NIDO DI VESPE di Simona Orlando, regia di Daniele Miglio

17 Apr 2019 | Accredito Teatro

(Teatro Argentina – Roma, 15 aprile 2019)

A 75 anni dal rastrellamento del Quadraro, il Teatro di Roma e il Comitato Q44 rendono omaggio alla memoria dei 947 uomini deportati e alle loro famiglie. Dopo dieci anni di repliche il testo arriva a buon diritto sul palcoscenico dell’Argentina.

 

L’incedere pesante e ritmato dei passi dei soldati tedeschi agli ordini del generale Kappler interrompe di violenza il sonno della borgata romana a pochi minuti dall’alba. È il 17 aprile 1944. Il quartiere, soprannominato dai nazisti covo di vespe per via dei cunicoli e delle gallerie presenti dove si pensava si nascondessero dissidenti, nemici del regime e partigiani, veniva preso d’assalto. L’azione militare, a cui viene dato il nome di Operazione Balena, si consuma con una brutalità improvvisa e fulminea che non lascia neanche il tempo di ragionare. Sul foglio di avviso che viene consegnato alle famiglie è scritto chiaramente di non spendere più di dieci minuti per prepararsi a partire. A nessuno è concesso di uscire in strada, pena la morte. Nel giro di pochissime ore un gruppo di 947 uomini, di età compresa tra i 16 e i 55 anni, si ritrova a lasciare i propri affetti e a essere prigioniero nel teatro 10 di Cinecittà. Da lì la deportazione nel campo di concentramento di Fossoli, vicino Modena, e poi la dispersione in Germania dove, ingannati a firmare un foglio in cui si dichiaravano lavoratori volontari, vengono venduti a un gruppo di magnati dell’industria tedesca. Circa la metà di loro non fecero più ritorno a casa. Coloro che invece riuscirono a sopravvivere e a rientrare a Roma, raccontarono la loro storia a chi li stava aspettando. Ma amici e parenti non potevano restare gli unici ad ascoltare i loro racconti e così nasce l’idea di costruire un’unica memoria. Lo spettacolo è un prodotto del tentativo di mantenere vivo il ricordo di questi avvenimenti, che hanno tutto il diritto di essere inseriti nella storia della Resistenza nazionale. La struttura drammaturgica, arricchita dalle note del pianoforte suonato dal vivo da Massimo Gervasi, alterna la recitazione di otto attori alla proiezione delle testimonianze dei sopravvissuti. Le persone in video diventano i personaggi sulla scena. È in questo modo che possiamo conoscere le storie di Sisto, Mario, Giorgio e di tutti i rastrellati. Il risultato è coinvolgente e commuove. Ci vuole forza nel ricordare perché farlo spaventa, ma la memoria è necessaria ed è un obbligo che non si può disattendere.

data di pubblicazione:17/04/2019


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