L’ULTIMA LUNA DI SETTEMBRE di Amarsaikhan Baljinnyam, 2023

Tulgaa vive oramai da anni in città, dove è riuscito a occupare il posto di direttore in un importante albergo a cinque stelle. Un giorno gli viene comunicato che il padre adottivo è gravemente ammalato ed è pertanto necessario che lui ritorni al villaggio per curarlo. Tra le sterminate steppe della Mongolia raggiunge finalmente la casa paterna, giusto in tempo per assistere alla morte del genitore. La sua decisione di rimanere fino all’ultima luna piena di settembre gli permetterà di impegnarsi a portare a termine il lavoro rurale lasciato dal padre e di conoscere il giovane Tuntuulei, ribelle e impavido bambino che conquisterà il suo affetto…

Amarsaikhan Baljinnyam è uno scrittore, attore, regista e produttore mongolo che oramai da anni si è conquistato una posizione non soltanto nel suo paese d’origine ma anche in campo internazionale, soprattutto dopo la sua partecipazione, come attore, nella serie televisiva Netflix Marco Polo. L’ultima luna di settembre è il suo film d’esordio alla regia ed è stato presentato nell’ottobre dello scorso anno al Vancouver International Film Festival dove ha subito ottenuto il consenso della critica e persino un riconoscimento da parte del pubblico. In effetti il film, da poco distribuito nelle sale italiane, ha attirato anche da noi un’attenzione particolare per la delicatezza con cui il regista affronta il tema dell’affettività e, in particolare, quello della genitorialità. I due protagonisti Tulgaa (interpretato dallo stesso regista) e il piccolo Tuntuulei si incontrano nei campi e, dopo i primi attimi di reciproca avversione, tra di loro si verrà a instaurare un rapporto di sincero affetto. Entrambi non hanno avuto un vero padre di riferimento e sono alla ricerca di un sentimento concreto di cui nutrirsi. Le distanze enormi tra le varie iurte, le abitazioni mobili tipiche dei nomadi mongoli, certo non facilitano i contatti sociali e solo in determinate occasioni la comunità locale ha la possibilità di riunirsi per festeggiare qualche evento. Il regista ci rende partecipe delle bellezze sconfinate del suo paese e ci fa capire quanto sia ancora presente in quei luoghi l’attaccamento alle proprie origini e alla propria cultura. Ma c’è anche gente che lascia il villaggio per cercare in città un’agiatezza, difficile da trovare in quei luoghi sperduti. Il film induce a riflettere sui rapporti all’interno della famiglia, anche quando di fatto non c’è. Il bambino vive con i nonni, la madre è assente, anche lei andata in città a lavorare, ed è soprattutto anaffettiva nei suoi confronti. Ecco che Tulgaa diventerà per lui la figura di riferimento, quel padre tanto desiderato e mai conosciuto. È una storia semplice fatta di gente semplice che però riesce a dare quello che può. Terminato il lavoro per il quale si era impegnato, al calare dell’ultima luna di settembre, Tulgaa dovrà fare ritorno in città e staccarsi così dal bambino con il quale aveva instaurato anche un rapporto di complicità. Un distacco certo non facile che porterà in sé una riflessione profonda sull’importanza dei sentimenti e sugli affetti genitoriali. Un film ben costruito, ben interpretato e certamente da non passare inosservato.

data di pubblicazione:02/10/2023


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