IL MIO PROFILO MIGLIORE di Safy Nebbou, 2019

Claire (Juliette Binoche) professoressa universitaria, divorziata e madre di due figli, ancora attraente ma disillusa e bisognosa di amore, si inventa un falso profilo e, grazie a questo sotterfugio, fa innamorare e si innamora a sua volta del giovane Alex (Francois Civil) giovane fotografo coetaneo dell’amante che l’ha appena abbandonata. Nell’irrealtà virtuale tutto funziona al meglio fino al giorno in cui la realtà impone prese di coscienza crudeli…

 

Come non ci stancheremo mai di ribadire il cinema francese ci regala ancora una volta, l’opportunità di apprezzare quanto i bei ruoli di donna dominino la cinematografia di oltr’Alpe, e quanto la presenza e l’interpretazione carismatica di un’attrice in stato di grazia facciano poi la vera differenza.

Il nuovo film di Nebbou, versatile cineasta e sceneggiatore francese, ci regala infatti un ritratto di una complessa e fragile bella cinquantenne, affermata professionalmente che è però alle prese con la perdita progressiva di identità, con l’invecchiamento, con l’abbandono, con la passione ed il desiderio amoroso e fisico. Così facendo il regista esplora con precisione e finezza la deriva della nostra epoca schizofrenica costantemente presa fra il gusto per la trasparenza ed i mille compromessi con le verità, aprendosi così alle tematiche del “doppio”, delle messe in scena, delle ambivalenze, dell’amore impossibile, dell’età che avanza, dell’accettazione di se stessi, del fascino illusorio dei rapporti virtuali ed alle connesse e distruttive implicazioni psicologiche. Claire è infatti una donna che vuole avere ancora la sensazione di vivere, amare, desiderare ed essere amata e desiderata, in una parola: vuole ancora credere alla felicità!

Su questi temi di non poco conto, molto attuali e, per di più non insoliti per il Cinema, il nostro regista è molto abile nel non cadere nel banale e nel non percorrere sentieri già segnati, anzi, al contrario è bravo nel tessere ed articolare un racconto ove realtà, illusione e finzione si intrecciano e corteggiano fra loro, agendo e lavorando su doppi/tripli piani mentali e narrativi proprio perché infinite possono essere anche le proiezioni amorose.

Tutto passa per i sorrisi accennati o luminosi, le lacrime trattenute o le più vere della Binoche che veramente illumina costantemente lo schermo ed è capace di offrire allo spettatore con pari naturalezza sia la bellezza di un volto luminoso di speranza, sia le rughe, le ombre di un volto senza trucco segnato dall’angoscia. Un ruolo, un personaggio a doppio volto che l’attrice rifinisce ed impreziosisce con una presenza fisica generosa ed una capacità di analisi psicologica di rara profondità tanto è umana ed autentica nelle tante sfaccettature. Una Binoche dai mille volti, dalle mille espressioni, in uno dei suoi migliori ruoli ed interpretazioni. Bella e commovente, ostinata e fragile, sofferente e gioiosa, intrigante e desiderabile. Le tiene testa e la asseconda una altrettanto carismatica Nicole Garcia parimenti intensa nel ruolo della psicanalista che rappresenta lo sguardo di noi spettatori sulla storia. Con queste due grandi donne ed attrici non sfigura il giovane e promettente Civil, l’oggetto del desiderio di amore.

La Binoche dunque sostiene e da vera consistenza alla storia ed al film, ma va anche detto che il regista è altrettanto intelligente nel sapersi mettere da parte davanti alla prestazione dei suoi attori, curando invece con efficacia, come in un thriller psicologico di tutto rispetto, il dipanarsi ed intrecciarsi delle false piste e, con loro, i diversi punti di vista sul personaggio e sulle sue ferite profonde.

Il mio profilo migliore è un film più che discreto con un’ottima sceneggiatura, un montaggio perfetto, dialoghi intelligenti e ben calibrati, riprese ottime e anche virtuosismi. Fra i difetti segnalerei una lentezza narrativa soprattutto nella prima parte e poi, se difetto può definirsi, una mancanza di empatia verso la vicenda narrata. Troppa razionalità Cartesiana uccide le emozioni. Troppa mente, poco cuore! Una grande Binoche ed una storia intrigante e sconvolgente con un finale aperto, una storia di amore vista come un thriller, perché dopotutto …” ma sappiamo veramente chi amiamo, allorché amiamo … ai tempi della realtà virtuale? “

Se il gioco vita e virtuale vi intriga e volete vedere di nuovo giocare la realtà virtuale ed il cuore in modo più accattivante ed ironico, e … veder invece vincere il cuore e la passione sulla mente, andate allora a vedervi e godervi La belle époque quando uscirà!

data di pubblicazione:02/11/2019


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1 commento

  1. La frase citata all’inizio del film :”ORA SIAMO IL RAGNO,ORA LA MOSCA”,racchiude tutto il significato.
    Lo stato di profonda solitudine,spinge la protagonista verso un rapporto d’amore virtuale intensissimo,profondo più di una relazione reale in carne ed ossa.Claire si allontana sempre più dalla sua vera identità,mentendo, manipolando,ma, più che altro,amando, riamata follemente e ritrovando freschezza,bellezza ed erotismo ormai dimenticati nel tempo.

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