MOTHERING SUNDAY di Eva Husson, 2021

Inghilterra 1924, Festa delle mamme, come da tradizione alcune famiglie aristocratiche si incontrano per un pic-nic, su tutti aleggia il dolore per la perdita dei figli nella recente Grande Guerra. La servitù ha un giorno di vacanza e la giovane domestica Jane (Odessa Young) poiché orfana ne approfitta per incontrarsi con il suo amante segreto Paul (Josh O’Connor). Sarà il loro ultimo incontro perché Paul è ormai prossimo a sposarsi per convenienza con un’aristocratica come lui che lo aspetta con i genitori al pic-nic. Un attimo di quiete sospesa della Vita per entrambi gli amanti prima che il dramma metta in moto eventi che cambieranno la vita di Jane …

 

La Husson, giovane e talentuosa attrice, sceneggiatrice e regista francese ha già presentato (con differenti apprezzamenti) il film a Cannes 2021 ed ora è qui, fuori concorso, alla 16ma Festa di Roma. Questo suo quarto lungometraggio è una produzione britannica che è tratta dall’omonimo romanzo di Graham Swift al cui adattamento cinematografico ha collaborato la stessa Husson.

Avrebbe potuto essere l’ennesimo classico film inglese inizi ‘900, stile “Dowton Abbey” tutto centrato sulle diverse classi sociali, le convenzioni aristocratiche, mondanità, falsi pudori e matrimoni contrastati, ma il lavoro della sceneggiatura porta invece sensualità e vitalità al contesto, togliendo polvere e ragnatele al genere, dandogli un tocco più moderno sia scomponendo e ricomponendo la storia e le varie sottostorie, sia decidendo di giocare più sulle possibili risonanze emozionali degli spettatori piuttosto che sull’ambientazione o sull’intrigo delle vicende.

Sia ben chiaro, l’universo cinematografico della “Vecchia Inghilterra” fatto di magioni di campagna, di nobili famiglie, di prati ed angoli idilliaci c’è sempre, anzi, all’inizio le riprese dei campi, dei raggi di sole fra il fogliame degli alberi, l’erba bagnata, i fiumi e la voce narrante che sussurra fanno addirittura pensare a Malick. La regista però non pensa affatto alla bellezza dell’Inghilterra o del mondo e, con un taglio non convenzionale gioca con classe e coraggio sugli stilemi, sulla storia, sul montaggio, sul ritmo e la fotografia. Il racconto viene infatti frammentato con risultati forti ed efficaci grazie ad un montaggio alternato che diviene così elemento significativo della narrazione filmica stessa, intercalando immagini e scene appartenenti ad altri momenti della vita di Jane. La regista si avvale di un ritmo ora vertiginoso nei grandi momenti della vita della protagonista, ora rallentato quasi a sottolineare invece i momenti di pace sospesi nel tempo. La fotografia poi è veramente splendida e contribuisce a dar forza ed a sottolineare, con il variare dei toni e dei colori, le diverse situazioni emozionali e l’intensità drammatica delle scene.

Il film è un viaggio elegante e brioso nel tempo e nella vita di Jane sotto le vesti di una storia d’Amore/Amori, con un velo di mistero. Un mosaico di frammenti di vita e di film con il mistero che si svela solo nel finale. Un racconto ben scritto e ben diretto, impreziosito da prove attoriali perfette: nei ruoli di supporto ci sono attori del calibro di Colin Firth ed Olivia Colman, un cameo finale della grande Glenda Jackson ed ovviamente i due giovani protagonisti.

A voler trovare dei difetti andrebbero rilevate alcune incongruenze nel casting nei secondi ruoli ed alcuni temi o personaggi avrebbero meritato un maggiore approfondimento, ma, nel complesso si tratta di un film dalla forte singolarità. Un film che non si piange addosso, tutt’altro, perché sono le donne a sopravvivere e sono loro che scrivono le loro Storie e la regista si conferma indubbiamente come un’autrice da seguire con attenzione nei prossimi anni.

data di pubblicazione:17/10/2021








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