URBANA di Vincenza Salvatore – Bertoni editore, 2020

Una caduta nell’abisso della depravazione in una storia italiana di ordinaria dissipazione. Più che un’immersione sociologica nel mondo deraciné dei barboni borderline l’autrice si sofferma su un personaggio femminile che è l’onnivoro e patologico centro del racconto. Legata al personaggio che racconta da un misto di attrazione e repulsione che si sviluppa per tutta la durata del romanzo o racconto breve. Un’ossessione che nasce dal tentativo frustrato di riscatto, di un possibile aiuto per sottrarla a una condizione a cui sembra inevitabilmente destinata. I legami con la vendita sessuale, con la droga, con la mancanza di cibo, con l’abdicazione a qualunque forma di dignità rimandano al presente in chiaroscuro di tanti abitanti di San Lorenzo e dintorni. Non c’è il tentativo di disegnare una mappa corale della sofferenza perché il focus è esclusivamente puntato su Urbana, in una serie di incontri, sparizioni, abdicazioni che danno all’incerta cronologia degli avvenimenti un carattere vago e sfrangiato. Il rischio è quello del bozzettismo di genere ma crediamo che il più grosso inciampo della prova sia un certo compiacimento nella ripetizione, nel ritorno concentrico alla speranza disillusa. Urbana non è convertibile ad alcuna forma di cambiamento, destinata a inabissarsi in questo inferno che lei stessa ha creato. Storia vera di una donna irrimediabile, storia presa dalla realtà. Il fragile corpo di Urbana non resisterà a un’overdose. Se ne andrà, non rimpianta, se non dal protagonista, a soli 45 anni di età disegnando un percorso di solitudine che è proprio a molti sans papier dell’Urbe. Un linguaggio semplice e accessibile rende il libro di facile comprensione anche se una sottile inquietante linea di angoscia lo percorre per il centinaio di pagine di svolgimento. Non è un caso che l’autrice sia impegnata nel sociale e nel volontariato da tempo e che abbia affrontato vis a vis le tematiche su cui si diffonde.

data di pubblicazione:24/02/2022

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