LA PRIMA LUCE di Vincenzo Marra – IT (72^ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2015 – Giornate degli autori)

Riccardo Scamarcio e Daniela Ramirez interpretano in modo molto intenso i ruoli di Marco e Martina, genitori in crisi del piccolo Mateo, nel lungometraggio di Vincenzo Marra che ha inaugurato le Giornate degli autori a Venezia. Il film ha alla base una storia semplice ma profondamente radicata nel tessuto contemporaneo. Martina, di origini cilene e grafico pubblicitario, sceglie di trasferirsi a Bari per seguire Marco che lavora come avvocato; ma dopo la nascita del figlio inizia a sentire, anno dopo anno, il bisogno sempre più forte di “tornare a casa”, desiderio che diviene incalzante allorquando alla crisi personale con Marco si aggiunge anche quella economica del paese che la ospita, che paradossalmente le offre ora minori possibilità del suo paese d’origine: Marco, qui non c’è futuro. Martina, il futuro ce lo facciamo noi, giorno per giorno. Ma tra di loro c’è Mateo che diviene, da figlio profondamente amato da entrambi, il figlio conteso, un bambino figlio della globalizzazione come lo definisce il regista.

Marra, se da un lato cuce addosso ai protagonisti una storia personale che a tratti cattura lo spettatore, dall’altro lato ne distoglie l’attenzione operando una scollatura alquanto inverosimile tra il percorso interiore dei protagonisti ed i loro ruoli nel tessuto sociale in cui si muovono: Marco ad esempio sembrerebbe non conoscere la città natale della compagna con cui convive da otto anni né alcun familiare di lei, né sembra troppo preoccuparsi di alcun aspetto legale circa la tutela di minori da parte di genitori non coniugati, anzi, pur essendo un avvocato ambizioso ed intraprendente, sembra essere completamente digiuno di tutte le implicazioni legali che possano scaturire da una separazione da Martina. È dunque palese che il regista voglia concentrarsi esclusivamente sulla psicologia di questo padre a cui viene sottratto il figlio, sulla sua vita che si ferma all’improvviso, scavando nel suo dolore e nella sua incredulità, non spiegando troppe cose e lasciandone alcune in sospeso, allo scopo proprio di catturare l’attimo dello sconcerto e del disorientamento.

data di pubblicazione 10/09/2015








0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Ricerca per Autore:



Share This