LA FORMA DELL’ACQUA (THE SHAPE OF WATER) di Guillermo del Toro, 2018

É il 1962. In una piccola località non meglio identificata della costa americana vive Elisa, una ragazza muta che lavora di notte come donna delle pulizie in un laboratorio governativo di massima sicurezza dove una sera, in assoluta segretezza, viene portata una sorta di cisterna cilindrica in vetro piena di un’acqua dal colore verdognolo. Elisa ode da quello strano cilindro, blindato come una sorta di piccolo sottomarino, l’eco di strani versi che sembrano appartenere ad una creatura marina e che tanto innervosiscono le persone addette alla sicurezza ma che, al contrario, attraggono irrefrenabilmente la dolce ragazza “senza voce”, tanto da volerne sapere di più…

 

Elisa (Sally Hawkins) è già di per sé una strana creatura, che vive in mondo quasi ultraterreno: sembra essere grata alla vita, affrontando ogni giorno come fosse una danza, sempre allegra, spensierata e con un rassicurante sorriso stampato sul viso. Eppure Elisa è vera, in carne ed ossa, ma la sua vita assomiglia ad una fiaba come il suo piccolo appartamento dai colori che ricordano il fondo marino, situato sopra un teatro di quartiere dalle poltroncine di velluto color porpora; ogni sera, prima di recarsi a lavoro, si prende cura di sé con un bel bagno ed una cena leggera, che prepara sempre anche per il suo vicino Giles (Richard Jenkins), un talentuoso illustratore di cartellonistica per prodotti alimentari un po’ sfortunato, ma irrimediabilmente romantico, ancora alla ricerca dell’anima gemella e legato ad Elisa da una profonda amicizia. E poi c’è Zelda (Octavia Spencer), una collega di lavoro prepotente ma tanto buona, che Elisa ogni notte durante il turno di lavoro ascolta amorevolmente parlare senza tregua e, soprattutto, senza mai poter…replicare. Ma un giorno, incurante delle disposizioni del funzionario (Michael Shannon), cattivo e dai modi violenti, responsabile della custodia di quel misterioso uomo-anfibio contenuto nella cisterna, essere preistorico che i sovietici vorrebbero sottrarre per farne esperimenti, Elisa decide di socializzare con “il mostro” e lo farà nel modo più naturale possibile: sedendosi sul bordo della vasca ed offrendo ad esso parte del suo pranzo….

Ha meritatamente vinto la 74. Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia il grande film di Guillermo del Toro, in cui fantasia, thriller, romanticismo, sesso ed amore si mescolano e ci inondano come l’acqua presente nella vita dei due protagonisti: un uomo pesce di cui si innamora perdutamente una donna senza voce “in un momento di strana sincronia che accade raramente”.

E così è la favola ad entrare nella vita vera, nel mondo reale, e non si può che assistere esterrefatti a tutto questo, attraverso le immagini di una storia d’amore che vince su paura e violenza. Le scene del film sono estremamente curate, non solo nelle inquadrature e nella fotografia, ma anche nei colori che anticipano la trama: come il rosso del sangue e delle scarpe di Elisa, o il colore della sua casa che sembra un relitto inabissato in contrapposizione alla luce accecante che inonda la stanza dove Giles disegna i suoi cartelloni pubblicitari. Sublime è la colonna sonora del compositore francese Alexandre Desplat (Oscar per Grand Budapest Hotel), studiata a tavolino con il regista che ha curato personalmente tutto del film, dalla sceneggiatura in poi, tassello dopo tassello con amorevole meticolosità, amore che traspare in ogni impercettibile piega del film.

In attesa degli Oscar, se volessimo dare una forma a qualcosa che si avvicina ad un piccolo capolavoro, potrebbe avere quella dell’acqua.

data di pubblicazione:14/02/2018


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2 Commenti

  1. Concordo con le note e le percezioni della recensione.
    Piccoli sorrisi, piccoli sussulti d’orrore, piccole lacrime, una toccante storia d’amore, un grande film, una meravigliosa e minuziosa regia, una splendida colonna sonora, un’eccezionale e sensibile Sally Hawkins ,una messa in scena ed un cast perfetto. Premi passati e… prossimi tutti meritatissimi! Bentornato Guillermo del Toro! Siamo di nuovo ai livelli de ” Il labirinto del fauno”, siamo in un universo onirico fuori del tempo, ove il meraviglioso si oppone al “reale quotidiano”. Una dimensione fiabesca con cui il regista ci colpisce tutti diritti al cuore. Una bella fiaba per adulti che flirta con l’horror, con il fantastico, il thriller ed il meraviglioso ed in cui la bellezza e la purezza dei sentimenti generano un torrente di emozioni di cui non ci si vorrebbe disfare una volta usciti dal cinema.
    A mio avviso, il film è un’intensa dichiarazione d’amore alla Forza dell’Amore stesso ed anche un nostalgico omaggio al “vecchio Cinema di serie B”. Concordo con la definizione della recensione: “un piccolo capolavoro, cesellato tassello dopo tassello”.

  2. Finalmente una Storia da vedere al cinema! Si perchè il cinema non dovrebbe tanto far vedere trame inconsistenti solo perchè è il film “di…” o perchè “hai visto chi ci recita?”. “The shape of water” ha meritatamente vinto il Leone d’oro : una sapiente regia, una splendida fotografia, per non parlare della bellezza della colonna sonora. Come se non bastasse, visto che ultimamente è difficile che sul grande schermo ci siano storie uniche e/o dalle trame avvincenti, accanto a tutto ciò c’è anche una vera storia, che non è solo d’amore ma è molto più profonda, interpretata da attori bravi e credibili seppure in un racconto visionario. 132 minuti di pura magia, poesia e avventura che vorresti rivivere! Davvero da non perdere!

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