VENERE IN PELLICCIA di David Ives, regia Valter Malosti

Di : T. Pica

27 Gen 2017 | Accredito Teatro

(Teatro Ambra Jovinelli – Roma, 26 gennaio/5 febbraio 2017)

Toc, toc, toc, ed ecco che quella che per il regista Valter (Valter Malosti) sembrava essere l’inizio di una serata apparentemente tranquilla, piovosa, che chiude una giornata in sala prove deludente, segnerà intimamente il regista. Toc, toc, toc e irrompe in sala, con qualche ora di ritardo rispetto alle audizioni dei provini per il ruolo di protagonista dell’adattamento teatrale di Venere in pelliccia, Wanda Giordan (Sabrina Impacciatore). La ragazza, in apparenza imprecisa, un tantino sboccata ed eccessiva in alcune movenze e nella mise, ritardataria, insomma la classica aspirante attrice senza esperienza e inaffidabile, dimostra fin da subito, con un fare provocatorio moderato da un pizzico di ingenuità infantile, che è pronta a tutto pur di non perdere il treno dell’audizione e avere quella parte. Del resto si chiama Wanda proprio come la protagonista di Venere in pelliccia e chi meglio di lei potrebbe interpretarla?

Il regista Valter (regista nella pièce e dello spettacolo in scena al Teatro Ambra Jovinelli), si lascia persuadere, forse perché inconsciamente ha già avvertito in quella donna un richiamo ancestrale che lo porterà a scrollarsi di dosso alcuni legami stereotipati della sua vita apparentemente retta e borghese abbandonandosi alle sue aspirazioni e desideri più reconditi. Ha così inizio il provino di Wanda Giordan, ovvero un duello tra attrice e regista, tra uomo e donna, tra vittima e carnefice, tra marionetta e burattinaio, tra la ricerca del piacere e quella della vendetta, tra Wanda von Dunajew e lo scrittore Severin von Sacher-Masoch. Lo spettatore viene rapito sugli “spalti” di un “ring” fatto di morbidi tessuti, luci soffuse, silenzio, senza spettatori, colorato solo dalla passione e dai segreti più intimi dell’animo dei due “duellanti”.

Venere in pelliccia mette a nudo l’animo umano e ci mostra come sotto sotto, tolti gli abiti seducenti, i collari e i simboli del piacere, del gioco, dell’effimero e del dominio, l’uomo e la donna non siano poi così lontani e diversi nelle loro voglie, nelle loro paure e fragilità. E proprio per questo i ruoli di Masoch /Valter regista e di Venere/Wanda attrice si scontrano e si mischiano fino a divenire tra loro interscambiabili. Convince e rapisce l’adattamento di Valter Malosti, regista e coprotagonista dello spettacolo, anche grazie alla complicità dell’atmosfera noir resa sul palcoscenico. Sabrina Impacciatore, completamente calata nel suo triplo personaggio, spiazza per bravura e autenticità – dalla presenza scenica, ai gesti fino all’espressività vocale – confermandone, oltre che una bravura indiscussa, il talento di una vera mattatrice del teatro italiano evocativo di mostri sacri come Anna Magnani e Monica Vitti.

Da non perdere!

data di pubblicazione: 27/01/2017


Il nostro voto:

1 commento

  1. Interpretazione camaleontica e convincente di Sabrina Impacciatore, capace di passare da un registro all’altro con una disinvoltura davvero impressionante.
    La storia a volte si perde nei meandri di qualche introspezione di troppo, ma lo spettacolo merita il giudizio lusinghiero e la recensione lo descrive alla perfezione!

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Ricerca per Autore:



Share This