LES INVISIBLES di Louis-Julien Petit, 2019

Un centro di accoglienza per donne senza fissa dimora deve chiudere. Alle assistenti sociali che lo dirigono non restano che tre mesi per provare a reinserire nella Società le donne di cui si occupano. A questo punto ogni mezzo è utile, tutto è ormai permesso: equivoci, raccomandazioni, bugie, falsificazioni.

 

Ecco, in anteprima italiana, in occasione del IX Festival del Nuovo Cinema Francese iniziato il 3 Aprile, l’attesa “opera seconda” del giovane e brillante L. J. Petit. Un film che in Francia ha già avuto un eccezionale successo di pubblico ed anche di critica. Il regista lo potremmo definire un Ken Loach à la française. Come il suo modello inglese, si muove infatti nel solco della denuncia sociale, ma in modo molto meno tagliente e per così dire, meno vendicativo. Il suo è infatti uno sguardo lucido ma al contempo più tenero, in una fusione fra sorrisi, risate e lacrime, sull’incapacità della Società contemporanea di prendere in considerazione e di avere cura dei più fragili e degli emarginati, gli “invisibili”.

Dunque una commedia sociale che descrive, con humoure tenerezza e con pari realismo ed accenti di verità, la vita quotidiana di un centro sociale, di un gruppo di donne emarginate e delle loro assistenti sociali e del loro impegno davanti alle necessità. Una cronaca sociale tutta al femminile piena di ironia e speranza per rendere omaggio e dare voce sia alle donne di cui la Società si è dimenticata o vuole dimenticarsi, sia a quelle che provvedono a soccorrerle e cercano di reintegrarle e renderle di nuovo “visibili”.

L’abilità del regista, malgrado la serietà del tema trattato ed i rischi connessi, è proprio nel saper solo sfiorare, senza impelagarcisi, la demagogia, il buonismo, e, nel saper restare sempre ben lontano da approcci moralistici o dall’impegno militante, dandoci però ugualmente una dimensione vera, intelligente e toccante della Realtà. Un giusto e pudico dosaggio fra momenti intensi e struggenti di verità e momenti di autoironia, in cui l’ironia e lo humour sono scientemente il mezzo più efficace per superare le difficoltà. Il buon umore dunque quale alimento nutriente per dare energia alla speranza di farcela nonostante tutto, e dare forza anche alla solidarietà di gruppo.

Sostenuto da una buona sceneggiatura che compensa qualche momento morto nella narrazione, e, a voler proprio essere ipercritici, qualche piccolo eccesso di buoni sentimenti ai limiti quasi dell’autocompiacimento, il film nel complesso funziona bene e procede con ritmo sostenuto appoggiandosi ad un cast composito, e, soprattutto, ad un gruppetto di attrici di talento, giuste e tutte formidabili ed autentiche nei loro diversi ruoli.

Les Invisibles, pur nella differenza di gusti ed abitudini fra il pubblico francese e quello italiano, giustifica in parte il successo riscosso in patria, è un film certamente non nuovo ed originale, ma di sicuro intelligente, impegnato, toccante e molto realistico senza però essere pesante né tantomeno ingenuo. Un film in cui il regista amalgama abilmente toni drammatici e leggeri in una riuscita fusione di generi fra il realismo ed il mero racconto.

data di pubblicazione: 5/04/2019


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1 commento

  1. Concordo pienamente. Il film non è certo un capolavoro ma bisogna ammettere che è recitato bene soprattutto dalle attrici non professioniste perché danno un tocco di autenticità in più ad una storia molto vera. Donne “clochard” che con buona volontà riescono ad inventarsi un avvenire nonostante le difficoltà frapposte da parte di quelle strutture sociali che invece istituzionalmente dovrebbero proteggerle…più attuale di così?

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