IO E LEI di Maria Sole Tognazzi, 2015

30 Set 2015 | Accredito Cinema, cinema

Marina (Sabrina Ferilli) e Federica (Margherita Buy) sono due donne, non più giovanissime, che vivono da cinque anni una tranquilla vita di coppia.

Entrambe sono impegnate professionalmente con successo e vivono circondate da un ambiente molto agiato sia in ambito lavorativo, sia nel privato della loro casa dove regna indisturbato il gatto Bengala.

Marina, ex attrice di una certa notorietà, ha già da tempo esternato con assoluta spontaneità le proprie inclinazioni sessuali, mentre Federica, con alle spalle un matrimonio ben riuscito accanto ad un marito affettuoso ed un figlio di ampie vedute, si muove ancora con esitazione evitando, ove possibile, di svelare nell’ambiente socio-lavorativo la propria relazione sentimentale con Marina.

La loro vita si svolge con i ritmi soliti di una “ordinaria normalità”, non esente, appunto per questo dai “normali” problemi di una qualsiasi coppia che, alla “normale” routine di convivenza, alterna “normali” discussioni e “normali” gelosie.

E’ dunque questa la forza del film, dove il fulcro della storia è un rapporto di coppia al femminile che ci viene presentato con assoluta leggerezza e con un non casuale tocco di ironia, in cui apprezzabile risulta essere la scelta registica di entrare nell’intimità della camera da letto delle due donne senza soffermarsi ad osservare con sguardo morboso, ma tratteggiando invece semplici gesti spontanei di tenerezza di coppia.

Maria Sole Tognazzi, regista oramai affermata ed apprezzata dal pubblico con alle spalle una carriera cinematografica che ha già ottenuto numerosi riconoscimenti, ci presenta un film politically correct, con un messaggio politico assolutamente evidente che si inserisce quasi in punta di piedi in un paese dove da anni si discute sul riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto ed omosessuali: una commedia sentimentale, come amano definirla gli stessi sceneggiatori, che denuncia tutta una serie di anacronistici ed ingiustificati pregiudizi da parte di una classe politica che ci governa ma che non più ci rappresenta.

Una storia dei giorni nostri che si segue con attenzione, dove non manca quella nota di divertimento che strappa anche una risata, sullo sfondo di una Roma elegantemente fotografata ma non artefatta, che mantiene il carattere di realismo e non da cartolina patinata.

data di pubblicazione 30/09/2015


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1 commento

  1. Lasciateci trascinare dal vento del battage pubblicitario, eccoci sedute al buio per assistere a “Io e Lei” di Maria Sole Tognazzi, un’operazione economica pensata a tavolino per titillare la fantasia (esangue?) delle quaranta-cinquantenni che libere dai doveri della coniugalità e della maternità si affacciano alla vita di coppia tra donne. E cosa ne viene fuori? Una schifezza senza se e senza ma. Un film sciatto, recitato male – eccetto la Ferilli che si conferma naturale e a suo agio – dove la Buy fa come al solito la Buy. Non ci crediamo nemmeno per un istante che quelle due che abitano la loro bella casa stiano insieme, che si amino e che facciano sesso poi… Dopo una notte che chiunque l’abbia vissuta, in cui il tuo lui o lei ti stanno lasciando per qualcun altro, una notte che ammazzerebbe un cavallo, le nostre due eroine sono invece ben acconciate e truccate, pronte per lanciarsi verso il vuoto della separazione a cui non crediamo come non abbiamo creduto all’amore di prima. Le due sono sole perché non hanno alcun contesto sociale, amicale, per cui, senza svelare troppo per chi ancora se la sentisse di andare, gli sceneggiatori devono andare a ripescare l’ex marito della Buy per poter dare un giro alla storia, così en passant ci godiamo anche il siparietto al maschile, una slavina di topici. Strizzando l’occhio a “gli uomini sono tutti uguali, superficiali e noiosi”. Una vita di coppia in cui non c’è sangue, non c’è polso, non c’è vita. Una città inesistente di cui intravediamo frammenti da cartolina. E che ci importa che il film racconti o meglio tenti di dirci che una coppia omosessuale si ama come qualsiasi altra? Un film non è un manifesto, è un film, e se non sa parlare come film, della sua posizione politicamente corretta chi se ne importa. Un film per la buona borghesia, perfettamente incarnata dalla Buy con i suoi maglioncini e camicette che costano un occhio, che deve lasciare tranquilli, non scalfire nemmeno per un momento, coscienze e menti totalmente addormentate.

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