NON SO CHE VISO AVESSE di Francesco Guccini – Giunti editore, 2020

L’artista completo Francesco Guccini è al tempo del raccolto più che della semina. Svoltato il ciclo anagrafico degli over 80 può tirare le somme di un’esistenza gratificante e oltremodo celebrata. Questo libro deluderà chi si aspetta la cronaca viva degli anni densi di tournée e di impegni perché l’autore preferisce privilegiare la parte più intima. Infanzia e adolescenza bellica e post bellica tra Bologna, Modena e Pavana, triangolo emiliano da cui non si scappa, inevitabilmente. “Piccole città, bastardi posti”. Dunque è l’innesco personale della storia di cantautore più che della maturità piena, quella che si concretizza come giallista e scrittore. Esangue bilancio quasi testamentario di chi ha quasi perso la voce e anche il filo rosso dell’ispirazione musicale (onore al merito, non replica se stesso, come tanti altri colleghi pluri-settantenni), non rinunciando a qualche sortita collaborativa (vediVecchioni) . Lascia la funzione di completamento del libro ad Alberto Bertoni che si diffonde per quasi duecento pagine, pur non figurando nei crediti di copertina, su Vita e opere di Francesco (il cantante, non il santo). Una silloge didattico cronologico che accontenta i puristi ma che non ha guizzi perché non nasce dal vivo racconto del protagonista. In definitiva un libro che aggiunge poco a retroscena e a divagazioni off record, dall’alto di una compostezza un po’ indifferente e distaccata, inevitabilmente frutto dell’età. Un certo spirito di rassegnazione quaresimale permea tutto il libro e non offre un’atmosfera troppo allegra. Rappresentano comunque chicche gli esordi da giornalista precario, forse il primo contatto con la scrittura, una gavetta che viene raccontata articolo per articolo. Sfiorata ma non troppo approfondita l’esperienza collettivizzante della serata nelle Osterie, prima fra tutte quella delle Dame. Lì si forgiava la Bologna Musicale. Prima con Dalla, Guccini, Lolli, poi con l’infornata della seconda generazione dei Bersani, Carboni e Cremonini. Ma con questi le osterie erano già morte.

data di pubblicazione:13/02/2021

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