UNA VITA COME TANTE di Hanya Yanagihara – ed. SELLERIO 2020

Stanchi della melassa sdolcinata di quei romanzi appartenenti al genere che oggi fa tanto furore? I vari feel good books? Ecco allora a voi un romanzo intimista, cupo, intenso ed inquietante che si interroga sul senso della Vita, sull’Amicizia, sull’Amore, sul Dolore ed i cui personaggi non cercano smaccatamente l’empatia del lettore. Un romanzo che lascia un forte sentimento di feel bad!

Pubblicato nel 2015 Una vita come tante (1091pagine) è l’imponente “opera seconda” della Yanagihara, giovane scrittrice statunitense che la Sellerio aveva stampato fin da subito, e che sta ora meritoriamente riproponendo al pubblico, sull’onda dei successi che il libro ha, nel frattempo, riscosso in ambito internazionale sia a livello di Critica che di Lettori.

La storia in sintesi estrema potrebbe sembrare molto banale, quasi un cliché: 4 ragazzi che si legano d’amicizia fin dai tempi dell’Università, seguiti poi per quasi 40 anni… Ma non è così! Tutt’altro! Si tratta invece di un romanzo ipnotico, di un libro che non si può ignorare e che per densità, nel bene e nel male, cattura il lettore. Un libro di una intensità drammatica rara che turba profondamente, che disturba e respinge tanto quanto appassiona e coinvolge. Un libro che delude ed entusiasma e che richiede molta consapevolezza e non è certo una lettura adatta a tutti. Di sicuro è però un libro che ti resta dentro, che non si dimentica e che non lascia indifferenti. Un grande romanzo americano dal respiro possente senza essere però un affresco romanzesco conforme a quei canoni del “sogno americano” impregnati di ottimismo, di avventure e vittorie appena scalfite da contrarietà. Tutt’altro, i brillanti successi e New York non sono altro che lo sfondo di un romanzo molto cupo, inquietante ed angosciante, a tratti insopportabile e a tratti affascinante così come d’altronde è la Vita e come sono gli Esseri Umani e che si interroga sulla capacità di ciascuno di noi di resistere e sopportare la sofferenza; sulla fragilità dell’umana felicità, sui traumi dell’infanzia, sull’abbandono, l’omosessualità ed il dolore. Un romanzo che è uno sguardo sulla società americana benestante e di successo, su 4 uomini, bianchi e neri, nati da ambienti diversi che si affermano in diverse professioni, un quartetto la cui amicizia sopravvive agli anni ed al successo, su tutti emerge Jude, segnato da esperienze giovanili nella psiche e nel fisico, attorno al quale tutto e tutti gravitano e che ognuno, a modo suo, ama e vorrebbe aiutare.

Alcune pagine sono violente e dure, altre sono struggenti e delicate. Una storia sulla sofferenza del vivere, inquietante ed affascinante e spesso respingente. Un romanzo ben scritto, in maniera scientemente minimalista, che avrebbe di certo guadagnato ad essere un po’più sottile nell’analisi psicologica, un po’ meno lungo e ad evitare così ripetizioni, inutili digressioni, contraddizioni e cadute di stile. Un libro certo “eccessivo”, ambiguo, duro, violento e cupo, che non fa concessioni alle mode, che è però anche commovente e sconvolgente. Un libro che si apprezzerà o si detesterà senza mezze misure, che ha dei difetti ma che non si può assolutamente ignorare e che lascia il lettore turbato perché, come detto, attrae e respinge al tempo stesso. Una lettura complessa, che, giova ribadirlo, di sicuro non lascerà mai indifferenti e resta dentro a lungo.

data di pubblicazione:25/09/2020

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