SUITE FRANCESE di Saul Dibb, 2015

La scrittrice Irène Némirovsky, ebrea russa internata e poi morta ad Auschwitz nel 1942, non avrebbe certo potuto immaginare che il suo manoscritto Suite francese, pensato come un’opera letteraria divisa in partiture al pari una sinfonia e rimasto purtroppo incompiuto, sarebbe diventato un giorno un best seller internazionale.

Giugno del 1940: siamo a Bussy, piccola cittadina della campagna francese e Lucile (Michelle Williams), giovane donna dall’aria un po’ smarrita ed assente di chi non comprende sino in fondo cosa stia accadendo nel suo paese e nella vicina Parigi appena bombardata, è seduta al suo pianoforte.  Lucile, il cui marito Gaston è stato fatto prigioniero in guerra, vive con la suocera Madame Angellier (Kristin Scott Thomas), donna dispotica ed in apparenza arida. Quando i tedeschi occupano Bussy, nella sontuosa villa Angellier viene “acquartierato” l’ufficiale Bruno Von Falk (Matthias Schoenaerts).

La convivenza forzata con il nemico invasore porta le due donne a limitare all’essenziale la frequentazione con lo sgradito ospite; ma l’amore di quest’uomo, che prima di arruolarsi era un compositore, per la musica, scatenerà l’inaspettata ed inconfessabile complicità tra lui e la giovane Lucile, esercitando su di lei un fascino particolare che si trasformerà in passione.

Suite francese, del regista inglese Saul Dibb, è molto fedele alle caratteristiche del romanzo dal quale è nata l’ispirazione, riuscendo ad entrare perfettamente in sintonia con lo stile romantico-sentimentale dell’autrice ed evidenziando da un lato il suo forte risentimento verso il pettegolezzo e la maldicenza (Bruno ha come incarico quello di catalogare le lettere anonime dei delatori che arrivano al comando tedesco), e dall’altro una certa propensione che Lucile ha verso il nemico, dipinto in molte circostanze come gentile e sensibile, in contrapposizione  alla sgradevolezza delle persone del posto. I nazisti, come nel romanzo, sono giovani belli ed educati, che corteggiano le donne di Bussy invece di violentarle e che giocano come bambini mentre si fanno il bagno in un lago in mezzo alla campagna.

Ottima la fotografia e molto suggestive alcune scene, anche se il film può sembrare a volte sdolcinato ed incontrare solo il gusto di chi ama le storie d’amore.

Decisamente bravi gli interpreti principali, dalla Scott Thomas al ben ritrovato M. Schoenaerts (Un sapore di ruggine ed ossa), che tuttavia vengono surclassati dall’intensità interpretativa della Williams, perno centrale di tutto il film che, dopo aver lavorato con un regista come Ang Lee, essere stata moglie delusa di Ryan Gosling ed essersi sorprendentemente calata nei panni di Marilyn nel biopic di Simon Curtis, conferma le sue doti di attrice raffinata e sensibile.

 

data di pubblicazione 17/03/2015


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