Un apologo pauperista su come si può cambiare vita e come ti cambia la vita. Uno chef da Stella Michelin scende agli inferi in una parabola contro lo spreco alimentare. Si cala tra i barboni, fruga nei cassonetti, ma trova un riscatto che è accompagnato dal recupero dei sentimenti con la compagna straniera e con la figlia. Uno strepitoso Michele Di Mauro, l’attore di Call My Agent e de I Delitti del Barlume, qui in una in una terza diversissima e straniata interpretazione.
Un film che regala un senso preciso descrivendo la parabola esistenziale di un innamorato della cucina che, per circostanze casuali, precipita agli inferi ma saprà ritrovare un senso, cucinando per gli altri, non più per interesse ma per pura passione. All’attore principale fa da spalla uno dei più popolari attori polacchi. Jerzy Stuhr non viene doppiato e la trovata è efficace perché ci regala un italiano con forte inflessione dell’est molto omologo al suo ruolo di barbone partner. Sullo sfondo una Torino a durezze incandescenti con la sua periferia post-industriale e con il suo sottofondo proletario. Il titolo è quanto mai azzeccato perché il cibo non manca frugando nelle pattumiere, negli avanzi alimentari dei supermercati, nella ricchezza relativa dei mercati all’aperto nel momento della chiusura. Momenti di cinema verità sia pure con un budget ridotto. Efficacissima la caricatura dei locali alla moda, del finger food, della moda degli aperitivi e dello spritz. Una Torino da bere (metafora dell’Italia tutta, stessi usi e costumi) presa in giro e vista dal lato amaro di chi tutto questo non può permetterselo. Un piccolo grande film che meriterebbe un adeguato recupero e una migliore distribuzione. Ma oggi se i libri dopo tre mesi scadono per i film d’autore la vita è ancora più grama: dopo tre giorni finiscono la loro breve passerella.
data di pubblicazione:16/04/2023
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