VENTI RAEGIONI di Gisella Paccoi e Massimo Scudo- Snakkemedmax editore- 2018

Una guida didattica, una cartolina dall’Italia o un caleidoscopio dei meravigliosi borghi non conosciuti di quello che una volta era definito il Bel Paese? Il sottotitolo è illuminante:“più di venti ragioni per visitare venti regioni”. Gioco di parole a parte questo è un libro da sfogliare e da centellinare in occasioni di viaggio perché per ogni regione italiana offre luoghi inconsueti e poco frequentati, ricette abbastanza misteriose, curiosità e folclore. Di tutto un po’ all’insegna della divulgazione della ricerca di conoscenza senza particolare ambizioni intellettualistiche. Il gran formato è adiuvante per l’estetica delle foto. L’impaginazione è spartanamente schematica ma il valore aggiunto sono le testimonianze di cittadini del luogo (scrittori, entusiasti archeologi) che spendono un eloquente biglietto da visita per la propria terra. L’Italia è l’unico Paese europeo con 100 città (circa) da 100.000 abitanti e oltre. E ciascuna con una propria specificità e un rigoglioso patrimonio culturale. Non a caso nell’anagrafe dei luoghi tutelati dall’Unesco l’Italia è saldamente al primo posto con un 6% di presenze. Purtroppo a questa materia prima estetica non corrisponde un analogo primato del turismo. In questo settore addirittura l’Italia è scivolata giù dal podio occupando al momento il quarto posto, superata persino dalla lontana Cina. Il manuale regionale tocca luoghi impensati e impensabili compresa quella regione su cui si fa spesso ironia:“Ma il Molise esiste?” La chiarezza espositiva ne fa un gradevole compendio scolastico, strumento per non specialisti appartenendo in modi molto estensivi al repertorio della letteratura da viaggio.

Un originale capitolo a parte è dedicato alle feste tradizionali e qui si immerge in un mondo ancora per molti versi inesplorato la cui ricerca a suo tempo fu innescata dagli studi sulle tradizioni popolari di De Martino e Carpitella. Italia unica, diseguale, contraddittoria, ricca di fascino e purtroppo anche di una natura spesso devastata colpevolmente dall’uomo.

data di pubblicazione:24/01/2018

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