L’ORSO D’ORO AL FILM ISRAELIANO SYNONYMES di Nadav Lapid

Seppur la critica internazionale presente a questa edizione della Berlinale abbia sin da subito accolto molto favorevolmente il film di Nadav Lapid, giovane regista e sceneggiatore di Tel Aviv, stupisce ugualmente l’assegnazione di un premio così importante come l’Orso d’Oro al suo Synonymes che, a parere di molti, è stato un po’ sopravvalutato. Il film narra delle vicende del giovane Yoav che decide di fuggire da Israele perché l’aria è diventata per lui irrespirabile, per trovare rifugio a Parigi dove cercherà in tutti i modi di integrarsi iniziando ossessivamente a perfezionare il suo francese. Sicuramente un film di valore interpretato in maniera mirabile dall’attore israeliano Tom Mercier, che ha saputo ben esprimere l’idea e lo spirito decisamente politici che il regista, in aperta polemica con il suo paese, ha voluto imprimere al suo film. Grande è stata poi la soddisfazione per il cinema italiano, dal momento che sono stati premiati ben due dei tre film presentati: Dafne di Federico Bondi come miglior film per la Sezione Panorama e La paranza dei bambini, in selezione ufficiale, che è stato premiato con l’Orso d’Argento per la migliore sceneggiatura. Entrambi, secondo chi scrive, hanno vinto meritatamente il premio, dimostrando ancora una volta che il cinema italiano, sovente così bistrattato in patria, riesce al contrario ad ottenere riconoscimenti nei più importanti festival internazionali come questa Berlinale appena conclusasi.

Ecco l’elenco completo dei premi assegnati ai film in concorso:

 

Orso d’Oro per il Miglior film a Synonymes di Nadav Lapid;

Orso d’Argento, Gran Premio della Giuria a Grâce à Dieu di François Ozon;

Orso d’Argento per il film che apre Nuove Prospettive a Syspemsprenger di Nora Fingscheidt;

Orso d’Argento per la Migliore Regia a Angela Schanelec per il film Ich war zuhause, aber;

Orso d’Argento per la Miglior Attrice a Yong Mei nel film cinese Di jiu tian chang;

Orso d’Argento per il Miglior Attore a Wang Jingchun sempre nel film cinese Di jiu tian chang;

Orso d’Argento per la Migliore Sceneggiatura a Giovannesi, Saviano e Braucci per La paranza dei bambini;

Orso d’Argento per il Miglior contributo artistico a Rasmus Videbaek per la fotografia in Out Stealing Horses.

E così questa 69esima edizione della Berlinale si è conclusa in maniera non proprio soddisfacente, a detta di molti. Nella cerimonia di chiusura si è voluto più volte ringraziare il contributo di Dieter Kosslick che ha diretto la Berlinale per ben diciotto anni. L’anno prossimo la direzione passerà a Carlo Chatrian, attualmente responsabile artistico del Locarno Film Festival.

La 70esima edizione avrà luogo dal 20 Febbraio al 1 marzo 2020 e noi di Accreditati ci auguriamo di essere ancora una volta presenti, con l’impegno e l’amore per il cinema che da sempre ci caratterizzano.

data di pubblicazione:16/02/2019

2 Commenti

  1. Concordo con quello che ha scritto Gabriella, anche io grazie a accreditati ho potuto seguire la berlinale in modo regolare visto che la stampa italiana era per lo più impegnata con Sanremo… Mi siete piaciuti veramente, ora vi seguirò con più attenzione e assiduità.

  2. Quello che posso dire è che se non avessi letto le puntuali cronache e critiche di Antonio Iraci, di Berlino quest’anno non avrei saputo nulla. Mi è arrivato l’eco delle “cose patrie”, ma di tutto il resto, presa come molti nella morsa dei giorni, sarei rimasta all’oscuro.
    Anche perdendo un giorno, gli articoli organizzati in questo modo mi hanno consentito di recuperare e non perdere il filo delle proiezioni.
    Per questo devo ringraziare Accreditati e ovviamente il suo inviato.
    L’unica riflessione che posso fare è che i film italiani che trovano attenzione all’estero, nei festival importanti, sono quelli che rischiano nelle storie come nella forma. Il racconto scontato, facile, che non chiede nulla a uno spettatore più che distratto non fa che appiattire una produzione già assai scarsa, mentre dovrebbe essere proprio questa la strada da percorrere, invece di ripetere lo schema narrativo così in voga nelle fiction edificanti o nelle commedie senza smalto.
    Magari è la volta buona che riusciamo a vedere sullo schermo anche dei volti veri!

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