RASSEGNA BIMBI BELLI – N-CAPACE di Eleonora Danco

RASSEGNA BIMBI BELLI – N-CAPACE di Eleonora Danco

(Roma, Arena Nuovo Sacher – 6/23 luglio 2015)

I pazzi stanno da soli. Gli altri si fanno i villaggi, le chiese, le scuole.”  L’anima in pena di Eleonora Danco si aggira per Roma e Terracina, sostando su un letto su cui vuole rimanere con le briciole dei biscotti Gentilini, o dialogando con giovani ed anziani, due categorie scelte perché fuori dal sistema produttivo, in sospensione, e per questo motivo materiale più stimolante, con una maggiore libertà nel comunicare. Un film speciale, suggestivo come a volte sa esserlo solo la verità della realtà, una condizione, quella della realtà, perseguita dalla regista stessa, girando fuori delle case, ad esempio, proprio per togliere qualsiasi velo di realismo. Un film che non si può spiegare ma che attinge alle periferie così come ai quadri di De Chirico, alle suggestioni teatrali così come alla resa documentaria delle interviste. Il film più originale della rassegna, sicuramente, ma che non è riuscito a strappare uno dei premi assegnati dalla giuria di 40 spettatori che, fedeli, stanchi ma contenti dell’esperienza, hanno così decretato le loro scelte: Miglior film – Last Summer di Leonardo Guerra Seràgnoli, Miglior dibattito – La terra dei santi di Fernando Muraca, Miglior attore – Marco Todisco di Banana, Miglior attrice – Ariane Ascaride di L’amore non perdona. Una rassegna che è una festa di cinema, perché, come ha ben detto una delle più assidue commentatrici del dibattito, la prof.ssa Milazzo, “Se non qui, dove?”, lamentando il fatto che i film visti erano stati, con alcune eccezioni, difficilmente reperibili in sala, durante l’anno. Dunque, un’occasione per vedere e scegliere di vedere, per vedere cosa di nuovo ha da dire il cinema italiano, dove sta andando, e, visto che si tratta di esordi, dove probabilmente andrà. I film saranno comunque replicati durante il mese di agosto, sempre all’arena Sacher, pertanto se leggendo i nostri articoli vi siete incuriositi, non vi resta che recarvi a Largo Ascianghi. Ma attenzione: ad agosto, senza Nanni. “Il dibattito no”.

data di pubblicazione 26/07/2015

RASSEGNA BIMBI BELLI – SE DIO VUOLE di Edoardo Falcone

RASSEGNA BIMBI BELLI – SE DIO VUOLE di Edoardo Falcone

(Roma, Arena Nuovo Sacher – 6/23 luglio 2015)

Volevo evitare l’eccesso di caratterizzazione. Abbiamo lavorato per sottrazione.” Questo il racconto diEdoardo Falcone sulla lavorazione di Se Dio vuole, sua commedia d’esordio alla regia, che però si è avvalsa delle interpretazioni di nomi quali Marco Giallini, Alessandro Gassman e Laura Morante. E certamente un po’ di sottrazione avrebbe giovato alla musica, assordante nel suo voler dimostrare, fin dalla prima inquadratura, l’intento comico di un film comunque divertente e ben ritmato. Giusta l’idea di invertire i ruoli tra Gassman e Giallini, facendo rivestire al secondo i panni del cardiochirurgo borghese un po’ carogna, mentre Gassman è il prete popolare, come dichiaratamente lo è il film negli intenti e sul macrotema (parole del regista), la spiritualità, la vocazione, ma anche l’Ego. Falcone dichiara la commedia all’italiana quale suo punto di riferimento e spiega di aver voluto raccontare anche gli stereotipi laici sulla Chiesa cattolica. Il film diverte, grazie alle riuscite interpretazioni di tutto il cast, anche se qualche stereotipo, nonostante le dichiarazioni d’intenti, sembra inevitabile, anche nella delineazione dei personaggi. Il pubblico, divertito, ringrazia il regista per l’ilarità rinfrescante della serata, penultima della rassegna Bimbi belli.  Stasera l’ultima proiezione con la proclamazione dei vincitori decisi da una giuria di 40 persone, come annunciato da Moretti. A domani con l’ultimo articolo!

