STRAIGHT di D.C. Moore, regia di Silvio Peroni

16 Nov 2019 | Accredito Teatro

(Teatro Belli – Roma, 15/17 novembre 2019)

Due vecchi amici dell’università – uno l’opposto dell’altro – si ritrovano dopo anni. Un po’ per gioco e un po’ perché la vita è bizzarra progettano di realizzare un film porno.

 

 

Lewis (Daniele Marmi) è felicemente sposato con Morgan (Giulia Rupi). La sua è una vita ordinaria, fatta di lavoro e progetti, di sicurezze incrollabili: la splendida moglie, donna in carriera molto sicura di sé, la casa di proprietà, anche se piccola, la voglia di fare un bambino. Ma il suo desiderio nevrotico di compiacere a tutti i costi la donna e la sua fin troppo evidente insicurezza, nascondono una certa, seppur tenera, debolezza. Improvvisamente arriva Waldorf (Giovanni Anzaldo), un vecchio amico dell’università di Lewis, lo scassinatore che trova la chiave giusta per entrare nel loro spazio fin troppo regolare e scuotere il loro apparente equilibrio. La differenza che corre tra i due amici è abissale. Il nuovo arrivato è tornato in città dopo un lungo girovagare per il mondo – la lista dei posti visitati è lunghissima, come le avventure amorose collezionate –, tutto l’opposto dell’altro. L’aspetto comico della vicenda si manifesta in questo contrasto, condito da battute intelligenti e ben calibrate nei tempi. Ma anche nel fenomeno di ribaltamento, stavolta del titolo: Straight ovvero eterosessuale, che bisognerebbe punteggiare con un punto di domanda. È l’imprevista entrata in scena di Steph (Eleonora Angioletti), una giovane attrice di film porno, e una bevuta di troppo a far nascere nei due l’idea di registrare un video gay, dove reciteranno da protagonisti. Cosa vorrà alla fine Lewis, indiscusso personaggio cardine di questa vicenda? Vorrà ancora un figlio con la donna che ama o vorrà approfondire questa sua latente inclinazione?

La commedia è spassosa e gli attori funzionano tra loro alla perfezione. La regia riduce all’essenziale la scenografia, a un doppio schermo, uno verticale che fa da fondale e uno orizzontale che fa da spazio della recitazione – sembra di rivedere il contrasto della realtà vista frontalmente da un telefonino e quella reale – orizzontale – nella quale ci muoviamo. Non ci sono oggetti in scena né attrezzature: una scelta azzeccata per un testo che da solo vale la ricchezza di questo spettacolo. Tutto è concentrato sul lavoro degli attori e sul contenuto dei dialoghi, dal quale nascono riflessioni e incastri di raffinata comicità. Uno spettacolo davvero ben fatto.

data di pubblicazione:16/11/2019


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