LA CENERENTOLA di Gioacchino Rossini, regia di Emma Dante

Di : T. Pica

31 Gen 2016 | Accredito Teatro

(Teatro dell’Opera – Roma, 22 gennaio/19 febbraio 2016)

Irrompe al Teatro dell’Opera di Roma La Cenerentola eterea e passionale di Emma Dante. La regista allestisce con la imponente complicità dei costumi e delle scene un’opera lirica classica in chiave incredibilmente moderna. Angelina (Josè Maria Lo Monaco), alias Cenerentola, è l’eroina di un tempo che sembra a tratti incredibilmente lontano, stante la tracotante sfrontatezza interessata e l’ipocrisia che ormai serpeggia tra le donne e gli uomini spesso ancora adolescenti. In questo luminoso e invitante allestimento, la composizione di Rossini insieme al libretto di Jacopo Ferretti ci ricordano un personaggio femminile forte ma al contempo romantico, capace di tollerare e perdonare: due parole e due atti ad oggi sempre più rari. Ma La Cenerentola non è solo una persona onesta e gentile. Angelina, nonostante i soprusi e le violenze anche fisiche di un patrigno, ironicamente Don Magnifico, calcolatore e volgare, combatte per quello in cui crede ed è femminile e passionale tanto da non sottrarsi al colpo di fulmine per lo scudiero, dietro il quale invece si cela il vero Principe Don Mariro (Giorgio Misseri), e lanciarsi in un appassionato bacio dell’amato prima che il fido servitore Dandini, sotto le mentite spoglie di Principe, lo sottragga per il ballo indetto per la scelta della futura sposa al quale solo le sorellastre, Clorinda e Tisbe, e Don Magnifico sono invitati.

La Cenerentola di Emma Dante si muove circondata da cinque cloni interpretati da donne e uomini che “vivono” e “agiscono” solo quando caricati dalla farfallina, tipica delle sveglie e delle batterie a carica manuale, che ne trafigge la schiena. Ma anche il Principe, fin quando vestirà i panni di finto scudiero, sarà circondato dai suoi cinque cloni caricati a molla dalla medesima farfallina. Con un escamotage visivo, evocativo dei giocattoli antichi e delle fiabe (sia per i colori, il verde petrolio e il celeste accostati al rosso fuoco, sia per le “divise” e i volti tipici delle bamboline di porcellana e dei soldatini) Emma Dante punta lo sguardo sulla meccanicità e l’aridità dei gesti in cui illogicamente e prepotentemente solo gli uomini e le donne gentili e onesti della “plebe” sono costretti a sopravvivere, tutti prigionieri dei cliché del classismo sociale dettato dai “potenti” e dall’aristocrazia. I giochi di parole, l’ironia e il ritmo dei testi dell’Opera, con le sue ossessive assonanze e ripetizioni, supportano con vigore la regia e le scene conferendogli attualità e empatia con il pubblico. Elegante, rassicurante e affascinante il “deus ex machina” Alidoro (Mirko Mimica) – al posto della Fata Smemorina – che guida e protegge Angelina dalle menzogne e dai tiri mancini delle sguaiate, scollacciate, sfacciate, “coattelle” Clorinda e Tisbe (le sorellastre).

Tutti gli interpreti lirici sono instancabili e in perfetta simbiosi tra mimica, gesti e voce e sotto la regia di Emma Dante e del Direttore d’Orchestra Alehi Pérez riportano ad uno splendore antico e magico una fiaba poetica ancora tremendamente vera.

Da non perdere!

data di pubblicazione: 31/01/2016


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