La decima settimana digital del Teatro di Roma, dal 26 al 31maggio, ha continuato a riservare interessanti proposte, in attesa di un ritorno dal vivo, su tutti i canali social (Facebook, Instagram, YouTube) del Teatro di Roma, tra cui si segnalano due appuntamenti per i cento racconti di Centuria a cura di Massimo Popolizio e gli incontri di Giorgio Barberio Corsetti con la coreografa marocchina Bouchra Ouizguen ed il professore Francesco Careri.
La settimana si è aperta con il doppio appuntamento con Piero Gabrielli, martedì 26 maggio alle ore 16 con Il Filo, un montaggio video di poesie tratte da Principerse e filastrane di Silvia Roncaglia, recitate e declamate dai ragazzi della Piccola Compagnia e mercoledì 27 maggio alle ore 16.30, con il Concorso Luigia Bertoletti che premierà i migliori testi poetici (oltre 140 elaborati) realizzati dai ragazzi per il progetto della canzone collettiva Chiuso dentro casa (oltre 16.000 visualizzazioni ad oggi).
Ha continuato a prendere vita, giovedì 28 e domenica 31 maggio sempre alle ore 16 sul palco virtuale di #TdROnline, la staffetta di letture di Centuria, portando in voce e in video trenta dei cento e più mondi allestiti dallo scrittore Giorgio Manganelli. Un bellissimo esperimento in digitale diretto da Massimo Popolizio che, insieme alle voci uniche e multiple dei dodici interpreti di Un nemico del popolo, ci hanno portato sulle tracce di un surreale bestiario di personaggi, molto vicini alle inquietudini contemporanee, per un ritratto caleidoscopico dell’essere umano prodotto dal Teatro di Roma.
L’ingresso nella Fase 2 dell’emergenza ha aperto la necessità di un dialogo con intellettuali, scrittori e filosofi, che possono orientarci nella comprensione di uno sguardo secondo un’altra prospettiva su questo tempo di ripartenza. Primo protagonista di questa settimana è stato Francesco Careri, professore e architetto che mercoledì 27 maggio alle ore 19 ha dialogato con Giorgio Barberio Corsetti sulla città di Roma, sui quartieri e sul modo in cui l’arte e la performance possono trasformarla.
Roma è uno spazio molto esteso fatto di piccoli e grandi quartieri, anche se è molto vuota all’interno con parchi ed aree non densamente abitate. Roma è più che una città un arcipelago, con identità di quartiere ed anche di linguaggio. La scoperta di tanti luoghi diversi nella città è soprattutto una passione per Careri, un gusto dell’esplorazione che espleta camminando e domandandosi su cosa si vede per essere ricettivo ed interrogativo, un percorso che lo porta con i suoi alunni ad entrare nelle realtà, anche violando la proprietà privata per privilegiare l’incontro con l’altro. Si incontra così quello che si suole chiamare degrado, ma che in realtà sono progetti di vita, modi utilizzare la città da cui si può imparare tanto. Le occupazioni abitative rappresentano un modello da cui acquisire esperienze, in quanto condomini e condivisioni eterogenee per cultura, religione, pensiero di vita. Luoghi che vivono di mutua ospitalità da cui si apprende tantissimo in tema di ospitalità e di scambio di esperienze. Gli spazi vuoti della città sono stati mappati e sono circa 200 tra cui l’ospedale San Giacomo in via di Ripetta abbondonato da 12 anni, 59 cinema chiusi, contenitori pronti a divenire oggetti pulsanti del quartiere, per portare nuova linfa. Nel post Covid la scuola e l’università stanno pagando più di altri la reclusione forzata ed ora si deve pensare alla didattica all’aperto, con la città che esce fuori e rinasce. Roma Est in particolare offre molte sorprese, con zone di verde, cave, orti urbani, accampamenti, baracche, con tutte le etnie presenti. Bisogna uscire dalla città per pensare alla città, farsi carico dei problemi e provare a risolverli vista la grossa indifferenza che ci circonda, lavorando su quello che si trova ed esiste già, risolvendo l’emergenza abitativa di prossimità, coinvolgendo la politica, una città forse più sporca e complessa di quella immaginata, ma sicuramente più vera.
Il progetto Circo in particolare di cui il professor Careri è l’ideatore, prevede il riutilizzo del patrimonio abbandonato per farlo abitare da tutti coloro che non trovano spazio, come pensionati, divorziati, reclusi nelle Rsa, bambini, studenti fuori sede, artisti, mediatori sociali naturali per un rinnovamento culturale e sociale della città, anche per chi è di passaggio, i cosiddetti nomadi urbani.
Venerdì 29 maggio alle ore 16 spazio alle nuove generazioni con un quintetto di racconti tra fantascienza e orrore: GRUPPO_2020 che dopo il cantiere di corpi sonori e di narrazioni andato on air su Radio India si è trasformata in versione on line, approdando su #TdROnline in formato video per 5 episodi per 5 racconti, che avranno una nuova ‘messa in forma’, conservando l’architettura interpretativa e musicale della Radio, cui si aggiunge un lavoro per immagini, ogni volta ispirato al singolo racconto.
