IL MAESTRO DI VIOLINO di Sérgio Machado, 2018

Laerte, sin dalla tenera età di quattro anni, si è dedicato con passione allo studio del violino incoraggiato dai genitori che ne hanno fatto un vero e proprio bambino prodigio e che continuano, anche da adulto, a seguirlo a distanza con un interesse molto pressante. Ma la tensione ed una incontrollata emotività lo bloccano durante un’importante audizione per far parte dell’orchestra sinfonica di San Paolo in Brasile; non riuscendo a confessare ai genitori il suo fallimento, Laerte per sostenersi decide di accettare un incarico temporaneo come insegnante di musica presso una scuola pubblica che si trova all’interno della grande favela di Heliopolis. L’uomo scoprirà che conquistarsi, con rabbia e determinazione, la fiducia di quegli adolescenti ribelli, alcuni dei quali inseriti nel contesto della malavita locale, sarà la migliore medicina per superare le sue incertezze con le quali farà finalmente i conti.

 

 

Il Maestro di Violino uscito da poco nelle nostre sale, seppur sembri ricalcare il film del 2017 La Mélodie del regista e attore Rochid Hami ambientato nella periferia parigina, in realtà risulta essere precedente ad esso di ben due anni. La trama è molto simile e le problematiche di giovani emarginati che solo attraverso la passione per la musica riescono a realizzare il proprio riscatto sociale anche; ma c’è da dire che questa pellicola di Sérgio Machado è più incisiva della versione francese. Il regista brasiliano, tra una sonata di Bach e un brano strumentale rap, trova infatti ispirazione e pretesto per parlarci dei problemi del suo paese, inserendo questa storia sulla potenza salvifica della musica all’interno della violenza e del malaffare di una delle più grandi favelas dell’America latina. Protagonista è il virtuoso violinista Laerte (Làzaro Ramos) che, con le sue insicurezze caratteriali, si trova quasi forzatamente ad avere a che fare con un gruppo di ragazzi disadattati che frequentano svogliatamente le sue lezioni di musica; ma per loro studiare uno spartito può rappresentare anche elemento di distrazione dalla brutale realtà in cui vivono e Laerte dovrà renderli consapevoli di quanto la musica abbia una propria intrinseca forza che travalica ogni barriera sino a rendere veramente liberi.

La narrazione rimanda alla storia vera della nascita dell’Istituto Baccarelli che, proprio in quella favela, convogliò centinaia di ragazzi verso lo studio della musica classica, impartendogli un’educazione musicale di alto livello tanto che oggi la sua orchestra sinfonica riesce a portare al successo giovani di grande talento.

Il film, ben fatto e molto realistico, entra silenziosamente nella psicologia non solo dei ragazzi ma anche del loro professore che si scontrerà con compromessi pesanti per raggiungere il suo obiettivo, necessario a lui e ai suoi allievi.

data di pubblicazione:17/09/2018


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