THE DEVIL AND FATHER AMORTH di William Friedkin, 2017

(74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia)

Il regista del cult L’esorcista assiste, telecamera alla mano, a un vero esorcismo, praticato da padre Gabriele Amorth. La finzione e la realtà si toccano senza mescolarsi, così come la Fede e la Scienza, l’Irrazionale e la Ragione. Ognuno è libero di trovare le proprie risposte, semplicemente perché, forse, tutte le risposte sono “vere”.

The Devil and Father Amorth, fuori concorso a Venezia 74, era indubbiamente uno dei titoli più attesi al Lido, se non altro per la suggestiva sospensione tra finzione e realtà da cui muove l’idea di fondo del film. William Friedkin, meglio noto come il regista del cult L’esorcista, non ha mai assistito a una di quelle pratiche che il suo film ha contributo a fa conoscere al grande pubblico. Decide di rimediare quarant’anni più tardi e di farlo in grande stile: Friedkin ottiene l’autorizzazione per assistere, telecamera alla mano, a un esorcismo praticato da padre Gabriele Amorth. Si tratta della prima volta che la Chiesa accorda un simile permesso e padre Amorth morirà il 16 settembre 2016, pochi mesi dopo le riprese. I presupposti per una storia appassionante, dunque, sembrerebbero esserci tutti.

La “protagonista” dell’esorcismo è Cristina, architetto di Alatri: una storia come tante, eppure unica nel suo genere. Cristina accusa disturbi fisici e sofferenze spirituali e approda da Padre Amorth dopo essersi già sottoposta a dieci tentativi di liberazione. Neppure l’esorcista più noto al mondo riuscirà però nell’impresa di sconfiggere del tutto il Male che alberga in lei.

Il curioso esperimento cinematografico di Friedkin si articola su almeno tre piani narrativi: l’esorcismo “nudo e crudo”, le interviste ad esperti di psichiatria e il racconto in prima persona da parte del regista. Mentre i primi due livelli del film risultano di indubbio interesse, se non altro perché, riproducendo i termini dell’eterna dialettica tra Scienza e Fede, offrono un’alternativa all’interno della quale ciascuno può trovare la propria risposta, decisamente più debole risulta il racconto affidato direttamente allo stesso Friedkin. I toni somigliano troppo a quelli di uno spot “postumo” di un film, L’esorcista, che non ha certo bisogno di espedienti per essere ricordato, senza contare che le parole del regista e la colonna sonora scelta per scandire la parte finale della storia di Cristina sembrano assai distanti da quella patente di realtà che le immagini del “vero” esorcismo dovrebbero conferire al film.

Non resta, allora, che congedare The Devil and Father Amorth con le stesse parole usate da Padre Amorth per salutare i suoi “ospiti”: “Ora che vi ho benedetto, andare pure a farvi benedire”.







data di pubblicazione: 31/08/2017

3 Commenti

  1. Io questo film lo vedrei comunque; tratta un tema che mi ha sempre incuriosita e spaventata. Ho ancora vivo il ricordo delle emozioni e del terrore che mi procuro’ la visione dell’ Esorcista ma allora ero una ragazzina …Oggi che un’ idea più matura me la sono fatta di quelli che per me sono i confini tra scienza e fede e, saprei meglio dove collocarmi, un film sull esorcismo peraltro realistico non lo scarterei

  2. Finzione, realtà oppure atto di fede? Sinceramente, qualsiasi cosa sia, non mi sembra che il tutto possa valere il prezzo del biglietto….

  3. A suo tempo l’esorcista mi terrorizzo’ e per diverse notti non riuscii a dormire serenamente. Se questo film porta sullo schermo un esorcismo reale, non saprei come affrontare il tutto. Sarà poco convincente ma sempre esorcismo è. Ho paura di tutto quello che sfugge al mio io raziocinante e se il diavolo non esiste, se non nella pura nostra convinzione, preferisco credere agli asini che volano e che i bambini vengono portati dalla cicogna. Loro non hanno mai fatto male a nessuno …

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