data di pubblicazione 23/07/2015

RASSEGNA BIMBI BELLI – PERFIDIA di Bonifacio Angius

RASSEGNA BIMBI BELLI – PERFIDIA di Bonifacio Angius

(Roma, Arena Nuovo Sacher – 6/23 luglio 2015)

L’inverno esiste anche in Sardegna”. Bonifacio Angius rende ragione in tal  modo della sua scelta di raccontare una vicenda ambientata a Sassari con una luce che sa più di Nord-Europa, come viene fatto notare da diversi spettatori che evocano i nomi di Kaurismaki, e addirittura Bergman, nel dibattito post-film. Angius cita, sollecitato da Moretti, i film che rappresentano suoi punti di riferimento in generale, Le notti di Cabiria di Fellini, Una moglie di Cassavetes, Toro scatenato ma soprattutto, per la fugura del protagonista di Perfidia, Taxi Driver di Scorsese. Il luogo, Sassari, non è volutamente riconoscibile, perché il regista sceglie di far aggirare Angelino, il protagonista, in un luogo anonimo, privo di bellezza. Un luogo, un ambiente, un mondo che non ti guarda in faccia, ed è questa la perfidia del titolo del film, oltre al brano cantato da Nat King Cole che Angius ascoltava ossessivamente durante la stesura della sceneggiatura e le riprese. Un tempo sospeso, grazie alla già citata scelta della fotografia di Pau Castejòn Ubèda e alla scrittura. Un luogo sospeso, a sua volta, nel tempo, in cui la radio è accesa su una stazione che rimanda preghiere perché quel parlare aiuta a non pensare, un luogo in cui non si vedono telefonini e i televisori sono ancora col tubo catodico, un ambiente in cui i sogni sono piccoli, inquadrati attraverso le porte di un appartamento, ma anche quelli sembrano irrealizzabili. Una tragedia smussata dall’ironia, come fa notare lo stesso Moretti, e soprattutto un film che lascia margine interpretativo al pubblico, il quale infatti chiede, argomenta, interpreta,  trovando dall’altra parte alcuni non so di un regista che non vuole o non può dare risposte univoche. Perfidia era l’unico film italiano in concorso alla 67esima edizione del Festival di Locarno. Una menzione speciale del pubblico di Bimbi Belli va certamente assegnata alla splendida interpretazione di Mario Olivieri, nel film il padre di Angelino, “preside per hobby nella vita, ma anche attore di teatro” e qui alla sua prima interpretazione cinematografica.

data di pubblicazione 22/07/2015

RASSEGNA BIMBI BELLI  – BANANA di Andrea Jublin

RASSEGNA BIMBI BELLI – BANANA di Andrea Jublin

 (Roma, Arena Nuovo Sacher – 6/23 luglio 2015)

Io ci provo ad essere felice. Però non si può essere felici di tutto. Basta esserlo di qualcosa. Quel qualcosa illumina il resto. E siamo salvi.” Questa la filosofia di Giovanni, un adolescente che a scuola tutti chiamano  Banana (che è anche il titolo del film) e che invece vorrebbe essere chiamato Il Brasiliano. Un Don Chisciotte under 18 che scorrazza in  periferia su un Ronzinante/bicicletta, inseguendo l’amore per la compagna di classe Dulcinea/Jessica. “Non è troppo bella per te? / Non sono mica deforme! – Non è troppo grande per te?/ È solo stata bocciata un po’.” Questo lo scambio di battute che Banana ha con Emma (la brava Camilla Filippi), sua sorella, archeologa disoccupata, una delle persone speciali della sua vita. Banana è paffuto, simpatico, divertente, romantico, sognatore, una schiappa a calcetto. Banana promette a Jessica: “Non è vero che tutti fanno schifo”, e per mantenere la sua promessa è disposto ad andare fino in fondo… ad un armadio. Banana è uno che ci crede, fino alla fine. “Ed è sempre bello sapere che qualcuno ci crede!”, gli dice Emma. A fare da contraltare alla vitalità e alla purezza di Banana il mondo disilluso e mortifero dei grandi, con i volti e le riuscite interpretazioni di Anna Bonaiuto, Giorgio Colangeli, Gianfelice Imparato e Giselda Vodoli, e un paese che sventola una bandiera sfilacciata, con una scuola che perde lettere, pezzi e scommesse. “Non andare. Tu avevi pensieri belli” dice Banana alla sorella. Ma nonostante le sconfitte e la tristezza della realtà, il film non perde grazia e speranza, regalando al pubblico, divertito, un pallone non bucato, delle rose e un italianissimo e interessante viaggio alla ricerca della felicità.

