ITALIAN GANGSTERS di Renato De Maria – IT (72^ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2015 – Orizzonti)

Di : T. Pica

4 Set 2015 | Accredito Cinema, Festival

Italian Gangsters, a metà strada tra il documentario e il saggio, ripropone sul grande schermo uno spaccato della malavita nostrana di un tempo ormai perduto, in una sorta di tributo, quasi nostalgico, alla figura del criminale gentiluomo che ha segnato una parte della cronaca italiana tra la metà degli anni ’30 e la fine degli anni ‘60. In una realtà cinematografica, e non solo, che negli ultimi anni si è catalizzata sulle storie della criminalità del Meridione, la cinepresa di Renato De Maria ha montato, come in un collage, il copioso materiale video messo a disposizione dall’Istituto Luce per narrare la storia di alcuni giovani ragazzi, e delle loro rispettive bande, dediti al crimine tra Milano, Torino e Bologna. Si parla di banditi settentrionali doc – meno brutali e, per questo, meno noti rispetto a Vallanzasca – che negli anni del dopo guerra hanno mosso i primi passi di banditi in erba, parallelamente alla lenta ascesa dell’industria delle città in cui erano nati e cresciuti, fino al loro inesorabile declino tra la fine degli anni ’60 e gli anni ‘70. I racconti della banda Cavallero, Ezio Barbieri, Paolo Casaroli, Luciano De Maria, il bolognese Luciano Lutring e Horst Fantazzini, narrati in modo alternato per bocca di ciascun bandito attraverso i monologhi resi nella forma del teatro di posa dagli attori, tutti davvero bravi, presi in prestito al Teatro dal Regista, sono stati costruiti sulla base delle interviste che gli stessi malavitosi avevano rilasciato, all’epilogo delle loro “carriere”, a giornalisti come Idro Montanelli ed Enzo Biagi e dei giornali dell’epoca. Il tutto, poi, è movimentato e “colorato”, anche visivamente, dalle rocambolesche sequenze delle pellicole di genere, divenute veri cult, di Bava, Di Leo e Deodato in un continuo avvicendarsi con le immagini di repertorio e gli intensi primi piani dei banditi che ricordano le loro imprese, criminali e amorose. Buono l’accompagnamento musicale. Tuttavia il “docu-saggio” non suscita alcuna forma di reazione o coinvolgimento con le gesta di delinquenti ormai sbiaditi e poco pulp.

data di pubblicazione 03/09/2015







 

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