UN DIVANO A TUNISI di Manele Labidi Labbè, 2020

13 Ott 2020 | Accredito Cinema, Novità

Psicanalisi da altro continente. Un film che si riassume in un trailer come un libro non può tradursi in una barzelletta. Plot un po’ avaro. Le gag sopraffanno l’impianto complessivo del film la cui sceneggiatura risulta striminzita e un po’ monca. Sciupato un atout che avrebbe meritato più salda mano registica.

 

Opera prima che denota tutta l’inesperienza della regista in una pellicola di chiara impronta femminile. La restrittiva società tunisina fa fatica ad accettare il ritorno dalla Francia della trentenne psicanalista che apre un improvvisato studio nella capitale cercando di sbarcare il lunario. Trovando l’ostilità della famiglia e della burocrazia ma un gran numero di clienti. Interessante l’idea di trapiantare la scienza di Jung e Freud in un contesto chiaramente poco adatto ad accettarla ma è la resa che è carente. Il plot si sviluppa un po’ a tentoni con alcuni punti morti e troppi personaggi non perfettamente caratterizzati. Insomma manca un unificante punto di vista complessivo. E la psicanalisi, nonostante l’intreccio, è la parente povera del film perché solo accennata e mai illustrata coerentemente. Per dirla in romanesco si ha l’impressione che a volte la regista, non sapendo come andare avanti, “la butta in caciara” e giri un po’ a vuoto. Con questa debolezza strutturale l’attrice principale, Golshifteh Farahani, non è in grado di restituire credito all’opera con un proprio significativo valore aggiunto. La gamma delle sue espressioni, anche facendo credito al doppiaggio di un significativo handicap, è limitata. La conclusione che non spoileremo oltre che sorprendente è anche ingiustificata se non per la necessità di un consolatorio happy end. In definitiva un’occasione sprecata. Ci viene però restituita l’idea del lassismo un po’ pigro della socialità tunisina se non un brillante affresco della città che compare sullo sfondo e mai pienamente illustrata. I climi tesi della Primavera araba sono lontani dalle intenzioni brillanti di un film che va visto senza grandi aspettative. Billy Wilder ancora non ha degni epigoni in Tunisia.

data di pubblicazione:13/10/2020


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2 Commenti

  1. L’aspettativa è sempre quella di assistere a un film strutturato e coerente. Pregiudizi non ce ne sono. Anzi una grande disponibilità ad accogliere benevolmente il cinema degli altri continenti. Quando si assiste a un prodotto valido.

  2. Ho trovato il film delizioso e non concordo con un giudizio così negativo. Divertente, leggero è un film che consiglierei. Forse arrivare in sala con aspettative e pregiudizi, non ci fa godere di ciò a cui stiamo assistendo.

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