ROMA EUROPA FESTIVAL Les Particules élémentaires – regia di Julien Gosselin

(Teatro Vascello – Roma, 18/19 novembre 2017)

Tra i più attesi debutti del Romaeuropa Festival 2017, il 18 e 19 Novembre al Teatro Vascello è andato in scena, per la regia di Julien Gosselin  assieme alla sua compagnia Si vous pouviez lécher mon cœur, Les Particules élémentaires ( Le particelle elementari), adattamento teatrale del celebre e controverso romanzo di Michel Houellebecq.

Interessantissima ed ambiziosa trasposizione proposta dal giovanissimo regista e dalla sua compagnia per un teatro assoluto e innovativo capace interpretare  un romanzo alquanto complesso ed apocalittico, tra i più discussi della letteratura contemporanea.

Dieci attori da subito protagonisti della scena pronti ad assumere il ruolo dei personaggi del romanzo, ma anche di commentatori, narratori e musicisti tra chitarre elettriche e spaccati video live.  Oltre tre ore di racconto per attraversare un secolo, dal 1968 al 2079 a cavallo del presente, attraverso le vicende di due fratellastri Michel Djerzinski, biologo molecolare, che vanta una carriera ricca di soddisfazioni professionali ma che poi decide di abbandonare a soli quarant’anni, afflitto anche da una vita privata inesistente e della sua incapacità di amare e Bruno Clèrment fratello per parte di madre, anch’esso abbandonato dai genitori e cresciuto dai nonni fino alla loro morte ed essere poi trasferito in collegio dove diventa vittima dei compagni più grandi. I due si incontrano e finiscono per frequentare lo stesso liceo. La narrazione prosegue con balzi temporali che passano dai contesti hippy degli anni della contestazione fino alle comunità new age di fine secolo. Le loro storie si intrecciano fatalmente e disperatamente con quelle di due donne, Annabelle e Christiane, destinate entrambe a conclusioni amare e senza speranza.

Nell’epilogo infine viene spiegato come le scoperte di Djerzinski abbiano poi portato alla creazione di un nuovo genere umano, geneticamente esente dai difetti del vecchio, voluto proprio da quel genere in via di estinzione, che non conosce la sofferenza e la brutalità, asetticamente orientato a perseguire il bello.

La storia già di per sé molto articolata è raccontata attraverso un ricchissimo vocabolario scenico, grazie al talento del regista che utilizza la lingua dell’autore stessa per tradurla nel linguaggio del teatro. Bruno e Michel, il primo costantemente alla ricerca dell’amore, il secondo da esso terrorizzato, sono il punto di partenza per un ritratto spietato della società occidentale post ‘68 tra ironia e idealismo, sesso e tabù, discoteche e lezioni di yoga, cinismo e furiosa poesia.

E il pubblico viene immediatamente investito da un diluvio di parole, di suoni, di immagini in un flusso ininterrotto, soggiogato dai piani racconto, da sovrapposizioni e modalità comunicative, dalla musica dal vivo, dallo sdoppiamento degli attori in video e dalla grafica proiettata, dai bruschi cambi di luce, sostenuti da una recitazione forte e penetrante cha va dal registro aspro  e urlato al filtro dimesso dell’intimità e della confessione, mentre la storia ed i cambiamenti sociali ed epocali avanzano senza tregua.

“Il mio teatro è plastico, è un concerto, è un’installazione, è letteratura. Gesto, attori, spazio, testo… utilizzo tutto ciò che è in mio possesso, ponendolo sullo stesso piano, con lo scopo di dar vita ad uno spettacolo il più potente possibile”.

Un’esperienza fortissima che scuote e insegna per uno spettacolo straordinario che non conosce calo di tensione e di emozione.

data di pubblicazione:25/11/2017


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