OMICIDIO ALL’ITALIANA di Maccio Capatonda, 2017

La Giustizia affidata alle indagini condotte nei salotti televisivi e i giornalisti che divengono sacerdoti di un rito pronto a sacrificare ogni morale all’altare dello share: un surreale ma incredibilmente realistico affresco di quel che resta di uno Stato di diritto umiliato dalla logica del processo mediatico.

Acitrullo è un piccolo paese (s)perduto nell’entroterra molisano, dove si può arrivare solo affrontando una serie interminabile di curve, salite, discese e strade interrotte. 16 anime, età media 68 anni, niente campo per il cellulare e un modem 56K che fallisce il suo tentativo di connessione con il resto del mondo.

Il Sindaco Pino Peluria (Maccio Capatonda) non riesce ad arrestare l’inesorabile esodo dei compaesani verso Campobasso e anche suo fratello Marino (Herbert Ballerina) sogna ormai una nuova vita nella “capitale del mondo”. L’improvvisa morte dell’arcigna contessa Ugalda Martirio in Cazzati (Lorenza Guerrieri) riaccende però le speranze di Pino. Acitrullo ha l’occasione di conoscere i fasti di Avetrana, Novi Ligure, Cogne, Erba: paesi sconosciuti, che la TV e il turismo dell’orrore hanno reso famosi nel mondo.

In paese arrivano le forze dell’ordine capeggiate dall’inetto commissario Fiutozzi (Gigio Morra), ma le indagini sono condotte dalla troupe di “Chi l’acciso” e dalla regina dello share tinto di giallo, la dottoressa Donatella Spruzzone (una superba Sabrina Ferilli). Gli effetti benefici non tardano ad arrivare: Acitrullo, reso famoso dalla luce accecante del piccolo schermo, è inondato da turisti provenienti da ogni parte d’Italia che, importando l’abitudine dell’aperitivo e della musica ad alto volume, portano il benessere e spazzano via l’identità del piccolo centro.

La comicità surreale di Maccio Capatonda, distanziandosi dalle realtà, ne tratteggia un affresco impietoso ed efficace: il regista che dispone il “trucco” del cadavere affinché il sangue risalti meglio, l’assassino scelto con il televoto, il commissario che legge il gobbo predisposto dai “professionisti del settore” e l’ammiccante conduttrice televisiva che organizza l’agenda mediatica al solo fine di massimizzare gli ascolti. Quando una storia passa attraverso il piccolo schermo, ammonisce Donatella Spruzzone, non importa più che si tratti di un omicidio o di una catastrofe naturale: tutto diviene intrattenimento, tutto resta piegato al macabro gusto dello spettatore “medio”, ipnotizzato dal rituale del processo mediatico e disposto a tutto pur di assicurarsi un selfie sui luoghi del delitto.

Quando Pino Peluria esclama “I giornalisti stanno venendo ad arrestarci”, con conseguente irruzione in casa del Sindaco di una squadra armata di telecamere e microfoni, la sovversione dello Stato di diritto può dirsi ultimata.

Sebbene qualche gag non risulti del tutto efficace, Omicidio all’italiana resta un esperimento interessante. Impeccabile Sabrina Ferilli, nel ruolo della sacerdotessa del rituale mediatico. Preziosi i camei di Nino Frassica e Ninni Bruschetta. Apprezzabile anche il finale a sorpresa che, regalando alla storia quel bagliore di reale mistero, lo colloca in maniera trasversale a cavallo dei generi, colorando di un sorriso amaro il volto dello spettatore che, almeno una volta nella vita, si sarà fermato  guardare il mondo ricostruito da un plastico.

data di pubblicazione: 07/03/2017


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1 commento

  1. Sono stata costretta a vedere questo film che non rientra assolutamente nei miei gusti, ma alla fine qualche risata te la strappa soprattutto con i miracoli di SAN CEPPATO!!!

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