IL GIOVANE KARL MARX di Raul Peck, 2018

In una Europa in fermento, Karl Marx (August Diehl) ventiseienne si rifugia a Parigi con la  moglie Jenny( Vichky Krieps) e conosce il quasi coetaneo Friedich Engels( Stefan Konarske) che, benchè figlio di industriali, solidarizza con i lavoratori che versano in durissime condizioni  anche nella fabbrica del padre. Tra i due nascerà una grande amicizia e un duraturo rapporto di collaborazione.

 

Non sono certo mancati film sui personaggi storici più noti, cito a caso Cristo, Napoleone, Cesare, Garibaldi, Che Guevara, recentemente Margareth Tatcher o Winston Churchill; ma nella lista mancava uno dei massimi pensatori di ogni tempo: Karl Marx. A colmare la lacuna, ci ha  pensato Raul Peck, talentuoso regista “militante” di Haiti, già autore dell’apprezzato I am not Your Negro (candidato agli Oscar), tratto dai racconti di Baldwin, in grado di riaccendere il discorso sul razzismo ancora vivo nei nostri giorni. Tornando al film in questione, va detto che si tratta di un ritratto giovanile del gigante di Treviri che si concentra sui sette anni compresi tra la tesi di dottorato e la creazione del Manifesto del Partito comunista (in divenire), caratterizzati da ambizione e idealismo, in continuo movimento fra le capitali europee, senza una lira in tasca, per  denunciare le malefatte del capitalismo, elaborare le sue teorie sociali, diventare leader dei movimenti di opposizione. Coinvolti nel suo percorso troviamo la complice e tenera moglie, l’amico e sodale Engels e molti dei rivoluzionari e anarchici del tempo, da Proudhon a Bakunin, intellettuali che partecipano come possono all’opposizione, delineati di sfuggita nei diversi frangenti di lotta. Inevitabilmente, si parla parecchio, i dialoghi fra Karl e Friedich sono giocati rigorosamente sulle nascenti ideologie, ma, fortunatamente, non mancano siparietti privati e movimentati e persino divertenti a interrompere una narrazione che altrimenti rischiava di diventare pesante per un pubblico non ideologicizzato .

Il film diretto da Raoul Peck ha, infatti, una sua struttura piuttosto convenzionale, ma, ripeto, ha il pregio e la sua peculiarità nel seguire la vita di Marx negli anni della giovinezza e della sua genesi come pensatore, ricostruendo quindi le motivazioni e gli eventi che hanno influenzato le sue riflessioni e le sue idee,  offrendo uno sguardo alla dimensione privata dei protagonisti, realtà quasi sempre trascurata nelle  pagine dei testi scolastici. Il Giovane Karl Marx vanta comunque  un ottimo livello tecnico che va dalla puntuale ricostruzione storica a una fotografia ricca di sfumature che, “in alcuni passaggi, sembra voler creare quasi un legame visivo con alcune delle opere pittoriche più famose dello stesso secolo”. Lo spettatore “simpatizzante” troverà poi, estremamente suggestive e coinvolgenti i titoli di coda che si concludono con una carrellata di immagini che ricordano alcuni dei  momenti  sociali e di  lotta dei cittadini contro il capitalismo, il tutto,  impreziosito da Like a Rolling Stone di  Bob Dylan.  Se, quindi, non brilla certo per originalità, l’operazione non è priva di un suo fascino e certo farebbe bene, semplicemente come pro memoria, ai politici del Pd che hanno cancellato dal loro vocabolario parole come povertà, operai, sfruttamento, capitale etc. Anche in tal senso mi sento di caldeggiarne la visione.

data di pubblicazione:11/04/2018

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