentenne,  si  innesta nel proseguimento  di un discorso  che il regista  aveva già  intrapreso  con il suo precedente documentario  L’amore e basta, un film sulle coppie omosessuali in giro per l’Italia e l’Europa. Proprio le suggestioni ricevute dai dibattiti con gli spettatori in merito alla riflessione su quelli che possono essere   gli   ostacoli   alle   relazioni   di   coppia   hanno   portato   il   regista   ad   elaborare   il   progetto   di   questo lungometraggio che vuole raccontare una storia d’amore contrastata e impossibile. La storia è contrastata e difficile per vari motivi: la differenza d’età soprattutto, ma anche di religione (lei cattolica, lui musulmano), di nazionalità (lei italiana anche se francofona, lui marocchino). E a contrastarla sono i colleghi, i familiari (la figlia di lei, tutta la famiglia di lui), il mondo benpensante. Il volto della sessantenne è della splendida Ariane Ascaride, forse nota al pubblico italiano per averla vista qualche anno fa nel film Le nevi del Kilimangiaro di Guediguian, che è anche suo marito. Le scene che illustrano il cambiamento, lo sconvolgimento che l’innamoramento porta nella vita di chi lo vive passano attraverso il correre e baciarsi per strada, nel ballare a casa accendendo la radio, nell’inseguire l’amata sull’autobus con delle rose in mano. Ma di fronte a queste scene il pubblico dell’arena ha reagito con qualche sonora risata a momenti che volevano essere teneri. Complice un imbarazzo per la differenza d’età, a parti invertite, tra innamorato e innamorata? A prescindere da ciò, il film ha lasciato un sapore di incompiutezza in bocca, quasi una frenata sull’acceleratore dell’introspezione dei personaggi e del loro percorso, un senso di superficialità in alcuni momenti, fino a quello che abbiamo ritenuto essere un gesto incoerente della protagonista, rispetto alla storia e al suo evolversi, nella fase finale del film. Cornice del tutto, la città di Bari e le musiche di Nicola Piovani. A lunedì  con il racconto della prossima proiezione di Bimbi Belli.

data di pubblicazione 10/07/2015

RASSEGNA BIMBI BELLI – Seconda Serata

RASSEGNA BIMBI BELLI – Seconda Serata

(Roma, Arena Nuovo Sacher – 6/23 luglio 2015)

Protagonista della seconda serata della rassegna Bimbi Belli ( arena del cinema Nuovo Sacher ) il film  Vergine Giurata, lungometraggio d’esordio della regista Laura Bispuri (cfr. recensione di Miele doc su Accreditati). Ma protagonista assoluto, come sempre, di questa rassegna, soprattutto il dibattito condotto da Nanni Moretti.  La possibilità di approfondire la visione di un film con i registi, interrogati in questo da Moretti, è qualcosa di speciale, che vale la pena sperimentare, e rappresenta sicuramente il valore aggiunto di questa arena estiva. Dopo le prime domande poste dal regista, il microfono passa al pubblico che ha dunque l’opportunità di condividere riflessioni a voce alta, chiedere curiosità, approfondire i temi e le questioni suscitate dalla visione del film con il regista e/o con gli attori. E complice la presenza di Nanni, spesso si assiste al tentativo, anche da parte di chi non ne ha in realtà i numeri e le capacità, di mostrarsi intellettuali, o meglio, intellettualoidi. Nascono così dei divertentissimi siparietti, in cui Moretti fa la parte del  leone, fingendo di non capire, e tentando di andar oltre una domanda che crea qualche perplessità o ilarità. Nel dibattito della prima sera (film Io sto con la sposa), una elegante signora, dopo un preambolo lunghissimo che andava fuori tema, in parola povere ha chiesto a Nanni: ”Visto che l’Italia è andata a Cannes con tre film, tra cui il suo, ma nessuno ha vinto, mentre quelli che hanno vinto trattavano temi sociali, ha pensato di inserire come primo titolo della rassegna Bimbi Belli Io sto con la sposa, che tratta di un tema sociale, per recuperare?”. Molto più vivace e interessante il dibattito della seconda serata, anche per la grande capacità della regista Laura Bispuri di rendere conto delle sue scelte, sia prettamente linguistiche, rispetto al film, che contenutistiche. Il racconto della lavorazione durata tre anni e mezzo, dalla prima stesura all’uscita del film, i sopralluoghi in Albania, le ricerche, le paure rispetto alla resa del personaggio Mark/Hana, da parte della regista e della protagonista, Alba Rohrwacher, sempre ad altissimo livello in questa interpretazione, hanno arricchito la visione di un film di per sé già molto ricco e complesso. Le domande e le testimonianze del pubblico, tutte interessanti e di grande spessore, hanno contribuito a sviscerare gli aspetti meno conosciuti di una cultura, di una realtà presente in Albania, come quella delle vergini giurate, ma soprattutto a parlare di libertà e di liberazione nel difficile percorso che ciascuno di noi fa, alla ricerca di sé stesso e della propria identità.

data di pubblicazione 8/7/2015