MISTERO BUFFO di Dario Fo, con Mario Pirovano

22 Ott 2019 | Accredito Teatro

(Sala Umberto – Roma, 21 ottobre 2019)

Sono passati 50 anni dalla prima volta che Mistero buffo andò in scena tra gli studenti dell’università di Milano; 20 dall’ultima volta che Pirovano è stato a Roma, in cui ritorna con una selezione di cinque giullarate del grande artista per tre ore di spettacolo. Roma celebra Fo.

 

 

La giornata di studi su Mistero buffo

La rassegna Roma per Fo inizia già nel pomeriggio alla Sala Umberto, nel foyer del teatro. Raccolto intorno ai relatori c’è un piccolo pubblico di interessati, l’atmosfera è accogliente. La giornata di studi intorno a Mistero buffo è moderata da Mattea Fo che da subito la parola a Felice Cappa, autore, regista e amico di Dario e Franca. Con i loro nomi propri vengono chiamati i due artisti, a testimoniare la familiarità e l’amicizia che li legava ai loro collaboratori. L’argomento di questo primo intervento è rivolto alle immagini, le tante immagini raccolte da Fo per dare vita alle sue giullarate e quelle che egli stesso realizzò per i suoi spettacoli – le famose lastrine, diapositive su vetro proiettate per presentare i testi recitati. La cultura visiva è la fonte primaria delle opere di Dario insieme alla trasmissione orale degli innumerevoli racconti popolari. Il tema è unico: la storia dell’eterno conflitto tra il popolo oppresso e povero – Dario non amava gli eroi – e il potere che lo dominava, risolto sempre con un registro ironico e satirico.

L’intervento di Maria Teresa Pizza (curatrice dell’archivio Fo/Rame) illustra invece come si muove la macchina teatrale creata dalla formidabile coppia, che del rapporto con il pubblico, e quindi dall’accoglienza nello spazio teatrale e nel saluto fino al dibattito dopo ogni spettacolo, si nutre e prende ispirazione. Il loro non era solo un mestiere, ma anche un’etica: il teatro che proponevano si nutriva di quello che accadeva nelle piazze tra la gente. Era il loro modo di fare politica. Inutile dire quanto questa attenzione al popolo abbia reso Dario Fo anche un ottimo storico, ricercatore e scopritore di piccoli fatti nascosti nelle carte di archivio che talvolta sono serviti a leggere meglio diverse vicende umane.

L’incontro si chiude con una notizia sul numero delle regie dei testi di Fo e Rame che sono in giro per il mondo in questo momento, ben 7500 quelle censite. Testimonianza del successo ma anche della capacità di queste opere di dare ancora senso alla situazione degli oppressi a ogni latitudine. Saluta infine Mario Pirovano che presto, è quasi ora di cena ormai, sarà sul palco con Mistero buffo.

Lo spettacolo

È in perfetta sintonia con la tradizione teatrale dettata da Dario Fo che Mario Pirovano imposta la sua interpretazione, fedele soprattutto del testo. Si incontrano casualmente a Londra all’inizio degli anni ’80 e tra loro comincia un viaggio i cui frutti si raccolgono sul palco ancora oggi. Pirovano viveva in Inghilterra, ma la conoscenza di Dario e Franca determina per lui un cambiamento. Viene invitato a tornare in Italia per lavorare nella compagnia come attrezzista, autista, elettricista ecc. Attore lo diventa per caso. Mentre si trovava a sedare una lite tra alcuni ragazzini improvvisa per loro il racconto de Il primo miracolo di Gesù bambino e subito si accorge di avere tutto il testo già dentro, ingoiato e digerito per bene, senza saperlo.

A oggi è uno degli interpreti più straordinari del repertorio Fo/Rame: vederlo a teatro è una grande fortuna. La fedeltà al testo e alla mimica di Dario, nonché una certa vaga somiglianza tra i due, aggiunge all’evento un ché di miracoloso. Tuttavia è dalla sua personale esperienza e dalla sua storia – che inizia in un paesino nel novarese – che prende ispirazione per le voci dei personaggi e per le movenze a loro collegate.

Da subito Pirovano stabilisce un contatto con il pubblico, le luci che rimangono accese in sala quando appare in scena ne sono il segno. Il popolo è il protagonista di Mistero buffo, ne è l’anima. Per questo le giullarate che contiene e quelle che vengono scelte per essere rappresentate vanno costantemente ricontestualizzate. Così se alla fine del 1969 la strage di Piazza Fontana fece guardare il brano dedicato a Bonifacio VIII da una certa prospettiva, oggi questa stessa giullarata non può che ricordare il grottesco di alcuni personaggi della nostra politica – qualcuno dal pubblico urla “Salvini”. Gli esempi e le connessioni si moltiplicano via via che lo spettacolo va avanti. Il prologo a ogni brano è un momento di scambio e una lezione. Interpretare La fame dello Zanni o La nascita del giullare (che insieme al già citato Bonifacio VIII e a Il miracolo di Lazzaro e a Il primo miracolo di Gesù bambino sono la scelta di questa serata) con l’occhio puntato al presente storico in cui viviamo è una necessità per questo classico che è Mistero buffo. I testi in esso contenuti si nutrono della linfa della storia da cui provengono e di quella a cui vengono rappresentati. La rielaborazione dei testi in questo senso è una caratteristica che Pirovano non manca di rispettare.

Il momento creativo e teatrale, che nasce dal dialogo dell’attore con la platea, è di nuovo ripetuto. Forse meno azzeccato il luogo sociale in cui esso è presentato: paradossalmente i teatri sono i luoghi meno adatti per questa rappresentazione. Tuttavia speriamo solo di non dover passare tanto tempo prima di rivedere in scena da qualche parte a Roma Mario Pirovano.

data di pubblicazione:22/10/2019


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