LA VOCE DI FANTOZZI di Mario Sesti, 2017

(74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia)

Ci sono voci e voci. Alcune sono uniche, altre così cariche di significato da esistere indipendentemente da chi le produce. Quella di Paolo Villaggio in Fantozzi fa parte di quest’ultima categoria: definita “lupata” dagli esperti, è una caratteristica chiave della maschera di cui si fa portavoce. È per questo che il regista e critico Mario Sesti ha deciso di partire da questi suoni per ricostruire il personaggio Fantozzi e l’uomo Villaggio. Si intitola La Voce di Fantozzi, infatti, il docufilm da lui diretto e in gara alla 74esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia. Già in cantiere dal 2015, la pellicola nasce dopo la realizzazione dell’audiolibro Fantozzi a cura di Volume. Prima della sua scomparsa, l’artista ha lavorato in prima persona alla stesura del documentario: nuovi dialoghi sull’universo del famoso ragioniere, confessioni intime e riflessioni profonde consentono allo spettatore di scavare nell’essenza più pura della sua persona.

A rendere il tutto più affascinante ancora, il contributo di intellettuali e personaggi dello spettacolo. Ciascuno con il suo ricordo di Villaggio, ciascuno capace di definirlo con un tratto originale. Oltre a Daniele Liburdi e Massimo Mescia di Volume, La Voce di Fantozzi è stata prodotta dallo stesso Villaggio e da suo figlio Piero. E il fascino che trasmette è un privilegio raro. Di intelligenza e sagacia, lungimiranza e attenzione ai dettagli. Un modo nuovo di pensare al classico documentario, messo in piedi fondendo video arte, racconti surreali e interviste tradizionali. L’impresa di Mario Sesti convince davvero e arriva dritta al cuore, confermandosi un’architettura ben costruita di immagini e suoni.

data di pubblicazione:05/09/2017








1 commento

  1. Dopo anni di inconscia resistenza al fenomeno fantozziano, mi sono recentemente accostato all’ etica che si cela nel personaggio. Sicuramente un lavoro degno di attenzione anche se molto autoreferenziale. Documentario quindi che andrò a vedere non fosse altro che per omaggiare un attore recentemente scomparso che sicuramente non brillava nel privato ma che ha comunque lasciato un segno nel carattere dell’italiano medio.

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