data di pubblicazione 21/07/2015

RASSEGNA BIMBI BELLI – LAST SUMMER di Leonardo Guerra Seràgnoli

RASSEGNA BIMBI BELLI – LAST SUMMER di Leonardo Guerra Seràgnoli

(Roma, Arena Nuovo Sacher – 6/23 luglio 2015)

Last summer è il titolo del film, anch’esso pensato e scritto in inglese, di Leonardo Guerra Seràgnoli, protagonista dell’ottava serata di Bimbi belli. Presentato nella sezione Prospettive italiane dell’edizione 2014 del Festival di Roma, il film racconta la storia dell’addio di una madre che ha perso la custodia del figlio e a cui vengono concessi quattro giorni per il commiato. Ma non si tratta di un caso di povertà, di emarginazione, di un contesto normalmente definito “socialmente a rischio”. Il mondo, il luogo e anche l’ambientazione di tutto il film è quello di una bellissima e lussuosissima imbarcazione, progettata dal noto architetto francese  Odile Decq (“Suo il progetto del Macro a Roma”, precisa Nanni, nell’apprezzabile tentativo di non dare mai per scontato che tutti debbano necessariamente conoscere i personaggi che vengono citati). La barca è un mondo claustrofobico, il viaggio raccontato è alienante e l’imbarcazione assume, sia praticamente che metaforicamente, il ruolo di prigione di lusso. Una prigione in cui, oltre al rapporto tra madre e figlio che si costruisce nel tempo, fino all’addio, c’è un discorso sul potere: quello dei proprietari della barca, un nonno e un padre che non compaiono mai, se non nell’evocazione di qualche telefonata o commento, e quello dei membri dell’equipaggio, portatori “sani” di un potere riportato, padroni ad interim, in assenza dei veri proprietari, del lussuoso quanto angusto e freddo mondo della barca. “Un film di sentimento ma non sentimentale”, tiene a precisare il regista, che esplicita la scelta di pudore nelle scene potenzialmente toccanti, nel tentativo riuscito di non indugiarvi troppo ma di rompere la linea dell’emozione solo alla fine.  Una scelta rafforzata da uno studio accurato dei suoni e dall’assenza, se non in due occasioni, di musica, rinuncia contrastata inizialmente da Rai Cinema (uno dei produttori) con conseguente battuta di Moretti: “Quindi, su tutta la produzione, l’unica cosa che ti ha detto la Rai è: metti la musica?”. Modello di riferimento del regista Il silenzio di Bergam, come affermato in risposta ad una delle tante e interessanti domande del pubblico, nella serata di uno dei più bei dibattiti a cui abbiamo assistito finora. E ancora l’approccio volontario di teatralità, l’uso della lingua giapponese che diventa punto di svolta nel rapporto madre/figlio, quasi a dirci che la madre deve prima ritrovare le proprie radici per potersi dire veramente madre. Un film tanto asciutto nel racconto, quanto ricco di collaborazioni prestigiose, tra cui spiccano Milena Canonero, in veste non solo di costumista ma anche di produttrice, e la collaborazione in sceneggiatura della scrittrice giapponese Banana Yoshimoto. Un film che lascia, come suggestione finale suggerita da una spettatrice, una ricetta per sopravvivere al potere e al suo esercizio: ribellione e autonomia di linguaggio. Sullo sfondo il mare di Otranto e della felice gestione della Puglia Film commission.

data di pubblicazione 20/07/2015