OSCAR 2021: UNA “PREVISTA SORPRESA”

Anno di crisi del Cinema e delle sale cinematografiche 2020/21! Anno di mestizia e di illusioni! …

Quella che sembrava dover essere solo la consacrazione ufficiale dello strapotere produttivo/realizzativo e distributivo di Netflix negli anni della Pandemia con la più che attesa vittoria del “suo” pluricandidato Mank (ben 10 nomination, in buona parte meritate perché resta comunque un bel film), è risultata invece … una “prevista sorpresa” a conferma che il Cinema è ancora vivo e che Hollywood e gli Oscar sono sempre imprevedibilmente prevedibili e che gli “americani” ragionano sempre in modo diverso da noi “europei” (il che non vuol assolutamente dire che poi ragionino sempre male!). La “prevista sorpresa” è proprio la più scontata possibile buona alternativa …

Vince infatti gli Oscar per il Miglior Film, la Migliore Regia e la Migliore Attrice Protagonista proprio il film che aveva già vinto a Venezia, a Toronto ed era già stato premiato con i Golden Globes! Parliamo ovviamente di Nomadland di Chloé Zhao con Frances McDormand.

Un film da vedere assolutamente in sala e sul grande schermo, un film che, quasi sulle orme di Furore di Steinbeckiana e Fordiana memoria, ripropone, ovviamente con tempi, ritmi, modi, panorami e segni diversi, il tema molto americano delle migrazioni interne lungo le strade dell’America Profonda di un variegato e non sempre dolente popolo di bisognosi alla ricerca di occasioni di lavoro. Bisognosi ma pur sempre gelosi della propria libertà! Uno dei miti fondanti degli Stati Uniti e del suo Cinema. Un film voluto, amato e magnificamente interpretato dalla bravissima (chi può più provare a negarlo?) Frances McDormand che ha così fatto tris dopo i riconoscimenti per Fargo e per Tre manifesti a Ebbing, Missouri raggiungendo nell’Empireo delle tre volte premiate: Ingrid Bergman e Meryl Streep ed ha davanti a sé anche tutto il tempo per raggiungere Katharine Hepburn con le sue 4 statuette. Un film coinvolgente, lirico ed al contempo fortemente impegnato sul piano sociale, un film corale perché attorno e con la McDormand recitano e vivono i veri protagonisti di questa nuova “terra di nomadi”.

Altrettanto meritatissimo non poteva che essere l’Oscar per il Migliore Attore Protagonista andato ad Anthony Hopkins per The father, adattamento di una piéce teatrale già portata sullo schermo nel 2015 dal francese Philippe Le Guay in “Florida” con l’indimenticabile Jean Rochefort. Storia tenera e drammatica di un processo inarrestabile di demenza senile che di avvisaglia in avvisaglia incide sul rapporto fra un padre ed una figlia.

L’attesissimo Judas and the black Messiah che in anni di dominante politically correct e di attenzione alle minoranze sembrava essere predestinato a grandi trionfi, si è dovuto accontentare degli Oscar per il Migliore Attore Non Protagonista e per la Migliore Canzone. Grande delusione poi, ancora una volta, per le attese della pur brava e meritevole Glenn Close cui è stata preferita come Migliore Attrice Non Protagonista la coreana Yoon Yeo-jeong nel ruolo della nonna nel film Minari già apprezzato al Sundance Film Festival e dai Golden Globe. Per concludere con i “grandi premi”, l’Oscar per il Miglior Film Straniero è andato infine ad Another Round del danese Thomas Vintenberg .

L’Italia, il Cinema italiano, al di là delle tante chiacchiere e delle facili montature ed esaltazioni giornalistiche, non aveva candidature di rilievo o in aree significative, nulla vince nemmeno nelle due uniche piccole nomination marginali. Abbiamo forse bisogno di ulteriori conferme del processo di crescente marginalizzazione del nostro cinema? Abbiamo motivo di ripetere ed elencare ancora una volta le tante cause della nostra crisi? Direi proprio di no!

Dunque, Oscar insoliti e forse un po’ sottotono, ma sappiamo che buona parte dei film proposti hanno avuto scarsa circolazione fra il pubblico e poi … che i veri big non sono usciti affatto!!

data di pubblicazione:26/04/2021

2 Commenti

  1. Riflettendo sugli spunti suggeriti dal commento sugli Oscar 2020, credo di cogliere una linea sottile di verità e di consapevolezza che vi traspare, sulla quale, credo, si debbano poi fondare i commenti.
    In merito al film vincitore delle statuette più significative (ancora una volta i Leoni d’oro si confermano come viatico per gli Oscar!), la storia (molto americana) di persone che vivono nei camper per bisogno e per amor di libertà, porrei provocatoriamente la domanda: se è vero che il grande cinema è innanzitutto Spettacolo, questo film pluripremiato è veramente un grande film??? oppure ha solo intercettato il diffuso senso di tristezza e malinconia che respiriamo tutti da oltre un anno, esorcizzando in tal modo le inconfessabili paure collettive???
    Anche fosse, non è detto che lo Spirito del Tempo non generi anche cose gradevoli anche se non sempre dei grandi film.

  2. Dal puntuale articolo di Accreditati sugli ultimi Oscar, colgo in particolare il pungente accenno alle velleitarie illusioni del Cinema Italiano. Ahinoi questa è una triste realtà che solo i ciechi ed i colpevoli e conniventi non possono e non vogliono vedere! Il nostro cinema che con la chiusura delle sale ha perso in un anno ben il 75% degli spettatori (un trend già negativo da anni rispetto agli altri paesi europei) come mai potrà riuscire a recuperarli vista l’infima qualità delle nostre recenti produzioni? Come può infatti avere ambizioni internazionali un cinema sempre più ridotto ad espressione di storielline dal respiro brevissimo e dal carattere regionale, “appiccicate” di volta in volta sulla maschera regionale di turno?

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