LUCE SULL’ARCHEOLOGIA – VIII EDIZIONE – secondo appuntamento

(Teatro Argentina – Roma, 6 febbraio/8 maggio 2022)

Massimiliano Ghilardi introduce il secondo appuntamento con le lezioni di Archeologia al Teatro Argentina, sempre precedute dal prezioso contributo di Claudio Strinati che questa volta ha intrattenuto il folto pubblico intervenuto parlando di Fidia, maestro assoluto della Grecia classica, ma soprattutto delle sculture frontonali del Partenone e dei fregi del V secolo a.C., per lo più opera della sua scuola, che dal 1816 sono conservati al British Museum. I preziosi reperti erano stati rimossi dall’Acropoli di Atene a partire dal 1801 da lord Thomas Bruce Elgin, allora ambasciatore dell’Impero Britannico presso la Corte Ottomana. Il professore Maurizio Bettini, dell’Università degli Studi di Siena, introduce l’argomento della giornata che riguarda il rapporto che gli antichi avevano con le divinità. In particolare è molto curioso apprendere come i Romani fossero un popolo molto religioso ma nello stesso tempo laico nel senso proprio del termine. Qualsiasi entità, prima di essere venerata, doveva essere approvata direttamente dal Senato, che ne doveva riconoscere e sancire prima le peculiarità, per essere successivamente onorata e rispettata dal popolo. Le divinità erano partecipi della vita quotidiana e accompagnavano il singolo cittadino che ricambiava la loro accondiscendenza con rituali molto impegnativi ma anche ridendo di esse, come se dovessero essere trattate alla pari. L’argomento è approfondito dal Prof. Gianluca De Sanctis, dell’Università degli Studi della Tuscia, che ha parlato dei vari dei e della topografia sacra nella memoria culturale dei Romani. E’ singolare come al momento di conquistare una città, o di una regione da sottomettere all’impero, i Romani si affidassero alla divinità straniera, quasi sempre senza sapere esattamente quale fosse, ma con l’intento di indurla al tradimento del popolo che originariamente l’aveva eletta come nume protettore. In sintesi si rivolgevano ad essa e le promettevano un tempio molto più grande e lussuoso se li avesse assistiti nella battaglia portandoli alla vittoria finale. Il Prof. Massimiliano Papini, dell’Università degli Studi di Roma La Sapienza, ci ha parlato delle passeggiate oziose nell’antica Roma principalmente attraverso ombrose porticus, il più famoso dei quali era il Portico di Ottavia, edificato in epoca augustea, e che era costituito da un recinto porticato che conteneva al suo interno i templi di Giunone Regina e di Giove Statore. I romani amavano oziare passeggiando in zone ombrose, a volte appartate, per consentire loro di esercitare anche attività illecite, se non addirittura per dedicarsi al turpe mercimonio. Chiude la giornata Alessandra Cattoi, direttrice e responsabile del RAM film festival, con sede a Rovereto, per illustrare come la rassegna cinematografica, nata nel 1990, abbia come scopo di divulgare l’interesse e lo studio dell’Archeologia attraverso il cinema. Prossimo appuntamento per domenica 27 febbraio dove si parlerà di realtà e utopia della nuova Roma di Nerone.

data di pubblicazione:21/02/2022

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