SMARRIMENTO scritto e diretto da Lucia Calamaro, con Lucia Mascino

2 Feb 2022 | Accredito Teatro

(Teatro India – Roma, 1/6 febbraio 2022)

Monologo di una scrittrice dai pensieri devianti, quasi una confessione a cuore aperto con perfetta immedesimazione tra regia, drammaturgia e voce recitante.

La sinergia teatrale tra le due Lucie (Calamaro e Mascino) fa pensare che il monologo sia stato scritto a misura della brava interprete che per un’ora nella prima davanti a una platea giovane e sinceramente entusiasta doma gli astratti fuori di una scrittrice in crisi, orfana di un successo che le arrise e che ora vede sfumare gli incipit in vicende di scarso respiro. La monologante si esprime con ruolo maschile e con l’affabulazione attoriale che le è propria interrogando a volte retoricamente il pubblico. Evocando i fantasmi dei parenti oppure scrittori masticati con difficoltà come Derrida o Deleuze. Una patina di snobismo che la fa partire ma arrivare mai. Lacerti di frasi impressioniste, brandelli di storie ma la narrazione completa le sfugge dal basso di una crisi che la tocca nella sua sfera intima, magicamente rivelata al pubblico. La drammaturgia della Calamaro è ficcante anche se a volte il testo e il senso perde di tensione e coesione (comprensibilmente non facile da mantenere dopo lo scoppiettante inizio). L’abbattimento simbolico e quasi finale della biblioteca è la metafora di un’insuperabile impotenza creativa. E il finale è come sospeso su due parole che rimandano al flusso incomprensibile dell’esistenza, del suo senso e della sua conclusione. “Ma perché? La Mascino è insieme divertente e commovente in questa recitazione rotta, vagamente dissociata e schizoide rappresentandoci onde del disagio contemporaneo. Particolarmente rilevante in una professione creativa non incasellabile in schemi rigidi. Chissà quanti scrittori mainstream possono riconoscersi in questo corrosivo quadretto. La scenografia essenziale va in tinta (bianca omogenea all’abbigliamento della magrissima protagonista. Spettacolo di vuoto più che di pieni, di un’angoscia, se si può dire, allegramente rappresentabile.

data di pubblicazione:02/02/2022


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