Si è iniziato con Matahari scritto da Giulio Apicella, con l’interpretazione di Lorenzo Frediani cui seguiranno – con appuntamento settimanale ogni venerdì (5, 12, 19 e 26 giugno) – i successivi componimenti: Solitario di Emma Cori, con l’attrice Anna Mallamaci; Horror Story di Nivan Canteri, con l’attore Fortunato Leccese; La Selva di Carlo Giuliano, con Gabriele Portoghese; Sotterranei di Lucia Marinelli, con Federica Rosellini e Roberta Zanardo.
Storie e paesaggi reali e immaginari che i giovani autori percepiscono intorno al proprio presente a metà tra fantascienza e horror, tra precognizioni e presagi, ossessioni e visioni.
Giorgio Barberio Corsetti ha proseguito con i suoi incontri extraconfine dialogando sabato 30 maggio alle ore 21 con la coreografa marocchina Bouchra Ouizguen, che ha fatto della danza uno strumento ‘geopolitico’ di azione artistica e di emancipazione delle donne nel mondo arabo, tentando di scardinarne convenzioni, schemi, resistenze e divieti, attraverso un coraggioso agire coreutico e dal fulgore vitale. La coreografa è attualmente Marrakech, città nella quale studiava ed in cui è rimasta fino al 2010 creando la compagnia personale, basata su gruppo più eterogeneo di artisti provenienti non solo dalla danza ma anche dalla musica e da altre arti, cercando anche collaborazioni con artisti provenienti da altre città, artisti non contagiati dall’ambiente turistico. Si riesce a creare un’interazione con un pubblico eterogeneo, chiede Barberio Corsetti. Ci sono attori giovani e anziani, generazioni che si incontrano, un mix gli artisti e di scuole diversi, artisti che subiscono a Festival o feste o matrimoni. Come immagina la fine del virus e cosa cambierà chiede Barberio Corsetti. La fine è già in quanto tutto è stato posticipato o cancellato e questa sarà una stagione senza rappresentazioni; durante il lockdown non aveva interesse a colloquiare con il mondo esterno, ma è stata l’occasione per prendere una pausa, per riflettere, una occasione per stare di più in Marocco vicino all’equipe e sviluppare dei progetti. Si cerca di analizzare le cose ma si è in uno stato di confusione e si fa fatica a immaginare la fine. Quali sono i progetti su cui lavorare in questo periodo? Quando sarà possibile uscire la coreografa vorrebbe collaborare nel suo quartiere con un orfanotrofio e un centro giovanile interessanti perché ci sono delle persone piene di energia che fanno un lavoro eccezionale; le piacerebbe fare qualcosa con loro. Erano pianificati a Roma due suoi spettacoli; Corbeaux potrebbe essere messo in scena in una situazione covid perché è all’aperto e prevede distanze tra pubblico e singoli ballerini in piena sicurezza. E’ una performance nata per grandi spazi architettonici e giardini che non sono luoghi di danza contemporanea ma luoghi in cui il pubblico si muove, una performance sonora concepita per il suono e per la visione. Lo spettacolo è stato concepito non per il teatro ma per la stazione degli autobus di fronte al Teatro Reale di Marrakech, con un pubblico diverso che può assistere alla performance solo per un minuto o per l’intera durata dello stesso. In Italia la situazione è molto grave perché le persone non hanno potuto lavorare non essendoci il contratto intermittente; nella sua compagnia ci sono collaboratori marocchini e esterni non c’è contratto a intermittenza e si subisce la situazione. Si vive esclusivamente grazie alla diffusione degli spettacoli senza avere contributi dal governo. Nel momento in cui è stato imposto il confinamento lo Stato ha deciso che tutti i lavoratori che non hanno un salario regolare percepissero un sussidio ogni mese in base ai componenti del nucleo familiare e questo ha tranquillizzato le persone in quanto il confinamento è stato accolto positivamente ed è stato rispettato, visto che era compresa l’assistenza sanitaria che non può essere coperta dal singolo individuo.
Nella sua compagnia ci sono performer anziani e quindi più a rischio ma dipende da come evolverà la situazione, ora il presente va visto come opportunità per pensare e non per contare le perdite di posti di lavoro. Essere creativi senza farsi travolgere dagli eventi cercando di ottenere quante più cose positive da questa situazione, è questa la sua visione ora. L’atro spettacolo Elephant in un tempo sospeso dal titolo perfetto anche se deciso prima della pandemia e profetico, vede però le interpreti sono a stretto contatto ed ammassate fino al soffocamento le une con le altre e quindi complicato da mettere in scena oggi.
E’ il momento in cui si lascia decantare il lavoro per pensare a quello che si può fare altrove ma anche l’occasione per poter lavorare con altre persone su altri progetti e per avere anche del tempo libero per leggere e meditare e lasciare che la creatività lavori. In questi giorni ha ballato mentre leggeva o cucinava e questo le ha permesso di rivivere e riassaporare alcune sensazioni, secondo un atteggiamento mentale dell’anima, un processo creativo divertente e non ossessionante, una sorta di disconnessione in un momento in cui si è calmato: la disoccupazione forzata di quest’anno ci permetterà di lavorare meglio per assaporare il piacere del presente senza essere ossessionati dal futuro.
data di pubblicazione:02/06/2020
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