MOONLIGHT di Barry Jenkins, 2017

Tre fasi della crescita di un giovane afroamericano, ma una sola vita: quella che gli altri vogliono che lui viva.

Chiron, soprannominato Little, è un bambino silenzioso, fragile, sensibile, dagli occhi buoni ma impauriti dal bullismo dei suoi compagni di scuola. Ma quando ti trovi a vivere nei quartieri bassi di Miami, tua madre è tossicodipendente e finisci con il ravvisare in uno spacciatore dai modi gentili la figura paterna che non hai mai avuto, non hai scampo: devi crearti quella corazza che non hai, plasmartela addosso come un culturista crea il proprio fisico, per allontanare il resto del mondo da te e difendere il tuo spirito, i tuoi sentimenti, l’amicizia.

Approda nelle sale Moonlight, secondo lungometraggio del regista e sceneggiatore statunitense Barry Jenkins, che ha aperto l’undicesima edizione della Festa del Cinema di Roma dopo essere passato per importanti Festival internazionali riportando un’unanime approvazione da parte della critica, ed in corsa con ben 8 candidature (tra cui miglior film e miglior regia) agli Oscar 2017. Le cose che colpiscono immediatamente di questo film sono la poesia, la delicatezza con cui viene accarezzato l’animo umano, l’intensità: in un ambiente dove non c’è posto per i sentimenti e dove esiste la violenza in ogni piega della vita reale, negli atteggiamenti, nei rapporti, nelle azioni, le fasi di crescita del protagonista, che da piccolo viene dileggiato con l’appellativo di Little e da adulto per tutti diventa Black, arrivano a toccare in un crescendo di emozioni l’animo dello spettatore. Chiron dovrà mettere da parte se stesso, la sua sensibilità, l’affetto per il suo unico amico d’infanzia, per sopravvivere in quel sociale in cui ha avuto la sfortuna di nascere e crescere.

Moonlight è un film sulla solitudine che nasce dalla diversità rispetto all’ambiente che ci circonda, diversità non tanto sessuale quanto nel modo di sentire l’altro, la famiglia, gli affetti veri, finendo col portarsi dietro il peso di certe etichette che, chi non comprende tutto questo, ti dà e con le quali sei costretto a convivere pur sapendo che tu “non sei quello”.

Prodotto da Plan B (casa di produzione di Brad Pitt), Moonlight è potente, realistico, poetico. Decisamente da vedere.

data di pubblicazione:15/02/2017


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2 Commenti

  1. Adolescenza, bullismo, droga, omosessualità , i temi trattati da Moonlight, un film di neri ma non a caso; sicuramente la periferia nera di Miami serve a sottolineare con ancora più intensità, il sentimento dell’emarginazione del protagonista. L’infanzia, l’adolescenza e l’età adulta di Chiron trascorrono in un ambiente violento, di droga (dove la prima persona a lui ostile è la madre), un ambiente dove regna la legge della strada e dove forte è l’odio dei suoi compagni di scuola che lo additano come diverso quando lui non sa ancora di esserlo. Ma in tutto questo marciume Chiron scopre e vive l’amore per un coetaneo in modo tenero e delicato, un amore a cui rimarrà fedele forse per la vita. Per sopravvivere ha dovuto imparare a nascondere la sua sensibilità in un fisico forte che si è costruito e per non soccombere ha finalmente trovato un’ identità anche se negativa ed in contrasto con la sua vera natura. Film fatto di dialoghi scarni, suscita emozioni forti e contrastanti , enfatizzate da una bellissima fotografia e dai primi piani intensi degli attori principali . Va sicuramente visto.

  2. Moonlight ovvero l’insostenibile bellezza della diversità. L’articolo che recensisce la bellissima pellicola che narra con superba maestria la diversità, non è soltanto ben scritto ma soprattutto centra pienamente la poetica e la poesia racchiuse negli occhi di little black. Un film che rimarrà per sempre scolpito nella mia anima.

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